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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale Rassegna Stampa
04.11.2020 Parla Boaz Ganor, esperto israeliano di antiterrorismo: 'Europa sotto attacco'
Lo intervista Chiara Clausi

Testata: Il Giornale
Data: 04 novembre 2020
Pagina: 23
Autore: Chiara Clausi
Titolo: «'L'Europa è più fragile. E l'Isis può risorgere con i giovani jihadisti'»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 04/11/2020, a pag.23, con il titolo 'L'Europa è più fragile. E l'Isis può risorgere con i giovani jihadisti' l'intervista di Chiara Clausi.

Prof. Boaz Ganor – ICT16
Boaz Ganor

Lunedì sera anche Vienna è caduta sotto assedio. Un attacco di matrice islamista ha fatto almeno quattro morti. E l'Austria ieri si è svegliata sotto choc, con le scuole chiuse e l'invito a rimanere a casa. Il cancelliere Sebastian Kurz ha affermato che l'attentato è stato «dettato dell'odio, per il nostro modello di vita, per la nostra democrazia». «Ma è chiaro che non ci lasceremo spaventare», e «ci con tutte le nostre forze». Questo attacco arriva in una situazione particolare per l'Europa. Il Vecchio Continente è in un momento di massima fragilità per l'esplosione dell'emergenza coronavirus, sono appena stati superati i 10 milioni di casi totali, la seconda ondata è più forte della prima. «La pandemia non è un momento propizio per gli attentati, perché non ci sono luoghi affollati, bar, ristoranti, piazze sono vuoti - spiega Boaz Ganor direttore e fondatore dell'International Institute for Counter-Terrorism a Herzliya, Israele - Ma è importante notare che l'attacco a Vienna è avvenuto poche ore prima del lockdown. I posti pieni di gente sono sempre una occasione propizia per i jihadisti».

Islamic Terrorism from a Risk Perspective - ACAMS Today

Che tipo di attacco è stato quello di Vienna? «Esistono tre tipi di attacchi. Il primo è realizzato da lupi solitari che si ispirano a organizzazioni terroristiche, ma poi agiscono da soli. Il secondo è di solito una iniziativa locale: di un gruppo di individui non per forza affiliati a una organizzazione terroristica, spesso parte di una stessa famiglia, che si ispira da una rete locale con cui ha delle connessioni. E poi c'è il terzo caso: un attacco portato a termine da una organizzazione che si occupa dell'addestramento degli affiliati. Dietro l'attentato di Vienna penso ci sia probabilmente una rete locale. Il giovane era un aspirante foreign fighter, voleva andare in Siria, era stato per questo condannato e può aver avuto dei contatti con lo Stato islamico».

Qual è l'identikit dell'attentatore? «Era un giovane viennese di origini albanesi della Macedonia del Nord. Di solito questi terroristi fanno parte della seconda o della terza generazione di immigrati in Austria. Sono nati in Europa, non si sentono aiutati dal governo, non sono integrati e non hanno un vero interesse a integrarsi, non sentono di avere doveri verso la nazione. La prima generazione invece ha trovato dopo l'immigrazione una nuova patria, hanno ottenuto la cittadinanza. Hanno qualcosa con cui paragonare la nuova situazione, spesso sono fuggiti dalla disperazione. Questi giovani invece sono più facilmente manipolabili dai terroristi. Sono arrabbiati, insoddisfatti, è più semplice per loro diventare terroristi e radicalizzarsi a vicenda. Lo Stato islamico ha perso temporaneamente la sua battaglia in Siria e Irak. I suoi militanti sono molto frustrati per questo reagiscono cooptando questi giovani attraverso la propaganda».

Ma Al Qaida e l'Isis sono stati sconfitti una volta per tutte? «Al Qaida è una specifica ideologia. Appartiene però a una minoranza di musulmani, sono solo il 2 per cento del totale. Ma è molto pericolosa perché comunque conta sul sostengo di milioni di persone. È un'ideologia estrema e islamista, ma una interpretazione errata dell'islam. Gli jihadisti predicano il puro islam e chi non segue alla lettera le loro prescrizioni è considerato un infedele. Io ritengo che la galassia jihadista sia come palloncino. Premi da una parte però esce dall'altra. L'ideologia non scomparirà. Con la fine dell'Isis non si è arrivati alla sua fine. La nuova generazione di jihadisti potrebbero voler formare un Califfato in Nord Africa o chissà dove. Potrebbe nascere una nuova organizzazione che voglia sfidare il mondo».

E l'Europa come dovrebbe reagire? «L'Europa ha grossi problemi. Ha aperto i suoi confini, ed è permeata da una idea multiculturale del mondo. Non voglio dire che tutti gli immigrati siano islamisti. Ma è anche vero che gli attacchi jihadisti islamici si aggiungono all'odio e all'opposizione all'immigrazione musulmana nei Paesi occidentali e in Europa di alcuni elementi di estrema destra. E' questo è estremamente pericoloso».

Lei crede che sia sotto attacco la cristianità? «Questi terroristi colpiscono tutti gli infedeli, che siano ebrei, cristiani o musulmani che si discostano dalla loro idea di islam».

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