venerdi 29 marzo 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Giornale Rassegna Stampa
22.08.2021 Afghanistan, Massoud: 'La resistenza è iniziata'
Analisi di Andrea Cuomo

Testata: Il Giornale
Data: 22 agosto 2021
Pagina: 7
Autore: Andrea Cuomo
Titolo: «Afghanistan, Massoud: la resistenza è iniziata»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 22/08/2021, a pag. 7 con il titolo "Afghanistan, Massoud: la resistenza è iniziata" l'analisi di Andrea Cuomo.

Immagine correlata
Andrea Cuomo

Afghanistan, Ahmad Massud: “Siamo la resistenza, il mondo ci aiuti” - la  Repubblica
Ahmad Massud

Gli occhi del mondo sono sul Panshir, per la terza volta negli ultimi decenni. Una stretta e cupa valle a circa 150 chilometri a Nord-Est di Kabul, vicino ai monti dell'Hindu-Kush. Un territorio aspro, che ai talebani va sempre indigesto. La sua provincia infatti fu l'unica a non finire nelle grinfie dei «soldati coranici» alla fine degli anni Novanta, durante il primo emirato, dopo che anche i sovietici nel loro decennio di occupazione avevano trovato ossi duri qui. E oggi sono di nuovo l'enclave della resistenza al remake del Talebanistan, facendo nascere la speranza nel paese e in tutta la comunità internazionale che una partita che sembra a tutti persa dopo tutto ancora non lo sia. Ad aumentare suggestione e speranze il fatto che la resistenza del Panshir è guidata da Ahmed Shah Massoud, figlio del leggendario «leone del Panshir», suo omonimo, che fu il venerato e rispettato capo dei combattenti musulmani della resistenza afghana dapprima contro l'Unione Sovietica e poi contro i talebani. Il Panshir è l'unica provincia ancora indipendente, dove apparentemente in vecchio governo è ancora in funzione. E anzi venerdì le forze di Massoud junior, guidate sul campo da Abdul Hameed Dadgar, si sono anche espanse, annunciando la riconquista, al termine di sanguinosi combattimenti con sostanziose perdite su entrambi i fronti, dei distretti di Pul-e-Hasar, Deh Salah e Banu nella vicina provincia di Baghlan. Ghani Andarabi, ex capo della polizia locale, ha anche profetizzato che presto cadrà nelle mani dei «partigiani» tutta la provincia. Per questo ha sgomentato la notizia diffusa ieri da Al Jazeera, che ha citato sue fonti, secondo cui Massoud avrebbe incontrato i responsabili regionali dei talebani per presentare loro un piano che includeva le sue condizioni per trattare la resa. Tutto falso, secondo Massoud, che si è affrettato a smentire: «Sono il figlio di Ahmed Shah Massoud. La resa non fa parte del mio vocabolario, questo è inizio, la resistenza è appena iniziata», ha detto il giovane leone in un colloquio telefonico con il filosofo e giornalista francese Bernard-Henry Lèvy, che ha riportato la conversazione su twitter. Ma lo smacco in una piccola provincia non sembra scalfire l'arroganza dei talebani. Che ieri hanno sbeffeggiato gli americani facendosi fotografare e riprendere con le divise e le armi dell'arsenale abbandonato dall'esercito a stelle e strisce. La presa in giro è evidenziata da alcuni tocco poco talebani, come l'uso di occhiali da sole per scimmiottare gli yankee. I «modelli» appartengono all'unità speciale detta Badri 313. In un video postato su Twitter si vedono scorrazzare per le strade ed entrare in una abitazione, esattamente come nei film hollywoodiani. C'è anche una parodia della celebre foto dei Marines che piantano la bandiera Usa sul Monte Suribachi a Iwojima nel 1945: si vedono i talebani nella stessa posa ma il drappo è quello bianco con una scritta del Corano dei soldati di Allah. Fra il 2002 e il 2017 gli Stati Uniti hanno fornito alle forze afghane armi e equipaggiamenti per 28 miliardi di dollari, ma ora «tutto ciò che non è stato distrutto è nelle mani dei talebani», dice preoccupata una fonte americana. La situazione a Kabul intanto è davvero al limite. La gente ha paura, le donne preferiscono restare in casa, continuano i rastrellamenti dei «nemici» dei talebani. E la chiusura delle banche per il settimo giorno consecutivo rende impossibile ai cittadini prelevare denaro e blocca l'erogazione degli stipendi. Secondo quanto riferisce l'agenzia Khaama, questo provocherebbe anche un'impennata del prezzo dei generi di prima necessità.

Per inviare al Giornale la propria opinione, telefonare: 02/85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT