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Il Giornale Rassegna Stampa
11.05.2021 Gerusalemme: esplode la violenza terrorista
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 11 maggio 2021
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Da Gaza razzi su Gerusalemme, Hamas svela il suo vero volto»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 11/05/2021, a pag. 1 con il titolo "Da Gaza razzi su Gerusalemme, Hamas svela il suo vero volto" l'analisi di Fiamma Nirenstein.

A destra: il Monte del Tempio/Spianata delle moschee trasformato in campo di battaglia dai terroristi arabi palestinesi, con mucchi di pietre pronte per il lancio contro i soldati israeliani

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Fiamma Nirenstein

Chissà se adesso le intenzioni dei palestinesi sono chiare: terrorizzare, dominare, far fuggire gli ebrei da Gerusalemme, mettere in ginocchio Israele umiliandone la capitale coi missili, la violenza. L'escalation è uscita di proporzione rispetto agli scontri di questi giorni, e adesso Israele non potrà farsi mettere in ginocchio. Un intero Paese, adesso, non intende farsi ricattare. In un'ora da Gaza sono stati lanciati 30 missili che hanno irrorato il sud d'Israele, hanno bruciato un'auto in sosta, hanno terrorizzato Sderot e Ashkelon, e di cui sette, soprattutto, hanno spedito Gerusalemme, tutta quanta, dal centro della Città Vecchia alla periferia, nei rifugi e hanno almeno un edificio sulle colline. Una intera famiglia era in casa, e ha fatto in tempo a entrare nel rifugio prima del bum. I palestinesi vogliono terrorizzare tutta Gerusalemme, contestare a fondo l'ebraicità della città in cui l'ebraismo è nato col re David, e che Gesù ha condiviso. Il loro sentimento di vittoria è in queste ore formidabile: all'inizio del pomeriggio Hamas aveva lanciato un ultimatum in cui minacciava i bombardamenti se alle 6 del pomeriggio non fosse stato sgomberato il Monte del Tempio, ovvero la spianata delle Moschee, e il quartiere di Sheich Jarra (ovvero Shimon ha Zadik) da ogni presenza ebraica. Un nuovo ultimatum della Jihad Islamica per le nove non vuole essere da meno. In realtà per tutto quello che è stato possibile, i desideri di Hamas, data la situazione di tensione estrema dopo una mattinata di scontri, sono stati quasi del tutto esauditi: la grande sfilata delle bandiere della festa ha avuto il percorso modificato, così da non passare dalla porta di Shkem, la zona più calda; ed è stata proibita ai fedeli ebrei, contro la loro stessa libertà religiosa, la salita sulla Spianata sia pure in gruppi ristretti per pregare dove un tempo sorgeva il Grande Tempio che era il simbolo e la ricchezza d'Israele, finché i romani lo distrussero nel 70 dC. Ma questo non ha sostituito il desiderio famelico di schiacciare gli ebrei, e alle 6 e due minuti la prima porzione del bombardamento ha avuto luogo nei quartieri di Ein Karem e Kiriat Anavim, in collina.

It's a Riot (No Joke) - the Dry Bones Blog
La vignetta di Dry Bones:
La corte distrettuale di Gerusalemme ha ordinato lo sfratto di occupanti abusivi arabi da case di proprietà ebraica nel quartiere di Sheikh Jarrah.
La risposta araba palestinese alla disputa immobiliare è in linea con la loro idea di giustizia: uccidere e bruciare

Le sirene di un passato relativamente recente sono quelle del 1991 di Saddam Hussein, e poi quelle dei missili palestinesi dell'Intifada su Gilo dal 2001 al 2003. Chi scrive ha vissuto tutte le puntate, e il déjà-vu e quanto mai sensato, in questo caso. Il tempo e la memoria non contano per un mondo che sogna la vittoria islamista e che usa l'arma dell'unità anti-israeliana su Gerusalemme anche per sopraffarsi l'un l'altro: è più anti-israeliano Hamas o Abu Mazen? Su questo si gioca la loro popolarità, come quella della gara fra Erdogan e Khamenei: chi odia di più Israele, vince. Alla fine, a causa dei missili Hamas è decisamente in testa su Fatah, almeno finché Israele non risponderà all'attacco di ieri. Fin'ora la scelta di Netanyahu, che è sul piede di uscita dal ruolo di Primo Ministro è stata quella di non lasciarsi dietro una scia di sangue, evitando la guerra con Gaza e anche agendo in modo relativamente lieve su una situazione che era stata costruita per lo scontro in queste ultime settimane. Ieri mattina gli scontri alle Moschee erano seguiti alla scoperta di un vero arsenale di molotov, bastoni, pietre, e mentre si svolgeva un autentico tentativo di linciaggio contro un gruppo di tre persone dentro un'auto che è passata vicino al Muro del Pianto, fuori delle mura. Solo la presenza coraggiosa di un poliziotto che ha tenuto a bada la folla con la pistola ha evitato l'orrore. Si seguita a immaginare il mondo palestinese che va alla Moschea come un universo di sfruttati e oppressi, si tratta in genere di giovani che lavorano e godono della sicurezza sociale di Israele, forti, spesso istruiti, oggi ringalluzziti dall'atmosfera generale di sostegno che ne circonda le gesta violente come quella che ha dato inizio a questa fase: l'attacco violento per strada a un religioso che portava il cane a passeggiare di notte, e la diffusione del video su TikTok con risate e commenti soddisfatti. I "social" palestinesi hanno costruito il solito tessuto mitologico del disegno israeliano di "rubare" la spianata delle Moschee ai musulmani, e dimostrazioni di gruppetti di estremisti ebrei, peraltro perseguiti e indagati dalla polizia, sono diventati un mito accettato come segnale di uno scontro alla pari fra le parti, cosa che non c'è mai stata, dato che si è trattato di incidenti isolati.

La vicenda di Sheich Jarra e stata anch'essa facilmente sussunta alla narrativa dell'occupazione, mentre la Corte Suprema Israeliana, spesso madre di decisioni filopalestinese, è incaricata di scioglierne il nodo. E' evidente che la leadership palestinese punta all'escalation nella sua gara interna. E approfitta della facile novità della sensazione di vittoria dovuta all'avvento di Biden, che non fa nulla per smontare questo pericoloso scenario se non rimproverare Israele. La sirena a Gerusalemme sulla Festa della città è bizzarra, è un segno triste dopo il ritorno dall'infinito esilio dalla città dell'anima ebraica; risuona su 900mila abitanti in un pomeriggio caldo in cui le scuole sono in festa e i bambini giocano nei cortili e gli etiopi giunti a piedi attraverso il Sudan raccontano lo strazio e la fame e anche la morte della marcia per arrivare finalmente a quello che è stato l'obiettivo del popolo ebraico dal tempo dell'esilio di Babilonia. Mentre scrivo brucia un albero sulla Spianata e si sentono gli scoppi delle bombe a mano e dei fuochi d'artificio di cui i giovani palestinesi hanno riempito pericolosamente il luogo. Continua una lunga notte di pericolo.

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