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Il Giornale Rassegna Stampa
15.07.2019 Ministro omofobo in Israele, il suo modello sono le teocrazie islamiche, non lo Stato ebraico
Commento di Chiara Clausi

Testata: Il Giornale
Data: 15 luglio 2019
Pagina: 12
Autore: Chiara Clausi
Titolo: «'Convertire i gay? Sì alle terapie'. Bufera sul ministro»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 15/07/2019, a pag.12 con il titolo " 'Convertire i gay? Sì alle terapie'. Bufera sul ministro", il commento di Chiara Clausi.

Ci auguriamo che il ministro dell'Istruzione Rafi Peretz, del partito HaBayit HaYehudi, venga allontanato al più presto. Il suo modello di Stato evidentemente, è molto lontano da Israele e vicino piuttosto alle teocrazie islamiche, come l'Iran, in cui gli omosessuali vengono privati di ogni diritto, perseguitati e spesso uccisi. Bene ha fatto Benjamin Netanyahu a dichiarare immediatamente che le parole di Peretz non rispecchiano la posizione del governo.

Ecco l'articolo:

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Rafi Peretz

Beirut Rafi Peretz, ministro dell'Istruzione israeliano, leader del partito religioso Casa ebraica, propone di «curare gli omosessuali» e scatena un terremoto politico. Secondo Peretz, già rabbino dell'esercito, la cosiddetta «terapia di conversione dei gay può avere risultati efficaci». E insiste: «Ho una profonda familiarità con il problema» e «l'ho fatto anche io». Il ministro ha anche raccontato come si è comportato quando un omosessuale gli ha parlato delle sue inclinazioni: «Prima di tutto l'ho abbracciato, gli ho detto cose molto calde e gli ho consigliato: Pensiamo, studiamo e contempliamo. L'obiettivo è innanzitutto conoscersi bene. E poi si deciderà». È dovuto intervenire subito il primo ministro Benjamin Netanyahu.

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Tali osservazioni sono «inaccettabili» e «non riflettono la posizione del governo», ha puntualizzato. Ma le critiche sono piovute da più parti. Nitzan Horowitz, leader del partito di sinistra Meretz e apertamente gay ha sottolineato come «questa terapia sia una pratica pericolosa che causa problemi estremamente gravi per i giovani, compreso il suicidio». Ha poi aggiunto rivolgendosi a Peretz: «Non sei ministro dell'educazione, sei ministro delle tenebre». Anche il ministro della giustizia Amir Ohana, il primo apertamente gay del Paese, ha condannato la posizione di Peretz. Il laburista Itzik Shmuli ha dichiarato che «nessuna terapia di conversione può curare tali opinioni arretrate». L'ex premier Ehud Barak invece su Twitter si interrogava se il Paese fosse tornato «all'epoca medievale». Anche il partito Blu e Bianco si è fatto sentire. Il leader, Benny Gantz, ha sottolineato che i commenti di Peretz sono «illegittimi»" e ha ricordato come il diritto di ogni persona a vivere come meglio crede era «una pietra miliare della democrazia israeliana». Yair Lapid, il numero due di Blu e Bianco ha polemizzato su Twitter: «Fino a quando Rafi Peretz non subisce il trattamento di conversione dalle sue opinioni oscure e folli - ha dichiarato - non può continuare a servire come ministro dell'Educazione». Invece l'organizzazione Lgbt di Israele ha tuonato: «I bambini israeliani non dovrebbero essere esposti al veleno omofobico emanato da qualcuno che afferma di dedicarsi all'educazione e ai valori». La comunità scientifica ha espresso la sua reazione molto duramente. «Non esiste un trattamento che possa convertire l'orientamento sessuale di qualcuno. I trattamenti di conversione - ha affermato Zvi Fischel, presidente della associazione psichiatrica israeliana -: non solo sono stati scientificamente dimostrati inutili, ma anche pericolosi, con gravi conseguenze sulla salute mentale». Questa terapia, che può prevedere ipnosi e scosse elettriche, si basa sulla convinzione che essere lesbiche, gay, bisessuali o transgender sia una malattia mentale che può essere curata. Secondo alcuni studi i giovani Lgbt si tolgono la vita a un tasso di tre volte superiore rispetto al resto della popolazione.

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