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Il Giornale Rassegna Stampa
30.06.2021 Afghanistan: via gli ultimi italiani, il Paese resta in mano ai talebani
Commento di Fausto Biloslavo

Testata: Il Giornale
Data: 30 giugno 2021
Pagina: 12
Autore: Fausto Biloslavo
Titolo: «Via l'ultimo italiano da Kabul. Il Paese 'in mano' ai talebani»
Riprendiamo dal GIORNALE di ieri, 30/06/2021, a pag.12, con il titolo "Via l'ultimo italiano da Kabul. Il Paese 'in mano' ai talebani", il commento di Fausto Biloslavo.

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Fausto Biloslavo

Afghaanse overheid heeft geen verhaal tegen pijlsnelle terreinwinst taliban  | De Tijd

Afghanistan addio: l'ultimo volo operativo per riportare a casa le truppe da Herat è atterrato in Italia nella notte fra lunedì e martedì. La missione più lunga e sanguinosa delle forze armate italiane è finita, ma i talebani stanno avanzando in tutto il Paese. E dopo l'11 settembre Kabul potrebbe trasformarsi, nel giro di pochi mesi, in una nuova Saigon. Il generale non più in servizio attivo, Giorgio Battisti, che ha servito in Afghanistan è convinto che «il rischio Saigon dipenderà se l'aeroporto di Kabul rimarrà o meno in mano alle forze Nato. Washington sta trattando con i turchi per mantenere il controllo dello scalo». A Herat c'è ancora una squadra logistica italiana per imbarcare sugli enormi aerei da trasporto Ilyuschin noleggiati il materiale più ingombrante. Se lasciamo qualcosa di importante rischiamo che finisca nelle grinfie dei talebani. La provincia di Farah, poco più a Sud, dove il contingente italiano ha combattuto duramente, è già caduta quasi completamente nelle mani degli studenti guerrieri. Nove degli 11 distretti sono sotto controllo talebano, compresa base Tobruk a Bala Baluk, che era stata messa in piedi dai paracadutisti della Folgore. Il governatore Basir Salanghi, che nel 2001 guidava le colonne anti talebane alla conquista di Kabul con l'appoggio dei B 52 americani, è asserragliato nel capoluogo provinciale. Più a Nord anche il distretto di Bala Murghab è caduto, dove i soldati italiani avevano tenuto per anni, con le unghie e con i denti, la base avanzata Columbus. Il 24 giugno, Sirajuddin Haqqani, il numero due dell'Emirato islamico dell'Afghanistan, ha inviato precise direttive ai talebani su come agire «nelle zone liberate». Per la Nato è ancora un alleato di Al Qaida, fra i primi dieci ricercati, vivi o morti. Le istruzioni ai comandanti talebani sul terreno sono di «evitare saccheggi, vendette e perdonare chi aderisce all'Emirato amministrando i territori liberati secondo la Sharia», la legge del Corano. Otto province, con i capoluoghi circondati, sono a rischio imminente di venire conquistate dai talebani. Il primo capoluogo potrebbe essere Kunduz, sotto attacco dal 20 giugno. Da maggio ben 50 distretti in diverse parti dell'Afghanistan sono caduti nelle mani degli studenti guerrieri. Basi e avamposti soccombono, talvolta senza sparare un colpo. I talebani mandano sui telefonini dei comandati governativi messaggi molto chiari: «Arrenditi o muori». Battisti spiega che «il governo ha cambiato il ministro della Difesa ed il capo di stato maggiore per invertire la tendenza. I comandanti afghani sono preoccupati per il dopo ritiro, perché gli Usa potrebbero anche non garantire la copertura aerea». Al momento i talebani hanno il pieno controllo di 134 distretti e insidiano i governativi in altri 178 su un totale di 407. Non è un caso che si stiano riformando le milizie lungo linee etniche grazie a signori della guerra vecchi e nuovi. Gli hazara, odiati dagli eredi di mullah Omar perché sono sciiti, hanno già arruolato 800 uomini a Bamyan, la loro provincia nel centro del paese. Abdul Rashid Dostum, brutale generale fin dai tempi dei sovietici, ha sempre pronti i suoi tagliagole uzbeki. Ahmad Massoud, figlio del leggendario leone del Panjsher, ha mobilitato i tajild. Mohammed Ismail Khan famoso condottiero fin dai tempi della guerra contro i russi e fuggito dalle galere talebane nel 1999 ha riunito, già in aprile, una folla di uomini armati proprio a Herat, la sua roccaforte. Battisti sottolinea che «la data ufficiale di fine missione è l'11 settembre, ma in realtà tutte le forze straniere si ritireranno entro agosto. Rimarranno circa 750 americani per la difesa dell'ambasciata a Kabul. Da luglio a settembre sarà cruciale verificare la tenuta delle forze di sicurezza afghane, che per la prima volta combatteranno da sole».

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