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Il Giornale Rassegna Stampa
24.11.2020 Netanyahu in Arabia Saudita/1
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 24 novembre 2020
Pagina: 16
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Netanyahu con Pompeo da Bin Salman. Ma Gantz minaccia la crisi di governo»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 24/11/2020, a pag. 16 con il titolo "Netanyahu con Pompeo da Bin Salman. Ma Gantz minaccia la crisi di governo" l'analisi di Fiamma Nirenstein.

A destra: Benjamin Netanyahu, Mohammed Bin Salman, Mike Pompeo

Immagine correlata

Fiamma Nirenstein

Gerusalemme Nonostante la cortina di fumo, brilla di luce storica l'incontro del Primo Ministro Israeliano Benjamin Netanyahu domenica notte col principe della corona Saudita Mohammed bin Salman sul suolo del regno, nella città balneare di Naom. Un altro dei tanti principi Faisal bin Farhan Al Saud con un tweet ha negato che l'incontro sia mai avvenuto. Ma tutti sanno che c'è stato, che è storico, che la spinta saudita a essere parte del grande, rivoluzionario schieramento israeliano, egiziano, giordano, del Bahrain, degli Emirati e anche del Sudan che intende spingere il nuovo presidente americano Biden soprattutto a non farsi incantare dalle sirene iraniane. Secondo la versione ufficiale, i sauditi hanno incontrato soltando Mike Pompeo, il segretario di Stato americano. Ma Bibi su un Gulfstream IV privato di un miliardario amico (Udi Angel) che già nel passato gliel'ha messo a disposizione per missioni segrete, si è levato in volo verso le 6 di sera costeggiando la penisola del Sinai e poi dirigendosi sulla costa nord ovest del Mar Rosso. A bordo oltre al primo ministro, Yossi Levy, il capo del Mossad, indivisibile compagno di avventure. Là si è svolto l'incontro. Possiamo intuire che Bibi, con l'assistenza di Pompeo, al limite della leggenda, abbia finalmente definito i termini definitivi di una pace prossima ventura col Paese che è stato il leader storico-ideologico del fondamentalismo islamico, di Sayyd Qutb e anche di bin Laden, la terra del Haj e della Casbah, dove ogni musulmano è obbligato a compiere una volta nella vita il pellegrinaggio dell'anima. Niente potrebbe essere più rivoluzionario, l'Arabia Saudita è lo Stato sunnita leader del Medio Oriente insieme all'Egitto. I sauditi sono anche coloro che nel passato hanno lanciato le peggiori interdizioni e delegittimazioni allo Stato Ebraico ma che poi nel 2002 e nel 2007, con i loro piani di pace hanno tuttavia aperto la porta a una pace sotto condizione. La pace nella sua fase sperimentale con gli «Accordi Abraham», ha avuto una spinta turbo dall'amministrazione Trump, che ha individuato gli interessi comuni di tanti paesi musulmani e di Israele insieme: fare muro contro l'Iran, e oggi anche contro il disegno ottomano di Erdogan; condividere le capacità tecnologiche e scientifiche di Israele e diventare l'avanguardia di un modo di un miliardo e ottocento milioni di musulmani; aprire, al turismo, alla gente, senza inimicizie prescritte dal politically correct. Può funzionare? È quello che Netanyahu ha perseguito in tanti anni di lavoro sotterraneo. La rivelazione ieri, carica di suggerimenti affermativi alla nuova amministrazione di Biden e a uno scopo di deterrenza verso i nemici in agguato, ha fatto montare la mosca al naso del partner di governo di Bibi, Benny Gantz. Così la confusione ora è totale: Gantz, oggi ministro della Difesa, domani prossimo primo ministro a rotazione, ha deciso di nominare una commissione di inchiesta sull'accordo da 2 miliardi di dollari per l'acquisto di sottomarini dalla Germania. E Netanyahu ha dichiarato la mossa un tentativo di farlo fuori. Gantz era furioso della sorpresa saudita. Non c'è uomo politico israeliano che non veda in queste due vicende incrociate una premessa a elezioni anticipate.

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