giovedi` 18 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Giornale Rassegna Stampa
10.05.2021 Gerusalemme: la violenza palestinese alla fine del Ramadan
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 10 maggio 2021
Pagina: 15
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «La maledizione di Gerusalemme»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 10/05/2021, a pag. 15 con il titolo "La maledizione di Gerusalemme" l'analisi di Fiamma Nirenstein.

Ecco il video di Fiamma Nirenstein in esclusiva su IC a proposito delle violenze scatenate da terroristi arabi palestinesi a Gerusalemme e del tentativo secolare da parte dell'islam di impossessarsi della capitale di Israele:
http://www.informazionecorretta.com/video/fiamma110521.mp4

Immagine correlata

Fiamma Nirenstein

Oggi, dopo questi ultimi giorni di scoppi sempre sull'orlo di un'esplosione, la micidiale miscela della fine del Ramadan, festa musulmana fondamentale, insieme al Giorno di Gerusalemme, festa cantata, amata, danzata per le strade dal popolo ebraico finalmente tornato a casa, richiede molto buon senso da ogni parte perché non finisca nel sangue. Ci sono già stati troppi feriti fra i palestinesi e fra le Forze dell'ordine d'Israele. Adesso, le domande sono tante per calmare le acque, e Israele intanto piazza tremila poliziotti nei punti strategici, con strettissimi ordini di tenere la quiete e evitare gli scontri.  Ieri è stato un giorno relativamente calmo, ma domani? Si deve consentire di salire alla Spianata del Tempio su cui oggi sorgono le Moschee agli ebrei che vogliono pregare dove un tempo sorgeva il Santuario su cui si è costruita la loro civiltà? Si deve lasciare che sventolano le bandiere bianche e azzurre per strada? E in quali strade? E in quali vicoli della Città Vecchia ogni fiume di passione deve scorrere? E i giovani islamici, anche quelli che con le vesti, le urla, gli slogan che annunciano "morte agli ebrei" e persino annunciano che la "prossima tappa è Tel Aviv" devono veder conservato il loro diritto religioso di salire sulla Spianata di Al Aqsa? O occorre bloccare gli estremi, sfidarli fino al lancio delle pietre sul Muro del Pianto che può finire negli spari, rischiare una strage di poliziotti, come è già successo a Netanyahu, e una rovina di vite arabe?  Nessuno lo vuole, ma il margine in questa direzione è di millimetri.

Al-Aqsa mosque: Dozens hurt in Jerusalem clashes - BBC News

Il 22 aprile uno scontro alla Porta di Damasco ha aperto le danze, religiosi ebrei sono stati aggrediti per strada, TikTok ha propagato con gusto le scene e le risate, Hamas ha proclamato poi che le Moschee sono minacciate, il vecchio leit motiv di Arafat, e poiche Abu Mazen non può essere da meno il sito di Fatah ha cominciato a rilanciare il clima di guerra invitando con canzoni e discorsi i "giovani martiri" a "colpire l'obiettivo". E purtroppo è stato colpito: giorni fa a una fermata dell'autobus nei Territori tre ragazzi di 19 anni sono stati sparati da un finestrino di un'auto, uno è morto per le ferite, l'altro è in fin di vita, il terrorista è stato catturato. E poi ci sono stati altri due attacchi terroristi, mentre da Gaza piovono i palloni incendiari, il fuoco di Hamas mangia i campi coltivati e lambisce le case.  Se non cessa, sarà guerra a Gaza, la gente del sud non ne può più. E Gerusalemme è l'agone più eccitante, qui i palestinesi si giocano la carta migliore, quella per cui Erdogan si sbraccia dalla Turchia, memore dei bei tempi quando la capitale del popolo ebraico era parte dell'Impero Ottomano, e chiama di ebrei "terroristi senza pietà". Khamenei, fa il suo "giorno di Gerusalemme" e dice che Israele non è un Paese, è un rifiuto della storia, e si sa che ci penserà l'Iran a distruggerlo. E non finisce qui: la vicenda del quartiere di Shech Jarra immediatamente viene acquisito dall'UE come dagli Stati Uniti, che subito rimproverano israele, nella narrativa araba.

Ma fino all'occupazione giordana che compi nel 1948 una pulizia etnica degli ebrei del quartiere yemenita ebraico di "Shimon ha Zadik", il Santo Simone, e assegnò le case ai palestinesi, erano gli ebrei che avevano sempre abitato là; 67 le famiglie d'origine le rivendicano. Troppo tardi? Forse: un tribunale discute. Ma tutto qui viene letto nel prisma del torto di un popolo che in realtà vive nella minaccia continua e per cui la  cautela è un bisogno vitale. La verità è che sì, Gerusalemme è troppo ricca. Troppo. I suoi significati in questi giorni si accavallano e si combattono fino diventare una micidiale miscela esplosiva. E' dal 1967, da quando Israele l'ha unificata, che la capitale d'Israele cerca di disegnare il tessuto di una metropoli bella e ordinata, con cittadini con uguali diritti ma anche uguali doveri, ferma restando l'esistenza di un status quo che sancisce la grande presenza araba e quella cristiana.  Ma il conflitto che la sua stessa bellezza dorata, la passione con cui è stata ricostruita dalla rovina sottintendono, è un'arma troppo utile, troppo ghiotta perché possa essere lasciata a riposo troppo a lungo. Era la risorsa preferita di Arafat, oggi è quella di punta di  Hamas e quella di riserva del vecchio Abu Mazen. Per ora se la giocano con cautela, dopotutto Biden è arrivato da poco, lo sport di biasimare Israele deve ancora scaldarsi.

Per inviare la propria opinione al Giornale, telefonare: 02/85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT