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Il Giornale Rassegna Stampa
21.08.2019 L'Anp vara l'omofobia di regime, è Israele la salvezza per i gay arabi-palestinesi perseguitati
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 21 agosto 2019
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Ora la Palestina bandisce i gay: brutto segnale fondamentalista»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 21/08/2019, a pag.12 con il titolo "Ora la Palestina bandisce i gay: brutto segnale fondamentalista", l'analisi di Fiamma Nirenstein.

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Fiamma Nirenstein

L'Autorità Palestinese ha messo al bando tutte le attività pubbliche in favore della comunità gay e lesbica palestinese, e in particolare ha proibito ogni mossa al gruppo Al Qaws, fondato nel 1991, che era riuscito a far uscire allo scoperto un gruppo di Nablus, ne preparava una manifestazione pubblica, e stava aprendo qualche finestra anche in altre parti dell'Autorità Palestinese. Ma non esageriamo per favore, una società islamica può sfidare la Sharia apertamente? Per ora non è mai accaduto, gli episodi di odio antiomosessuale dimostrano un radicamento popolare del pregiudizio che arriva, come in Egitto, a più del 90 per cento, e fra i palestinesi dunque, la maschera bonaria che Abu Mazen ama spesso mostrare all'Occidente è caduta.

Abu Mazen, quando si decideranno i nostri media a raccontarla giusta, e con loro le organizzazioni italiane Lgbt che tacciono da sempre su quanto avviene nei paesi musulmani?

Gli LGTB palestinesi hanno perso in questi giorni anche quel piccolissimo margine di speranza che dava loro il fatto di non essere ufficialmente classificati come criminali dalla loro legge, mentre tanti Paesi mussulmani li mettono al bando. A Gaza, dove il governo è quello di Hamas, organizzazione terrorista integralista islamica, oltre alle torture, alle botte, all'imprigionamento, vige la pena di morte: fra le esecuzioni più note quella, nel 2016,del trentatreenne Mahmoud Ishtiwi, condannato a morte per omosessualità benché fosse uno dei comandanti militari. Morì non come uno shahid, ma come un gay, per legge. Nell'Autorità Palestinese anche se le leggi scritte antigay non ci sono, nessuno ha preso curo di bloccare quelle della dura realtà che li perseguita, li ricatta, li espone al pubblico ludibrio, li picchiare li rende facile preda del delitto d'onore da parte delle loro stesse famiglie, che arriva puntualmente.

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Israele, dove fuggono i gay dai Territori palestinesi

Così i gay, le lesbiche, i transgender palestinesi fuggono in Israele: solo a Tel Aviv ce ne sono diverse migliaia, tutti lo sanno, e molte organizzazioni israeliane li aiutano a integrarsi e a accettare se stessi. Se osano tornare a casa, oltre a subire la persecuzione e il delitto sociale, vengono subito accusati di tradimento e di spionaggio, e finiscono spesso in galera. Abu Mazen ha messo a tacere i gruppi organizzati perché l'AP, in questo momento di scontro con gli USA, richiede alleanze alternative, rilancia la battaglia estrema dell'Islam che intende l'omosessualità come una malattia occidentale, non la sopporta, basta pensare a come l'Iran impicca i gay appendendoli alle gru nelle pubbliche piazze. Qualcuno forse ricorda come Ahmadinejad, quando un giornalista gli chiese perché il suo Paese perseguitava gli omosessuali, disse che da loro non esistevano. Una inchiesta della BBC rivela altissimi livelli di omofobia nel Medio Oriente e nel Nord Africa: un mero 5 per cento dei palestinesi accetta una relazione fra due persone dello stresso sesso, in Giordania il 7 per cento come in Tunisia, in Sudan il 17 per cento, in Marocco il 21 e vince l'Algeria col 26 per cento. 71 Paesi criminalizzano l'omosessualità, l'8 per cento ha la pena di morte. Insomma per essere un gay esplicito nel mondo islamico, devi essere un eroe.

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