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Il Giornale Rassegna Stampa
31.05.2019 Israele alle urne a settembre/1: il commento per capire
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 31 maggio 2019
Pagina: 15
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Israele dovrà tornare alle urne a settembre. Kushner da Netanyahu: la pace è in bilico»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 31/05/2019, a pag.15 con il titolo "Israele dovrà tornare alle urne a settembre. Kushner da Netanyahu: la pace è in bilico", l'analisi di Fiamma Nirenstein. In altra pagina la rassegna dei titoli sui quotidiani di oggi su Israele con il commento di IC.

A destra: Benjamin Netanyahu

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Fiamma Nirenstein

 

 

Una nuvola di punti interrogativi si è librata sull'hotel King David di Gerusalemme quando Jared Kushner in visita in Medio Oriente per finalizzare la conferenza economica del Bahrain, un prologo con tutti gli Stati Arabi all'accordo del secolo di Trump ha abbracciato Bibi Netanayhu e i due, in un abbraccio di solidarietà, si sono sorrisi tristi. "Un piccolo evento" ha detto scherzoso Netanyahu cha aveva appena annunciato le elezioni per il 17 di settembre. Buona fortuna ha detto Kushner in ebraico: "Be Azlaha" E ce ne vorrà a tutti e due: perché lo sforzo di spingere i palestinesi a accettare il piano di Trump, fosse anche il migliore del mondo, rischia grosso senza Netanyahu, il centrattacco dei giocatori sul campo.

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La Knesset, il Parlamento israeliano

Sembra incredibile, ma Bibi nonostante la vittoria elettorale è stato, diciamolo pure, fatto fuori da Avidgor Lieberman, il capo assai guascone di Israel Beitenu, il partito russo, che con cinque seggi ha usato la perversione del sistema maggioritario per piantare i talloni e impedire la formazione del governo dopo che aveva promesso agli elettori che ci sarebbe entrato se eletto. Il motivo, tutti ormai lo sanno, la legge sul draft obbligatorio dei religiosi, ma tutti sanno anche che è stata una scusa; che la delizia, il retaggio politico alla cui ricerca Lieberman si è avventurato è stato lo scopo cui si è dedicata un po’ meno della metà di Israele: togliere di mezzo un primo ministro carismatico, quel "great guy" come ha detto Trump. Lieberman ha già detto a tutti che si aspetta di prendere almeno 17-18 seggi: intende cioè pescare dalla destra stufa, gelosa o arrabbiata e dalla sinistra anti Netanyahu. Lieberman ha una faccia rosea e sorridente, un Bruto grassoccio che ha semplicemente voltato faccia. La sua speranza, condivisa e per cui ora si accusa Bibi di averlo impedito per interessi personali compreso il suo processo che si avvicina, era anche che la Knesset non votasse lo scioglimento e il presidente Reuven Rivlin potesse dare il mandato a Benny Gantz. Ma la Knesset non è arrivata a questo. Il Likud aspetta di riaprire la partita alle prossime elezioni, ma chissà… Bibi di certo combatterà per vincere, ed è realistico che ce la faccia, forse anche allargandosi: investirà molto nella propaganda in lingua russa per ditruggere Lieberman. Ma tutto è possibile. Il PM alla Knesset è apparso stupefatto, come stravolto da un'offesa inaspettata, e come in una tragedia shakespeariana, pugnalato da Avigdor Lieberman: così è apparso al rintoccare della mezzanotte, quando la Knesset ha votato. La sinistra e anche Liberman hanno già ricominciato a accusarlo nello stile della campagna elettorale durissima appena chiusa, densa di accuse giudiziarie, di offese alla sua personalità, di tentativi di disegnarlo come un dittatore, "re Bibi". Netanyahu mercoledì ha persino tentato di formare una coalizione coi laburisti offrendo loro il ministero della sicurezza.

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Avigdor Lieberman    Logo del partito Shas, ultra ortodosso sefardita

Non è detto che si consolidi Benny Gantz che è stato sovrastato dagli eventi, conservando un profilo poco decisivo. Semmai può anche darsi che il pubblico abbia capito che i voti ai piccoli partiti possono portare il caos. I religiosi, che sotto l'attacco di Lieberman hanno conservato un tono quieto e desideroso di evitare le elezioni probabilmente hanno acquistato un pò di fiducia. Lieberman ormai si configura come il leader laico per eccellenza, ma vive nei territori, e ha posioni durissime con i palestinesi. Per la sinistra, non va. Bibi deve di nuovo dedicarsi alle elezioni mentre l'antisemitismo impazza, i Paesi del lontano oriente come la Cina e l'India gli lanciano segnali d'amicizia, i paesi arabi sunniti vogliono un processo di pace, l'Iran è in crisi verticale, l'Europa sta velocemente cambiando e potrebbe diventare più amichevole. Netanyahu ha messo molta carne al fuoco, specie quella del picnic con Trump nella speranza di pace. Speriamo che non si bruci tutto. Trump ha detto "che peccato quel great guy"... Di fatto è la democrazia israeliana che ha preso una sventola. Un primo ministro fra gli statisti più importanti del mondo,eletto con 35 seggi e incaricato con 61, è stato fatto fuori da un partito con 5 deputati.

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