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Il Giornale Rassegna Stampa
15.03.2022 Perché ora Zelensky può vincere
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 15 marzo 2022
Pagina: 4
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Perché ora Zelensky può vincere»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 15/03/2022,  a pag. 4, l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo "Perché ora Zelensky può vincere".

A destra: un eroe (Volodymyr Zelensky secondo Dry Bones)

Mo, Nirenstein:

Fiamma Nirenstein

Il rinnovamento del pensiero europeo sull'onda della guerra al tiranno nel 2022 e della resistenza Ucraina nazionalista e democratica sono piene di promesse, le conseguenze potrebbero rappresentare un'occasione rivoluzionaria:l'Occidente potrebbe finalmente scendere dalla sua pretesa supremazia ideologica stratificatasi e maturata dal secondo dopoguerra, quella che si chiama spesso "buonismo", e pensare. Ma già tutta la vanagloria nelle parole dei leader sull'eventuale unità trovata per sempre, sul glorioso anelito di democrazia che cambierà un mondo post Putin, somiglia alla schiuma della retorica europeista classica, ed essa può mettere a tacere tutte le scomode verità rivelate dal conflitto e affondare l'energia per pianificare il futuro. Essere testimoni, come capita a me, di un Paese perennemente in guerra ma che aborre la guerra come ogni democrazia, è istruttivo. Vedersi piovere missili in testa come accade qui, vivere una situazione in cui sono stati fatti almeno duemila morti in pochi anni con attacchi terroristici alla popolazione civile e a cui sono state sferrate guerre da ogni parte, induce innanzitutto un pensiero ottimista: le piccole nazioni legate alla loro storia, alla loro verità culturale, ai loro eroi e libri, alla loro origine hanno una forza di resistenza straordinaria, e l'Ucraina può dunque vincere nonostante lo strazio. Zelensky, una specie di Isaac Babel post litteram, ebreo e cosacco, ce la può fare come Golda Meir o altri leader ebreo-ucraini, una biblioteca intera, scampati e combattenti. E certo lo sa anche lui dalla storia della sua famiglia: non ci sarà nessun aiuto sostanziale, nessun "arrivano i nostri", la solitudine è una lezione che da ebreo ha imparato di certo. Ed ecco la prima lezione globale post-guerra mondiale: Putin è rimasto shoccato dalla resistenza incontrata perchè si era raccontato balle, aveva disegnato una realtà geopolitica inesistente, dove gli ucraini erano russi. Ma gli Ucraini non sono russi, come si impara facilmente, anzi sono sempre alla ricerca della loro identità a Occidente, nel bene e nel male, proprio per sottrarsi alla Russia. Adesso la cultura europea per cui il nazionalismo era stato definitivamente infangato dal passato, deve capire che lo stato nazionale è necessario, è portatore di libertà, non è nazifascista come dice Putin! Lo è invece l'imperialismo, che, travestito come si voglia, genera i mali attribuiti al nazionalismo. Gli esseri umani nascono e combattono per la libertà della loro collettività coi loro eroi e le loro tradizioni, e le istituzioni, anche l'UE! devono preservare la loro coesione interna, stando attenti a non creare miti di prepotenza o esclusione. Ma anche, devono espellere senza pietà le stupide pretese di "cancel culture". Difficile? C'è di più: durante la guerra inoltre abbiamo visto le teorie di genere scoppiate, gli uomini sono rimasti a combattere come sempre nei millenni, le mamme e le nonne hanno preso per mano i bambini, e li hanno consolati e nutriti. Per aiutare la donna a essere libera dunque ci vuole una magnifica ripresa di un femminismo deideologizzato. Liberalismo, nazionalismo, tradizione, devono andare insieme, l'Europa deve separarsi da alcuni sogni postmoderni, dal loro linguaggio, dalla loro retorica, dalla loro origine socialista, riducendo la pretesa universalistica. La guerra, infine. I segnali di fumo pacifisti non fermano l'arrivo della cavalleria, e invece Putin va fermato. La Germania ha raddoppiato il suo budget per la difesa in un giorno. Una capriola istruttiva. Qui, in Israele, il Paese non sopravvivrebbe un giorno, se non sapesse vincere le guerre e se non coltivasse il valore. Ce ne vuole tanto per resistere al rischio della vita dei giovani. E (fondamentale), se i religiosi e i super postmoderni non sapessero superare i propri durissimi principi e essere insieme al bisogno. Beato il Paese che ha i suoi eroi, non quello che non ne ha bisogno. Infine: i turchi, mi spiegava Bernard Lewis, non volevano rendersi conto che il peso dei cannoni piazzati troppo a prua della loro bella flotta, col rinculo rendevano le navi instabili. Così furono affondati. Noi dobbiamo spostare i cannoni della democrazia, altrimenti il nostro impero europeo della libertà può andare in pezzi come quello ottomano.

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