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Il Giornale Rassegna Stampa
08.02.2023 E’ la migliore torre di Babele che si possa immaginare
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 08 febbraio 2023
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Erdogan e Assad, i destini incrociati di due tiranni»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 08/02/2023, a pag.12, con il titolo "Erdogan e Assad, i destini incrociati di due tiranni"  l'analisi di Fiamma Nirenstein.

PM Netanyahu Appoints Fiamma Nirenstein as Ambassador to Italy | Prime  Minister's Office
Fiamma Nirenstein

É la migliore torre di Babele che si possa immaginare: c’è salvezza insieme all’odio, ci sono pietà e aiuto col calcolo. Non c’è niente che renda la condizione umana più palesemente fragile di un gigantesco terremoto, niente che metta più in ridicolo i conflitti umani delle braccia bianche di polvere che estraggono un bambino vivo da una pila di rovine sotto la quale forse si trova sua madre. Eppure in Medio Oriente mille conflitti guardano con sfacciataggine lo spettacolo delle decine di migliaia di morti,e sul palcoscenico della politica si seguita a giocare anche nelle ore più fatali. Con un impulso sincero il mondo intero si è precipitato a offrire il suo aiuto alla Turchia e alla Siria: ma in ogni offerta, in ogni intervento si intravede qualcosa non c’entra coi morti e feriti, un punto interrogativo sul futuro, una scommessa. Erdogan certamente è il personaggio più esposto, e quindi più attivo, cerca di restare il rais che tutto sa e tutto predispone: gli hanno telefonato tutti, perché giuoca bene il ruolo ambiguo di amico-nemico dell’Occidente, mentre per esempio a Assad hanno telefonato in pochi, perché la ferocia con cui ha decimato il suo popolo ora martirizzato ulteriormente,è proverbiale. Così il presidente Biden e anche Blinken hanno subito promesso aiuti a Erdogan, ma prima che gli USA butti tutta sé stessa nel sostegno alla Turchia, soppesa certo che il presidente turco affronta la sciagura a due mesi dalle elezioni, con un’inflazione all’80 per cento, l’economia con la faccia per terra, le carceri piene, un politica ottomana dalla Libia appunto alla Siria, e col rischio,di essere rifiutato dal suo popolo. E quel che più conta agli occhi americani, una politica ambigua a cavallo fra la Russia e l’Ucraina, a caccia del ruolo di mediatore: se infatti fornisce droni all’Ucraina, esporta per Putin fondamentali microchip, prodotti chimici, per altri strumenti di guerra; Brian Nelson, l’alto funzionario del Tesoro addetto alle sanzioni l’aveva già avvertito di smettere; ed è stato molto pesante che Erdogan minacciasse la Nato sull’ingresso di Svezia e Finlandia. Erdogan e la Siria, oggi accumunati dalla terribile disgrazia, sono molto lontani dal poter collaborare. Erdogan e Assad sono in guerra l’uno contro l’altro per i Curdi, l’Isis, le milizie pro e contro Assad.

Terremoto in Turchia e Siria, i morti sono oltre 1.350. 'Il più devastante  in 24 anni' - Medio Oriente - ANSA

Intanto Putin che controlla la Siria, vi ha subito messo al lavoro una parte dei suoi soldati sul terreno, e forse chiederà di nuovo a Erdogan di parlare con Assad: trovare un accordo sul rientro dei profughi è la questione centrale. Forse Erdogan in bilico fra Russia e America,sarà adesso snidato. Ma alla fine, come giocherà nella grande tenzone mondiale la mobilitazione sia americana che russa per il terremoto? Si vedono gesti di commovente generosità, come quello commovente di Zelensky che ha subito offerto l’aiuto dell’Ucraina ferita dalla guerra. Israele, con la sua famosa tradizione di aiuto internazionale, nonostante i tanti problemi domestici ha già sul campo in Turchia i suoi uomini che scavano fra le rovine giorno e notte e costruiscono un ospedale da campo; gli israeliani aiutano segretamente anche la Siria nel salvare e portare nei propri ospedali cittadini di quello che è un Paese nemico. Lavoro difficile. Al contempo, però, a Damasco è atterrato un grosso QESNM Fars Air, un aereo Iraniano, e, senza malizia, è difficile dire che cosa contenga. Mentre anche gli hezbollah, grandi amici di Assad, sono arrivati a frotte dal Libano. È un meeting internazionale mai visto, se si pensa che anche i Paesi del Patto di Abramo, nemici dell’Iran e dei suoi “proxy”,sono coinvolti nel salvataggio.  Sullo sfondo TV del giornalista Israeliano che parlava da Gaziantep si vedevano gli iraniani affaccendati. L’israeliano ne era molto soddisfatto. C’è da sperare che si cerchi un terreno comune, quando si devono salvare più persone possibili? Difficile immaginare che interessi a tutti, ma “ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne sogni la tua filosofia”.

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