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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale Rassegna Stampa
21.04.2021 Cina: la persecuzione della minoranza uigura
Commento di Gian Micalessin

Testata: Il Giornale
Data: 21 aprile 2021
Pagina: 13
Autore: Gian Micalessin
Titolo: «L'incubo dei fratelli uiguri: 'Ci minacciano sempre e nostra sorella è sparita'»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 21/04/2021, a pag.13 con il titolo "L'incubo dei fratelli uiguri: 'Ci minacciano sempre e nostra sorella è sparita' " l'analisi di Gian Micalessin.

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Gian Micalessin

Circa un milione di Uiguri detenuti nei campi di rieducazione cinesi -  Attivismo.info
Uiguri detenuti in un campo cinese

Sono sempre lì, prigionieri dell'orfanotrofio di stato dove sono stati internati a fine giugno dopo esser stati respinti dal consolato italiano di Shangai nonostante avessero i nulla osta per ottenere un visto e raggiungere papà Ablikim Mamtinin e mamma Mihriban Kader, rifugiati in Italia dal 2016. Ma ora la terribile vicenda dei fratellini uiguri Yaheya e Muhammad (16 e 14 anni), e delle loro sorelle Zumeryem e Xiayda (17 e 12 anni), svelata da Il Giornale, rischia di aggravarsi ulteriormente. In una videochiamata con la madre, visionata da chi scrive, uno dei quattro ragazzini denuncia le continue minacce e pressioni psicologiche a cui li stanno sottoponendo alcuni funzionari governativi. Gli agenti di Pechino, da quanto si capisce, starebbero facendo di tutto per costringere i quattro ragazzini a firmare delle lettere in cui dichiarano di rinunciare al ricongiungimento e di non voler più raggiungere il nostro paese. «Sono arrivati dei signori e vogliono farci firmare dei documenti» - spiega Yehya nella conversazione con la madre registrata domenica scorsa. «Ci hanno ordinato di non dire più che vogliamo riunirci con i nostri genitori. E se ci chiama qualche funzionario, o qualche giornalista italiano, dobbiamo rispondere che non vogliamo più andare in Italia per vedere i nostri genitori». Ma più inquietanti dei suggerimenti, fa intendere Yehya, sono le continue e implicite minacce. «Mi hanno detto che porteranno qui anche i nostri genitori così staremo tutti assieme. Hai capito? Vogliono riportarvi qui. Hanno detto che questo è il loro piano. Ci fanno capire che sarà facile attribuirvi qualche reato e spedirvi tutti in prigione. Basterà qualche documento». Ad agitare ancor di più mamma Kader s'aggiunge la presunta scomparsa della figlia Zumeryem che da qualche giorno è stata persa di vista dagli altri tre fratelli. Zumeryem, descritta da Yehya come la meno decisa nell'opporsi alle richieste delle autorità, era già stata costretta a rilasciare un'intervista, diffusa su twitter dal governo cinese, in cui accusava i genitori di averla abbandonata al proprio destino assieme ai fratelli. Una pratica vessatoria assai simile a quelle utilizzate abitualmente dalle autorità di Pechino per piegare i dissidenti. Alle pesanti pressioni si contrappone la labile azione del nostro ministero degli Esteri, messosi in moto soltanto dopo la denuncia de Il Giornale. L'Ambasciata di Pechino, stando a quanto riferito ieri da fonti della Farnesina, sarebbe riuscita a contattare Yehya chiamando direttamente l'orfanotrofio in cui è detenuto con i fratelli E il primo segretario dell'Ambasciata ha chiamato la signora Kader fino a oggi ignorata dai funzionari del ministero guidato da Luigi Di Maio. L'azione dell'Ambasciata era stata preceduta la scorsa settimana da una lettera in cui il sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova chiedeva al suo omologo a Pechino di favorire il ricongiungimento dei quattro ragazzini con la famiglia residente in provincia di Latina. Un po' poco per smuovere un regime che non si fece scrupoli a far morire in detenzione il premio Nobel per la Pace Liu Xiao Bo. Meglio comunque del silenzio osservato fin qui. Anche perché, come risulta a Il Giornale, la vicenda dei quattro ragazzini era stata segnalata all'ufficio del sottosegretario agli Esteri Marina Sereni fin dal 21 ottobre. Peccato che, subito dopo, qualcuno abbia deciso di mettere la sordina all'imbarazzante vicenda. E con essa ai destini di Yaheya, Muhammad, Zumeryem e Xiayda.

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