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Il Giornale Rassegna Stampa
26.06.2019 Ultime sul terrorismo: Euro Fatwa, fondata a Dublino da Al Qaradawi
Urge una inchiesta su Apple, complice. Commento di Roberto Fabbri

Testata: Il Giornale
Data: 26 giugno 2019
Pagina: 15
Autore: Roberto Fabbri
Titolo: «Un'app per l'integralista Al Qaradawi. La tecnologia a disposizione della Sharia»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 26/06/2019, a pag.15, con il titolo "Un'app per l'integralista Al Qaradawi. La tecnologia a disposizione della Sharia" il commento di Roberto Fabbri

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Roberto Fabbri                             Al Qadarawi

Nonostante di mestiere faccia il predicatore, Youssuf al-Qaradawi non è uno stinco di santo. Considerato il leader non ufficiale dei Fratelli Musulmani, egiziano di nascita ma residente in Qatar, nella sua lunghissima carriera - sta per compiere 93 anni - è riuscito a collezionare una tale serie di dichiarazioni estremiste incendiarie da essere bandito dai principali Paesi occidentali, Stati Uniti e Gran Bretagna in testa. Ha definito lo sterminio degli ebrei ad opera dei nazisti tedeschi «una punizione divina», ha difeso il «buon diritto» dei kamikaze islamici a farsi esplodere in mezzo ai civili in Israele, e predica con toni accesi la conquista di Roma e della decadente Europa da parte dei musulmani. Abituato a esprimersi con studiata ambiguità a proposito del terrorismo islamico, è conosciuto come teologo sunnita su posizioni particolarmente conservatrici, in particolare - manco a dirlo - per quel che riguarda il ruolo delle donne nella società. Posizioni che diffonde per mezzo di «fatwa», sorta di pronunciamenti teologici che assumono valore di precetto presso i suoi numerosi seguaci, in un mondo religioso che manca - come quello musulmano sunnita - di un'autorità suprema riconosciuta equivalente al Papa nella Chiesa cattolica. Parliamo di Qaradawi perché Apple, uno dei colossi mondiali dell'informatica, si è messa di fatto a disposizione di questo personaggio inquietante commercializzando un'applicazione che lo aiuta a diffondere il suo messaggio. Si chiama Euro Fatwa, ed è stata realizzata da un'organizzazione fondata dallo stesso Qaradawi, il Consiglio Europeo per la Fatwa e la Ricerca, che ha sede a Dublino. Euro Fatwa serve ad aggiornare i suoi utilizzatori sulle deliberazioni dell'anziano teologo, e il fatto che egli sia considerato dai servizi segreti occidentali uno dei guru del radicalismo islamico non sembra esser bastato ad Apple per rinunciare a quello che ha tutta l'aria di essere un affare assai lucroso. Qaradawi diffonde un messaggio non solo estremista in ambito politico, ma anche - se non soprattutto - oscurantista in campo sociale, contribuendo a trasformare le vaste comunità islamiche nelle periferie delle grandi città inglesi, francesi, belghe e tedesche in mondi chiusi e retrogradi, in cui la legge islamica (sharia) viene applicata a scapito di quelle delle nazioni ospitanti. Non è il caso di farsi fuorviare da aspetti che possono apparire semplicemente pittoreschi, come la fatwa di Qaradawi secondo cui una moglie deve chiedere il permesso del marito per cambiare taglio di capelli. Applicare la sharia non è uno scherzo. Significa che una serie di diritti individuali cui siamo perfettamente abituati vengono negati, soprattutto alle donne che nel mondo islamico vengono tenute in una condizione di minorità, controllate prima dal padre, poi dai fratelli (non importa se minori di età), poi dal marito e infine dai figli maschi. Significa stare tappate in casa insieme magari alle altre mogli del marito-padrone, obbedire e tacere: questo insegnano Qaradawi e quelli come lui in pieno XXI secolo in Europa. Quando il Sunday Times segnalò la presenza di Euro Fatwa nel Play Store di Google, ne ottenne la rimozione nel giro di poche ore. Apple ha agito diversamente, e l'applicazione di Qaradawi continua a essere disponibile nel suo App Store, dove vende che è una bellezza: risulta essere nella Top 100 delle più scaricate in un terzo dei Paesi europei da quando è stata lanciata. In una dichiarazione, Apple ha affermato di «non aver riscontrato infrazioni alle nostre linee guida, che prevedono che le app non ospitino contenuti disturbanti od offensivi»

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