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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale Rassegna Stampa
23.01.2020 I leader di decine di Paesi a Gerusalemme per il quinto Forum sulla Shoah
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 23 gennaio 2020
Pagina: 15
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Leader mondiali a Gerusalemme. Una lezione all'antisemitismo»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 23/01/2020, a pag. 15 con il titolo "Leader mondiali a Gerusalemme. Una lezione all'antisemitismo" l'analisi di Fiamma Nirenstein.

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Fiamma Nirenstein

Gerusalemme Come in una favola, i principi giungono a Gerusalemme uno a uno da ieri portando un dono importante come l'oro, l'incenso e la mina la memoria. Cosa c'è di più volatile e insieme di più indispensabile quando si parla del popolo ebraico, e quindi di Israele: non è un caso che tanto sforzo, tanti soldi, tanta perversa tenacia si stata messa dai nemici di Israele nel cancellare col cosiddetto «negazionismo» la memoria di ciò che è indimenticabile, ovvero il tentativo di omicidio di un popolo intero e la sua strage, con i bambini, e che questo sia andato in parallelo alla violenza antisemita. Adesso, nel 75° anniversario della liberazione di Auschwitz sono atterrate in Israele 46 delegazioni per partecipare al 5° forum mondiale sulla Shoah: un omaggio indubitabile allo Stato di Israele e anche un grido di allarme collettivo rispetto all'incredibile, inaspettata crescita di parole, gesti, delitti antisemiti. Ieri sera con una cena a casa del presidente della Repubblica Reuven Rivlin è iniziata la Conferenza che continua oggi al bellissimo museo della Shoah. Pence, Putin, Macron, il principe Carlo, il presidente Mattarella, il presidente tedesco, australiano, austriaco, l'elenco è interminabile, l'aeroporto è intasato, le strade di Gerusalemme bloccate e alle stelle lo stato di tensione di fronte alla responsabilità di ospitare il doppio dei dignitari che già fioccarono in Israele per il funerale di Rabin e poi di Shimon Peres. Portare a buon fine la conferenza significa contenere l'ego di ognuno dei protagonisti in favore di una significativa presa di posizione contro gli odierni antisemiti a destra, a sinistra, nel mondo musulmano. Non è facile: ognuno dei leader, oltre alla sua solidarietà, porta con sé pretese e richieste, in ognuno dei Paesi rappresentati ci sono stati orribili episodi di antisemitismo, ognuno ha la sua interpretazione della natura dell'odierno antisemitismo. Però, tutti sono venuti in Israele.

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Emmanuel Macron e Vladimir Putin, tra i leader ospiti a Gerusalemme

Il lavorio diplomatico di ciascuno affronta il compito di combattere un antisemitismo che sempre di più si mostra come odio antisraeliano, e però quello di conservare un tono benevolo verso i palestinesi. Ma si sa, Gerusalemme è mistica e astratta, facile soggiacere di fronte alle mura crociate, alla propria lettura della carta geografica e della storia del rapporto di ciascuno con gli ebrei. Molti si interrogano sulla visita di Putin che si sente un po' il principe dell'evento perché furono i soldati russi a entrare per primi ad Auschwitz. È nelle sue mani, in prigione una povera ragazza israeliana, Na'ama Issacharov, condannata da Mosca a sette anni perché aveva in valigia qualche grammo di marijuana. Netanyahu lo prega di graziarla, stamattina lo zar incontrerà la madre di Na'ama. Infine perché le sue pretese storiche sono quelle di dimenticare completamente il patto Molotov-Ribbentrov anzi, di addossare ai polacchi la responsabilità dell'aggressione tedesca all'Europa Così il presidente polacco Duda, che aveva chiesto di parlare ed è stato respinto, ha cancellato. La serata che ha aperto la conferenza sotto il patrocinio del miliardario russo Kantor, presidente dell'European Jewish Congress, è stata intensa e affettuosa. Chi ha invece infuocato il pomeriggio con toni aspri e arroganti è il presidente Macron: in visita alla chiesa francese di Sant'Anna in Città Vecchia, ha reagito alla protezione considerata invadente dei servizi israeliani cacciandoli con accenti padronali scaturiti, sembrava, dal profondo del cuore, sbattendo via le povere guardie israeliane dalla sua strada, mentre andava alla sua chiesa, sul suo territorio. Questa scena è stata la copia identica di quella di cui fu protagonista 24 anni fa Jacques Chirac: stessa chiesa, stesso rischio attentati, stesse circostanza, Chirac inveì contro le guardie israeliane e le caccio. Totalmente dimentico di essere in Israele; anzi infastidito dalla circostanza.

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