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Il Giornale Rassegna Stampa
30.10.2019 Scandalo a Palermo: il sindaco Orlando dedica il lungomare al terrorista Arafat
Cronaca di Alberto Giannoni

Testata: Il Giornale
Data: 30 ottobre 2019
Pagina: 10
Autore: Alberto Giannoni
Titolo: «Schiaffo di Palermo alla pace in Israele, Orlando intitola il lungomare ad Arafat»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 30/10/2019, a pag.10, con il titolo "Schiaffo di Palermo alla pace in Israele, Orlando intitola il lungomare ad Arafat" il commento di Alberto Giannoni.

Bene fa Alberto Giannoni a scrivere della scandalosa decisione del sindaco di Palermo Leoluca Orlando di dedicare un tratto del lungomare a Yasser Arafat con tanto di targa in evidenza. Arafat per decenni è stato un capo terrorista, responsabile della pianificazione di numerosi attentati contro civili e militari israeliani e civili ebrei non israeliani in tutto il mondo, Italia compresa. Lo sdoganamento del terrorismo arabo palestinese passa oggi da Palermo.

Ecco l'articolo:

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Alberto Giannoni

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La cerimonia di ieri: a destra il sindaco Orlando

Palermo da oggi ha un lungomare Yasser Arafat. Un tratto del luminoso viale che si affaccia sul porto viene dunque intitolato a uno dei personaggi più controversi della tormentata storia mediorientale. Nato al Cairo in Egitto, «inventore» della nazione palestinese, Arafat è sempre rimasto in bilico fra il mondo della politica e quello del terrorismo, tanto da ricevere contemporaneamente riconoscimenti e gravi accuse. La cifra del personaggio è sicuramente l'ambiguità, plasticamente simboleggiata, durante la sua discussa prima visita in Italia, dall'ingresso alla Camera con tanto di pistola. Erano quelli i giorni drammatici del settembre 1982. E Arafat, che aveva a suo carico un mandato di cattura internazionale, fu ricevuto con tutti gli onori in Italia, anche dal Papa e dal presidente Sandro Pertini.

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Yasser Arafat, terrorista

L'unico a non riceverlo fu il presidente del Consiglio Giovanni Spadolini. E fu appunto l'ingresso a Montecitorio a suscitare un caso nel caso, visto che Arafat non volle separarsi dalla sua pistola. Ma d'altra parte già all'Assemblea generale dell'Onu, nel novembre 1974 a New York, si era presentato con la pistola e il ramoscello d'ulivo. E questa doppiezza non è mai stata risolta. Tentando di prevenire le polemiche, il sindaco Leoluca Orlando alla cerimonia ha ovviamente enfatizzato la figura dell'Arafat diplomatico. «Palermo - ha dichiarato - nel 1996 ha intitolato una via della città al Premio Nobel Yitzhak Rabin, ucciso nel 1995, e oggi un piazzale sul lungomare a Yasser Arafat, che con Rabin ha condiviso il premio Nobel. Gli accordi di Oslo - ha detto - si devono al loro coraggio perché hanno compreso che la pace può superare e supera vecchie inimicizie tra i popoli. Sarebbe importante, e io nutro speranza - ha concluso - che si possa tornare allo spirito di Oslo e ad una duratura pace tra i popoli». Molta acqua è passata sotto i ponti, dalle speranze di pace e dal ritornello dei «due popoli due Stati». Ma nell'ultima parte della sua vita, piuttosto che un interlocutore di pace Arafat è stato l'uomo che ha rifiutato un accordo di pace vantaggioso, rigettando a Camp David la generosa proposta del premier laburista israeliano Ehud Barak, che gli offriva quasi tutto, a partire da uno Stato palestinese in Cisgiordania e a Gaza. A Palermo l'opposizione ha chiaramente criticato la decisione, che rientra peraltro in una consolidata politica estera dei Comuni che vede primeggiare proprio i due sindaci delle «capitali» meridionali. Il primo cittadino di Napoli Luigi de Magistris infatti, ha concesso nel 2013 la cittadinanza onoraria al successore di Arafat, Abu Mazen, e poi a Bilal Kayed, esponente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Da questo delirio toponomastico si tiene invece saggiamente fuori la città di Roma, che domani dedicherà una via a Elio Toaff, rabbino capo della Capitale dal 1951 al 2001, massima autorità dell'ebraismo italiano del dopoguerra, partigiano, uomo della ricostruzione e della speranza.

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