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Il Giornale Rassegna Stampa
10.04.2019 La quinta vittoria di Benjamin Netanyahu
Commenti di Deborah Fait, Fiamma Nirenstein, i dati riportati da Vito Anav

Testata: Il Giornale
Data: 10 aprile 2019
Pagina: 1
Autore: Deborah Fait - Fiamma Nirenstein - Vito Anav
Titolo: «La quinta vittoria di Benjamin Netanyahu - Bibi il duro prepara l'ultima battaglia - Elezioni: ecco i numeri»

In questa pagina il commento di Deborah Fait, aggiornato agli ultimi dati sui risultati elettorali; il commento di Fiamma Nirenstein sul GIORNALE di oggi, 10/04/2019, a pag. 13, andato in stampa quando ancora i dati erano parziali (come su tutte le cronache pubblicate dai quotidiani oggi, che non riportiamo perché già superate dagli sviluppi dello spoglio questa notte); "Breaking News" di Vito Anav con gli ultimi dati.

A destra: il risultato delle elezioni israeliane quando manca lo spoglio del 2% delle schede

Ecco gli articoli:

La quinta vittoria di Benjamin Netanyahu
Commento di Deborah Fait

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Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"

Dopo una notte di fuoco che vedeva assolutamente pari i due leader: 35 mandati per Bibi e 35 per Ganz, (Bibi ha ottenuto il 26,5 delle preferenze, Ganz il 26,1) il ci siamo svegliati questa mattina all'alba per constatare che la vittoria netta andava a Benjamin Netanyahu. La coalizione ha fatto il miracolo e il risultato è decisamente dalla parte della destra: 65 seggi su 120. Il centro sinistra ne ha 55, ben 10 di meno. Benny Ganz e tutto il partito Cahol-lavan (blu e bianco) ieri sera avevano festeggiato la vittoria che credevano sicura ma non avevano fatto i conti con le rispettive alleanze che hanno dato la vittoria a Netanyahu. Mentre scrivo sono stati scrutinati il 97,5% dei seggi, mancano ancora quelli dei soldati al fronte che stanno arrivando ma cambieranno di poco le coalizioni. I risultati vedono un grande flop dei partiti di sinistra, Avodà (labor) è scesa a 6 mandati, Merez e il partito arabo a 4 mandati ciascuno. Sembra che gli arabi israeliani abbiano disertato le urne e quelli che sono andati a votare hanno dato le loro preferenze ai partiti israeliani più che a quelli arabi. Con questa vittoria, direi netta e schiacciante, Netanyahu supera David Ben Gurion, cinque mandati contro quattro, significa passare alla storia e credo che possa esserne orgoglioso e noi con lui. E' evidente che ha lavorato al meglio rendendo Israele più sicuro, più ricco, un Israele che pur piccolo conta nel mondo come alcune nazioni tra le più potenti. Israele durante le amministrazioni di Netanyahu è sempre stata ai primi posti nel mondo in quasi tutto, tecnologia, scienza, economia, persino ultimo ma non ultimo ai primi posti tra i paesi più felici del mondo. Domani, 11 aprile, la navicella israeliana Bereshit arriverà sulla luna, allineandosi a potenze come USA, Russia e Cina. Tutto questo pur essendo in guerra continua con i propri vicini, pur dovendo difendersi da migliaia di missili, di attentati, di boicottaggio antisemita e di odio feroce di una parte di mondo. Israele è piccolo ma brilla di una luce immensa, c'è chi la ama e c'è chi, invidioso e rabbioso, la odia. A chi si sporca la bocca parlando di apartheid vorrei dire che ieri hanno votato, sia tra la popolazione civile che tra i soldati, cittadini israeliani composti da ebrei, arabi, drusi, etiopi, libanesi maroniti rifugiatisi in Israele, armeni, cristiani, bosniaci musulmani, europei di varie fedi. Mentre ero in fila al mio seggio ho visto umanità di tutti i colori e di tante culture, erano là per dare il loro voto alla democrazia israeliana in cui possono vivere liberi e rispettati. La democrazia di un grande paese dove possono votare o non votare liberamente, lavorare, scioperare, studiare e arrivare ai vertici a seconda delle possibilità individuali di ciascuno, indipendentemente dall'etnia o dalla fede che professa. A questo punto, in attesa dei risultati finalissimi, auguro a Benjamin Netanyahu, che gli israeliani chiamano già "Bibi, melech Israel" Bibi, re di Israele, buon lavoro, come sempre, e gli faccio i miei i migliori auguri per il bene di Medinat Israel.

IL GIORNALE - Fiamma Nirenstein: "Bibi il duro prepara l'ultima battaglia"

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Fiamma Nirenstein

Gerusalemme È difficile dire chi ha veramente vinto le elezioni in Israele, anche se Benny Gantz secondo gli exit poll del canale 13 ha quattro seggi più di Netanayhu (37-33). Secondo il canale 12 invece sono pari a 36. Ma la realtà è che il primo ministro sarà colui che riesce a formare il governo, per fare il quale occorrono almeno 61 voti in Parlamento. Le peggiori paure della sinistra, ovvero quelle della sparizione del Partito Laburista e del Meretz sono state fugate: il primo ha 8 e il secondo ha 4-5 seggi. Ma il blocco di destra sembra per ora essere più numeroso, e in questo caso Netanyahu sarà primo ministro per la quinta volta. La regola è che il presidente conferisca il mandato a seconda dei consigli dei partiti: per ora la maggioranza è pro-Bibi. Certo non è il trionfo che il premier che ha portato l'ambasciata Usa a Gerusalemme e il benessere al suo Paese avrebbe desiderato. Il martellamento contro Netanyahu ha avuto il suo risultato, anche se Bibi può farcela. Forse in questa fase, anche dopo giorni di aggressività estrema Netanyahu e Gantz ricominciano a pensare all'eventualità di una coalizione invece che a un governo fragile nel numero dei voti. Nel combattere la battaglia, nonostante i colpi bassi, i pettegolezzi, le accuse non si è perso il senso che per Israele le elezioni stesse sono una vittoria sulla storia: il popolo ebraico ha il suo Stato, la sua democrazia, con ben 6,3 milioni di cittadini che hanno diritto al voto, i media si sono ingaggiati in un furiosa competizione con schemi e esperti Il voto è stato un referendum su Netanyahu in cui ambedue i partiti maggiori, il suo Likud e Blu e Bianco, sono passati da dichiarazioni preventive di vittoria a richieste di aiuto agli elettori. I duellanti hanno lanciato alle folle il loro appello che è suonato disperato come una richiesta di palingenesi o di pace. Non è comune vedere il premier che gira con un megafono per le piazze e i mercati, e stavolta è andato in giro a dire: questione di vita o di morte. E anche Gantz e i suoi capi di stato maggiore sono passati da flettere di muscoli all'appello diretto e disperato. Non è stato uno scontro politico, perché nessuno aveva programmi di pace o di guerra, ma di svolte economiche o sociali: solo la determinazione a continuare in un ben sperimentato programma o cambiare una stagionata leadership. Bibi è un personaggio su cui si è accanita una furiosa critica internazionale: il fallimento di ogni trattativa coi palestinesi gli è stato imputato nonostante tutti i rifiuti e il terrorismo di questi anni, nella fantasia del politically correct Netanyahu è il colpevole. Il leader coi suoi 13 anni al potere, i suoi quattro mandati e la gioventù di combattente nella Sayeret Matkal, l'unità più audace, con la quale ha rischiato più volte la vita, è stato ferito due volte, ha costruito una personalità resistente alle critiche fino all'odio bruciante per la moglie. Figlio di uno dei migliori storici della storia del popolo ebraico, fratello di Yonathan che a Entebbe, miracolosamente salvò 102 ostaggi nel '76, restando ucciso, Bibi sente la sicurezza sociale di appartenere alla schiatta del sionismo originario, laico, colto ma conservatore. Adesso comincia la sua battaglia per ottenere il mandato e formare il governo, mentre Gantz farà lo stesso riprendendo un'intuizione molto equilibrata. Come ogni soldato di alto grado ha certo rischiato la vita anche se nessuno può dimenticare che nel 2011 divenne capo di stato maggiore in seguito a uno scandalo che costrinse a chiamarlo. Ma si tratta di un personaggio attaccato al suo Paese, figlio di sopravvissuti della Shoah, colto, affidabile, prudente, che ha subito scelte altrui nella linea di rabbia e odio contro il nemico. Adesso comincia la guerra di seduzione e di inganni per la formazione del governo.

Elezioni: ecco i numeri
Breaking News, di Vito Anav

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Vito Anav

10 Aprile 2019 ore 07:30
RISULTATI ELEZIONI DOPO LO SPOGLIO DEL 97% DELLE SCHEDE

Likud (Netanyahu) e Cachol Lavan (Gantz) in equilibrio con 35 mandati ognuno ( su 120 ). A grande distanza , con 8 mandati cadauno i 2 partiti dei religiosi Shas e Yahadut haTora`. Avoda` (Laburisti) scendono a 6 mandati. Ichud Ha-Yemin ed Israel Beitenu (Liberman) entrambi con 5 mandati . Meretz, Culanu (Kahlon) e Raam Balad superano il quorum e si assicurano 4 mandati ognuno Ha-Yemin Ha Chadash (Bennet) e Zeut (Feiglin) non superano il quorum e non ricevono pertanto mandati. Mancano ancora i voti in doppia busta chiusa dei seggi aperti per i soldati e le rappresentanze diplomatiche all'estero , che rappresentano circa il 2,5% dei voti e che a detta degli analisti non dovrebbero cambiare in maniera sostanziale i risultati. Riassumendo : il blocco delle destre 65 seggi su 120 , il blocco delle sinistre 55 seggi su 120 . Fonte : Dati Ministero degli Interni

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