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Il Giornale Rassegna Stampa
31.03.2020 Dall'Italia a Israele, il Coronavirus cambia l'idea di nazione
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 31 marzo 2020
Pagina: 17
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «E' la rinascita delle nazioni»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 31/03/2020, a pag. 17 con il titolo "E' la rinascita delle nazioni" l'analisi di Fiamma Nirenstein.

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Fiamma Nirenstein

Dopo il Coronavirus si rifaranno i conti col concetto di nazione. Anche chi crede di disprezzarlo ne vede una chiara rinascita: di fronte alle manifestazioni di forte, positiva identità che l'Italia, o quaggiù da me, Israele, è capace di dare in questi giorni di clausura e di morte, non si può che provare una sensazione di orgoglio e di commozione. Commuove chi canta "con la chitarra in mano" che dal terrazzo ricorda a piena voce la felicità di essere italiano, commuove la bandiera verde bianca e rossa dalle finestre dei reclusi, si aspetta il discorso del Primo Ministro in tv, o del Presidente della Repubblica. Perchè sono italiani. L'Italia ha di nuovo la ventura di scoprire che non è il Sud la sua parte più disgraziata, ma il Nord, e che i poveri e i ricchi sono sulla stessa barca; e così le grandi e le piccole imprese, le scuole, il lavoro e il funzionamento di tutte le istituzioni, sanità, scuola… Il funzionamento dell'Italia mette in giuoco la vita di ciascuno degli abitanti dello Stivale, a questo ci riferiamo, pensiamo, a ciò che è nostro. Irrita profondamente la prepotenza di una nazione vicina come la Germania che dà, di nuovo!, la sensazione di pensare solo a se stessa, e soprattutto è forte la percezione del tradimento della istituzione sovranazionale per eccellenza: l'Unione Europea. Anche gli europeisti più convinti sono diventati più italiani, o francesi, o inglesi… Ne va della vita. E domani, non lo si dimenticherà. L'utopia della caduta dei confini nazionali è stata chiamata all'esame, il superamento dei costumi nazionali a favore di quelli europei, la reciproca lealtà dei Paesi che siedono a Bruxelles, la cultura ultra liberale proposta dall'Unione, la pretesa solidale e moralista... Tutto questo non ha retto di fronte al Coronavirus. Gli Stati membri dell'UE hanno chiuso uno a uno i loro confini, Schengen si è inabissata, l'Italia, la Spagna, l'Austria, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Svizzera, la Georgia la Russia… Tutti hanno chiuso, vietato l'esportazione di beni ritenuti essenziali, trattenuto gli aiuti umanitari. Macron dopo avere all'inizio dichiarato che il virus non aveva passaporto, e la Merkel dopo aver predicato i confini aperti hanno serrato. Ha vinto l'interesse nazionale. Esso viene gestito con intenti e caratteristiche personali dei vari leader, Orban non è Macron. Abbiamo già scritto sull'evidente scontro fra democrazia e battaglia per la vita. C'è chi punta di più sulla coscienza e la solidarietà, chi invece sulla regola e la punizione. Ci interessa qui dire che il concetto di nazione è rivitalizzato, esso può semplicemente significare attingere forza dai propri costumi, tradizioni, dalla reciproca lealtà, nella solidarietà naturale a fronte invece di una celebrazione di unità che è risultata retorica, inutile, burocratica, più un impedimento che una spinta. L'aspirazione dell'UE a cambiare il corso della storia ha scambiato lo Stato nazione per lo Stato imperialista del nazifascismo o di Stalin, e si è arrabattata a smantellarlo. Peccato. Non ne ha capito l'aspirazione a restare se stessi, la forza che viene dal riuscire a farlo: in tempi di pericolo di vita, avrebbe dovuto solo aiutare le nazioni disperate.

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