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Il Giornale Rassegna Stampa
01.07.2019 Imprenditore arabo palestinese alla conferenza di pace. Torna e l'Anp di Abu Mazen lo arresta
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 01 luglio 2019
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Imprenditore palestinese alla conferenza di pace. Torna e l'Anp lo arresta»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 01/07/2019, a pag.12 con il titolo "Imprenditore palestinese alla conferenza di pace. Torna e l'Anp lo arresta", l'analisi di Fiamma Nirenstein.

A destra: Abu Mazen

La notizia di oggi - l'arresto di un imprenditore arabo palestinese da parte dell'Anp del "moderato" Abu Mazen - è un chiaro segno che rivela, se ancora ce ne fosse bisogno, la natura del regime autoritario del successore del terrorista Arafat. La notizia non secondaria è questa: a parte Fiamma Nirenstein, oggi, nessun quotidiano la riporta. Distrazione? O non piuttosto l'abituale cautela che spinge i nostri media a non pubblicare nulla che possa offuscare l'immagine del 'moderato' Abu Mazen?

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Fiamma Nirenstein

Che cosa è più significativo nel comportamento palestinese rispetto alla loro idea di una pace possibile? Il fatto che mentre Israele espandeva la zona di pesca di Gaza e riapriva le forniture di benzina planassero sul sud di Israele non meno di una ventina di oggetti incendiari lanciati coi palloni e appiccassero fuoco a campi coltivati e strutture civili, oppure che l'Autorità Palestinese nell'West Bank arrestasse al suo ritorno un uomo d'affari palestinese che aveva partecipato alla Conferenza Economica del Bahrain e avesse fatto irruzione nelle case di altri tre loro businessman per la stessa ragione? La Conferenza è stato il primo passo della ciclopica impresa che l'America si propone per portare Israele e i palestinesi a un tavolo di pace: l'ipotesi di Trump e del suo consigliere e genero Jared Kushner contenute in 28 pagine di programma senza ipotesi territoriali di sorta, lasciati alle parti in causa, è cambiare il paradigma stesso del processo: i palestinesi hanno rifiutato ogni soluzione territoriale anche larghissime, come quella di Ehud Barak a Camp David o quella di Olmert nel 2008 che prevedeva la rinuncia alla Città Vecchia di Gerusalemme. L'idea è stata quella di costruire innanzitutto una struttura autonoma palestinese con caratteristiche di stabilità e di speranza: la gente dovrebbe finalmente stare meglio, l'aiuto e il controllo dovrebbe essere garantito da tutto il mondo arabo sunnita, e a questa ipotesi sarebbe destinata la bellezza di 50 miliardi di dollari di cui beneficerebbero anche gli interlocutori medio orientali del processo.

Immagine correlata
Jared Kushner, Benjamin Netanyahu

L'Arabia saudita ha visto nell'iniziativa la possibilità di rafforzare i suoi legami internazionali contro la politica espansionista dell'Iran in Medio Oriente: così il Bahrain ha aperto le porte, e i rappresentanti di tutti i paesi sunniti della zona hanno partecipato. Israele non era presente con una delegazione ufficiale ma c'erano suoi uomini d'affari e giornalisti; i palestinesi hanno rifiutato con urla e strepiti di presenziare. Un'esplosione antiamericanismo-anti Trump ha condotto Abu Mazen a non considerare neppure la possibilità di partecipare senza impegnarsi, o accettando solo determinati tipi di aiuti, o respingendo ogni proposta territoriale (che per altro non c'è stata) e così dimostrando di avere a cuore il progresso del suo popolo: una grande strada di congiunzione con Gaza, un'università fra le prime del mondo, progresso tecnologico inusitato, ospedali, scuole, progresso della condizione femminile... Tutto questo è stato tacciato dai palestinesi di essere un complotto per comprare la loro anima e respinto senza discussione. Senza intendere ascoltare, trattare, diventare un interlocutore per il mondo, invece che un lanciatore di aquiloni impregnati di fuoco e di esplosivi avrebbe dimostrato maturità e senso politico. Invece ecco che appena tornato il signor Saleh Abu Mayaleh è stato sbattuto in galera, gli altri che erano con lui, una quindicina di coraggiosi, sono tutti in fuga, perseguitati, spaventati. "Chiunque segua un percorso di pace" ha detto Ashraf Jabari, un uomo di affari di Hebron anche lui dopo il viaggio in Bahrain, nel mirino da tempo perchè parla con gli israeliani che vivono nella zona e con la loro Camera di Commercio"sarà sottoposto a violenza". Per fortuna probabilmente a causa di pressioni americane e in genere dello scandalo internazionale, Mayaleh che per altro è malato, è stato rilasciato ieri. Ma tutto lascia pensare che non avrà pace, né lui ne gli altri che vorrebbero finalmente vedere i palestinesi star meglio e fare le loro battaglie con la testa invece che con il terrorismo. La conferenza in Bahrain, benchè maledetta da Ramallah e da Gaza, ha avuto secondo molte fonti anche arabe un risultato importante, ovvero quello dell'avvicinamento sempre più funzionale, del mondo arabo con Israele. Otto giornalisti israeliani hanno avuto un accesso senza precedenti a politici e teste coronate arabe. Il ministro degli esteri del Bahrain principe Khalid al Khalifa durante una di queste interviste ha chiarito un punto che non si era mai sentito così alto e chiaro: "Israele è un Pese del Medio Oriente. Israele fa parte della tradizione dell'intera regione. Il popolo ebraico ha il suo posto in mezzo a noi. Il popolo ebraico deve fidarsi dell'idea che ci sono Paesi nella regione che vogliono la pace e incoraggiano i palestinesi a farla". Tutto il contrario di quello che pensa e desidera Abu Mazen.

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