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Il Giornale Rassegna Stampa
07.08.2021 L'Europa in ginocchio da Raisi, l'ultimo satrapo
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 07 agosto 2021
Pagina: 18
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «L'Europa in ginocchio da Raisi, l'ultimo satrapo»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 07/08/2021, a pag. 18 con il titolo "L'Europa in ginocchio da Raisi, l'ultimo satrapo", l'analisi di Fiamma Nirenstein.

A destra: Ibrahim Raisi

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Fiamma Nirenstein

La cerimonia di inaugurazione che ha celebrato il nuovo presi) dente iraniano è una certificazione di indifferenza politica e morale, di cancellazione della differenza fra terrorismo e diplomazia, fra crudele dittatura e democrazia. É una tomba dei diritti umani. L'accoglienza è stata graziosa, perchè gli iraniani, si sa, sono signori, colti, gentleman e dignitari dalle maniere invidiabili e dal sorriso accattivante sotto la barba, incorniciato dal turbante nero e dalle vesti candide. Il protocollo iraniano ha annunciato 73 istituzioni statuali, internazionali, di movimenti rappresentati da 115 incaricati ufficiali, cui 10 presidenti, 20 presidenti di parlamenti, 11 ministri degli esteri, 10 altri ministri, e molti onorevoli da tutto il mondo. Un successone. Ed ecco la platea, stipata di gente in cipria e polpe sistemata in un ordine che rifletta le preferenze di Ibrahim Raisi, il nuovo presidente, e naturalmente del regime degli Ayatollah, il cui vertice pensante e decisionale è sempre Khamenei. E lui che ha selezionato i candidati facendone eliminare a bizzeffe fino all'elezione del suo, Ibrahim Raisi: dopo che ebbe perduto nel 2017 lo ha tenuto pronto alla bisogna con incarichi importantissimi nel giudiziario, per cui si è guadagnato l'orrore persino di Amnesty international, essendo il giudice responsabile della condanna a morte di decine di migliaia di dissidenti e variamente sgraditi al regime. In prima fila, alla festa, il leader di Hamas Ismail Haniyeh, il capo della Jihad islamica Ziad al Nakhaleh, il vice capo di Hamas (che intanto stava sparando venti missili su Israele) Naim Qassem, tutti in fila, e altri leader del terrorismo loro pari oltre agli alti ranghi delle Guardie della Rivoluzione. Ed ecco, però, subito dietro, con cravatta rossa, il rappresentante dell'Unione Europea, che ha messo tutte queste organizzazioni nella sua lista nera: Enrique Mora, viceministro degli Esteri dell'Ue e uomo di punta nei colloqui di Vienna che dovrebbero restituire alla vita il trattato sul nucleare. Che altro deve succedere in questi giorni con l'Iran, oltre alla pirateria e al doppio omicidio nelle acque dell'Oman; all'uso dei propri «proxy» come squadre militare ormai sparse per tutto il Medio Oriente con armi e droni che valgono i milioni di cui avrebbe bisogno la popolazione iraniana ormai esasperata e con cui possono colpire chiunque; oltre alla repressione mortale nelle piazze disperate; oltre alla veloce corsa all'arricchimento dell'uranio mentre Raisi dichiarava che l'atomica è contraria ai suoi principi; oltre al rallentamento volontario e ricattatorio dei colloqui con gli Usa e gli altri Paesi riuniti a Vienna... E ultimo nella lista, ma non certo per importanza, come può l'Europa omaggiare un Paese che ha fatto della distruzione dello Stato Ebraico e dell'odio degli Usa la sua principale bandiera? Che invita e sedere in prima fila quelli che progettano omicidi di donne e bambini sugli autobus e nelle pizzerie e rifornisce di soldi e armi? Gli ayatollah possono essere contenti: il terrorismo siede ufficialmente in prima fila, e senza una parola, noi prendiamo posto in seconda fila.

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