venerdi 19 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Giornale Rassegna Stampa
15.05.2022 Il caso della giornalista uccisa: ci sarà un'inchiesta, ma la condanna dei media già investe Israele
Analisi e video di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 15 maggio 2022
Pagina: 14
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Autogol del governo d'Israele. Un'inchiesta sulla sua polizia»
Riprendiamo dal GIORNALE online di oggi, 15/05/2022, l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo "Autogol del governo d'Israele. Un'inchiesta sulla sua polizia".

A destra: ecco come i media presentano i terroristi arabi palestines

Ecco il video di Fiamma Nirenstein in esclusiva per IC:

In questo video, a cura di Giorgio Pavoncello, viene denunciata la cultura della menzogna e le false accuse arabe palestinesi contro Israele sul caso della giornalista uccisa:



fiamma nirenstein - Protagonisti - la Repubblica
Fiamma Nirenstein

Gerusalemme. La condanna mondiale generale, o piuttosto la criminalizzazione, le parole sconsiderate, automatiche di tutte le tv e di molti leader contro Israele, l'accettazione della colpa anzi dell'intenzione criminale proposta dai palestinesi, il silenzio mondiale sul rifiuto di Ramallah di condividere un'indagine comune sul proiettile che ha ucciso Shirin Abu Akleh, la giornalista di Al Jazeera uccisa a Jenin, non contribuiscono alla ricerca della verità. Al contrario, la nascondono: sostenuti, i palestinesi non consentiranno mai l'esame delle prove. Così come aggiunge un elemento di confusione (che servirebbe bene a Douglas Murray per provare la tesi del suo ultimo libro che l'Occidente è il maggiore nemico di se stesso) il fatto che il ministro della Sicurezza israeliano Omer Bar Lev abbia istituito una commissione di inchiesta che indaghi sulla sua polizia e sugli eventi che hanno portato venerdì, durante il funerale, a scontri con la folla e quasi al rovesciamento, molto scioccante, della bara della povera giornalista. La portavoce del presidente degli Stati Uniti Jen Psaki ha dichiarato le immagini «molto inquietanti», l'Ue si è detta «sconvolta». Lo stesso la Bbc, la Cnn, i giornalisti al funerale. Nessuno si è chiesto come sono andate le cose. La versione della polizia è che l'intento, forse non gestito con il garbo necessario, era quello di consentire un funerale ordinato e di sottrarre la bara a un gruppo di facinorosi che se ne era impadronito. È vero? Bar Lev sospetta di no insieme ai nemici di Israele, anche se quella è la sua polizia. Le forze dell'ordine invece che di fronte a un funerale si sono trovate di fronte a una manifestazione palestinese di massa (che non è come una manifestazione sindacale in Italia!) con le bandiere dell'Olp sventolate da una grande folla per le strade di Gerusalemme che gridava slogan si odio e di vendetta e ha anche lanciato di pietre.

Chi era Shireen Abu Akleh, la giornalista uccisa nello scontro a fuoco in  Cisgiordania
Shirin Abu Akleh

La polizia si è trovata in una situazione di esplosione politica e di violenza dopo giorni e giorni in cui con Ramadan la città è stata tormentata da attacchi terroristi e da scontri con i miliziani di Hamas e altre organizzazioni sulla Spianata delle Moschee. Quando la processione funebre è diventata la testa di un corteo dell'Olp non autorizzato, e le pietre hanno cominciato a piovere, si è fatta forse troppo sotto per impedirlo. E allora tutte le peggiori congetture sull'aggressività israeliana, lasciando da parte quella palestinese, sono diventate carburante che ha preso fuoco. Vedremo: ma l'abbandono della polizia israeliana da parte del ministro in una situazione di attacco internazionale, ha qualcosa di oscuro e di inconsueto. Israele è uno stato democratico che ha il dovere di dar conto del suo comportamento, e quindi sarebbe stato logico che fornisse e anche rendesse pubbliche le risposte della polizia allo scandalo internazionale. Ma l'inchiesta significa una dilatazione del sospetto che toglie energia alle forze dell'ordine in un momento molto difficile, dopo tre settimane con 19 morti uccisi nelle strade, ai bar e nei negozi, in nome della stessa bandiera che ieri ha coperto coi suoi colori le strade della città. Inutile domandarsi cosa succederebbe a un cittadino israeliano che portasse la bandiera con la stella di David a Ramallah. Inutile anche domandarsi come mai se Israele è così esecrabile, il 93% dei cittadini arabi di Gerusalemme dicono che preferiscono essere israeliani rispetto alla prospettiva di una cittadinanza palestinese.

Per inviare al Giornale la propria opinione, telefonare: 02/85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT