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Il Giornale Rassegna Stampa
06.08.2022 Attacco a sorpresa al terrorismo di Gaza
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 06 agosto 2022
Pagina: 13
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «"Israele bombarda Gaza: ucciso il capo della Jihad. 'Noi colpiremo Tel Aviv'»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 06/08/2022, a pag.13, l'analisi di Fiamma Nirenstein, con il titolo "Israele bombarda Gaza: ucciso il capo della Jihad. 'Noi colpiremo Tel Aviv'

A destra: l'idea di pace dei terroristi di Hamas

PM Netanyahu Appoints Fiamma Nirenstein as Ambassador to Italy | Prime  Minister's Office
Fiamma Nirenstein

Non è cominciata solo ieri l'ennesima guerra fra Israele e Gaza, che ha eliminato con un attacco a sorpresa il capo militare della JIhad Islamica Taifir el Jabari e ha colpito un'altra quindicina di leader terroristi: da lunedì scorso lo scontro era estremo, anche se la minaccia massiva alla vita dei cittadini di Israele è ormai un'abitudine. Oggi, era già il quarto giorno da quando i cittadini di tutto il sud di Israele, delle città, dei kibbutz, delle scuole, nei negozi, nelle fabbriche e negli uffici, erano stati sequestrati dalla vita quotidiana con precisi ordini dell'esercito e del governo, di stare a casa pronti a correre nel rifugio. Le strade di comunicazione sono state bloccate, i mezzi di comunicazioni fermi, i luoghi di lavoro chiusi, i bambini tenuti in casa coi genitori, i malati portati all'ospedale solo in casi di urgenza. Le minacce della Jihad islamica erano definitive, e molto realistiche; l'esercito era stato ammassato sul confine della Striscia,i soldati delle riserve mobilitati, Israele nel calore mediorentale ribolliva anche di incredulità e di rabbia mentre le consultazioni fra il governo e l'esercito non sbloccavano la vita della gente.

IDF Targeted Operation Eliminates Palestinian Islamic Jihad Commander |  FDD's Long War Journal
Taifir el Jabari

L'inizio era stato l'arresto, lunedì, di un arciterrorista della Jihad residente a Jenin, la città che dai tempi dell'Intifada forgia i peggiori assassini di massa. L'arresto di Basem Saadi, indispensabile a meno di un'ondata di terrore già per strada, ha innescato furiose minacce da parte della Jihad di Gaza: adesso che l'esercito si avvia alle prime informazioni sull'attacco di ieri, le minacce sono state un'ottima cortina fumogena per la preparazione di un attacco missilistico su tutta Israele nelle mani di el Jabari, diretto non solo al sud ma anche a tutta la zona centrale, della costa e dell'interno. Le minacce di bombardare la popolazione israeliana, hanno all'inizio consegnato un'impossibile vittoria simbolica nelle mani dei terroristi, il disorientamento senza precedenti si è accompoagnato alla sensazione che fosse impossibile difendersi. La domanda su cosa fare ha spaccato l'opinione pubblica: intervenire con un'azione armata o accertare la paralisi del Paese? L'attesa ha pagato: quando ieri alle 16 gli F15 hanno attaccato per 170 secondi direttamente la finestra di Jabari e altri capi della Jihad, hanno colto l'organizzazione di sorpresa. Solo giovedì scorso la strategia di attacco della Jihad di Gaza era stata esaltata dall'incontro a Teheran del suo segretario generale Ziad Al-Nakhalah col presidente iraniano Ebrahim Raisi, che ha condiviso appieno le intenzioni omicide nei confronti di Israele. Nakhala, molto significativamente ha detto: "Adesso i sionisti sono circondati da ogni parte grazie al potere della Repubblica Islamica dell'Iran, grazie alle direttive del supremo leader Khamenei". La Jihad islamica non esisterebbe, come gli Hezbollah, senza l'Iran; e oggi la sua presenza internazionale gode del sostegno russo e della sponda turca. Hamas per ora non viene allo scoperto se non con un sostegno di facciata, ma senza impegno bellico: i suoi capi stanno soppesando se paga di più aggredire Israele coi missili e ricevere la risposta di Tzahal, o lasciare la Jihad fino al prossimo giro. Israele ha aperto i rifugi pubblici, ha stabilito norme di movimento e assembramento, ha spostato gli apparati dello scudo antimissile, le famiglie coi bambini piccoli si spostano dai nonni al nord. Tutto il Medio Oriente in queste ore aspetta sviluppi che possono andare in ogni direzione. Il primo ministro Yair Lapid, che non ha alle spalle una grande esperienza militare, affronta l'esame che Israele deve superare ogni giorno, quello della solitudine e della forza d'animo.

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