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Il Giornale Rassegna Stampa
30.05.2019 BDS come i nuovi nazisti, dall'evento a Milano all'appoggio del Coordinamento Pride a Torino
Commenti di Alberto Giannoni (che intervista Alessandro Litta Modignani), Enzo Cucco

Testata: Il Giornale
Data: 30 maggio 2019
Pagina: 6
Autore: Alberto Giannoni - Enzo Cucco
Titolo: «Il simbolo del Comune sull'evento anti-Israele: 'Sala lo ritiri e spieghi'»

Riprendiamo dal GIORNALE, cronaca di Milano, di oggi, 30/05/2019 a pag. 6 con il titolo "Il simbolo del Comune sull'evento anti-Israele: 'Sala lo ritiri e spieghi' ", il commento di Alberto Giannoni; a seguire, il commento di Enzo Cucco.

A destra: BDS, il movimento che prosegue l'opera del nazismo, dichiarato ufficialmente antisemita da Germania, Usa e altri paesi (vignetta Dry Bones di di Yaakov Kirschen)

Ecco gli articoli:

IL GIORNALE -  Alberto Giannoni: "Il simbolo del Comune sull'evento anti-Israele: 'Sala lo ritiri e spieghi' "

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Alberto Giannoni

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Alessandro Litta Modignani

Il simbolo del Comune accostato ai sostenitori della «resistenza» (o «intifada») palestinese e ai fautori del «boicottaggio» di Israele. L'appuntamento di sabato è già un caso. E solleva proteste in Consiglio e nelle associazioni filo-Israele, oltre che stupore fra i componenti della comunità ebraica. «Pratiche israeliane nei confronti del popolo palestinese e questione dell'apartheid», questo il titolo di un documento che sarà presentato al «Cam Gabelle» in via San Marco, nel corso dell'incontro dedicato alla «Tragedia palestinese nella crisi del diritto internazionale». Ora, che il popolo palestinese si trovi in una situazione drammatica è inconfutabile, ma storicamente la responsabilità di questa situazione grava sugli Stati arabo-musulmani e sui dirigenti delle organizzazioni palestinesi. Che lo Stato di Israele possa essere accusato di una politica di «apartheid» - cioè di segregazione razziale - nei confronti del popolo palestinese, è una tesi manichea che può trovare seguito e riscontro solo in settori estremi della politica. E invece sembra che il Comune la promuova: il simbolo c'è, e qualcuno ora chiede con forza che sia tolto. L'incontro così - si legge nella locandina - è promosso da «Milano in Comune» e «Milano progressista». Fra i promotori figurano però anche sigle filopalestinesi che hanno animato le con i loro militanti le manifestazioni del dicembre 2017, quelle in cui - in pieno centro di Milano - furono scanditi slogan pro-Intifada e anti-Israele (e anti-Usa) e addirittura grida jihadiste e antisemite che provocarono la giusta sollevazione della Comunità ebraica di Milano e poi la reazione di condanna del sindaco - e infine degli stessi organizzatori. Nel 2017 quel corteo, ora il convegno in via San Marco. «A cura di Progetto Palestina e Bds Italia» si legge a proposito dell'annunciato rapporto, un documento ambiguo, rifiutato perfino dall'Onu, che non è certo un'istituzione annoverabile fra quelle amiche di Israele. «Il Rapporto "Escwa 2017" è stato a suo tempo respinto dalle nazioni unite, che lo hanno sconfessato e poi rimosso dal loro sito ufficiale», sottolinea Alessandro Litta Modignani, presidente dell'Associazione milanese pro Israele, che contesta l'iniziativa, parla di «professionisti dell'odio contro Israele» e chiama in causa Palazzo Marino. «La locandina della manifestazione - dice - presenta il logo del Comune, che in modo irresponsabile sponsorizza e avalla la campagna mistificatoria di boicottaggio e odio nei confronti di Israele». Litta chiede «al sindaco Sala di ritirare immediatamente il patrocinio del Comune e di rendere conto all'opinione pubblica del sostegno offerto alla campagna denigratoria contro Israele, basata per giunta su un documento falso, menzognero, smentito e respinto dalla stessa Organizzazione delle Nazioni Unite». Del caso parlerà oggi in Aula Matteo Forte, capogruppo di «Milano popolare». «Strano Comune - dice - quello in cui: il sindaco, per un articolo di stampa in cui si preannunciava un avviso di garanzia, si autosospende e stimati dirigenti dell'urbanistica non si capisce bene accusati di cosa vengono spostati d'ufficio. Epperò lo stesso Comune apre le porte e riceve con tutti gli onori propagandisti della jihad palestinese».

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Enzo Cucco

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INACCETTABILE Il Coordinamento Torino Pride risulta tra gli organizzatori di un incontro con rappresentanti di ASWAT (l'associazione palestinese che si occupa anche di persone lgbt, che guarda caso ha sede in Israele) il 14 giugno prossimo, giorno prima del Pride. Avevo già esposto tutte le mie riserve alla Coordinatrice per questa iniziativa, quando avevamo letto i verbali delle riunioni del Coordinamento. Io spero che qualcuno abbia modo di alzare la mano e di parlare della situazione reale dei gay, delle lesbiche e delle persone transessuali nei Paesi Arabi, e non di dar spazio soltanto alla trita propaganda antisemita ammantata di pinkwashing. E così il Coordinamento Torino Pride batte un altro record, quello di essere uno dei primi in Italia ad aver organizzato e contribuito ad una iniziativa antigay. Complimenti! E magari loro sfileranno pure al Pride, che si tiene il giorno dopo. Non sono bastate le parole di Trudeau e del Parlamento tedesco contro il BDS. Addirittura li ospitiamo per la loro propaganda. La differenza tra l'Italia (e Israele) ed i territori controllati dalla Autorità palestinese è che qui vige la libertà di espressione, anche per coloro che raccontano menzogne. Li no, anzi .... Ed è una differenza fondamentale. Quindi tanti auguri e buon dibattito (sic!) ma non nel mio nome.

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