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Il Giornale Rassegna Stampa
08.03.2019 Sumaya Abdel Qader, riconosciuti i legami con la Fratellanza Musulmana. Il sindaco Sala che cosa dice?
Commento di Alberto Giannoni

Testata: Il Giornale
Data: 08 marzo 2019
Pagina: 1
Autore: Alberto Giannoni
Titolo: «Islam estremo, Sala smetta di difenderlo»

Riprendiamo dal GIORNALE, ed.milanese, di oggi, 08/03/2019, a pag.1 con il titolo "Islam estremo, Sala smetta di difenderlo" il commento di Alberto Giannoni.

Non è una novità l'appartenenza di Sumaya Abdel Qader alla Fratellanza Musulmana, l'organizzazione fondamentalista islamica che vuole ricreare il Califfato e imporre la legge del Corano. La differenza è che adesso il suo legame è stato appurato definitivamente. Chi la ha accettato e spinto la sua candidatura nel Pd, quindi, non ha più la scusa di dire "non sapevo". Su questo il sindaco di Milano Sala dovrebbe riflettere, e non restare in silenzio come ha fatto finora, visto che il legame della Qader con la Fratellanza musulmana era un segreto di Pulcinella, solo il sindaco fingeva di non saperlo.

Ecco l'articolo:

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Alberto Giannoni

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Sumaya Abdel Qader: Pd e Fratellanza Musulmana

Fare finta di niente non è più possibile. Dopo il decreto di archiviazione del giudice Guido Salvini, nessuno potrà continuare come se niente fosse. Non potrà farlo il sindaco, non potrà farlo la consigliera musulmana Sumaya Abdel Qader e non potrà più farlo neanche il suo partito, il Pd. Nessuno potrà più liquidare come «invenzioni» - o peggio come paranoie xenofobe - le domande e le richieste di chiarezza che sono state avanzate con l'obiettivo di chiarire i rapporti fra l'integralismo e l'islam politico. E fra questo e la politica. Archiviando la querela presentata da Abdel Qader, un giudice della Repubblica italiana ha riconosciuto che anche in questo caso è stato esercitato un «diritto di critica». Non è il primo a farlo. Poco meno di un anno fa, esaminando un'altra querela, indirizzata contro il consigliere popolare Matteo Forte e contro la musulmana liberale Maryan Ismail, un altro magistrato aveva legittimato domande simili. E aveva stabilito che non erano «frutto di allusioni malevole, ma di dati oggettivi», di fatti in cui erano coinvolti sigle ed «esponenti ideologicamente legati all'estremismo islamico». La sconfitta ora è su tutta la linea: le domande sono legittime e certi legami ci sono stati. Parlare di Fratelli musulmani non è più un tabù. Voltarsi dall'altra parte è un riflesso. Per descrivere un'analoga negazione della realtà, in Francia si parla di «rienavoirisme» e questo «nientachevederismo» è il riflesso in cui cade chi (di sinistra, politicamente corretto) dichiara per esempio che il radicalismo islamico non ha «niente a che vedere» con la religione. Mutando le cose, ora da Milano si può affermare che un islam politico a cui il Pd ha aperto le braccia, ha a che fare con un certo integralismo e che questo è il portatore di una ideologia oscurantista «di completa prevalenza della religione sullo Stato e sulla società civile». Fare finta di niente non è più possibile. Il Pd aveva fra le sue fila Maryan Ismail, una musulmana sufi, una donna simbolo di un islam laico, democratico e liberale, capace di sfilare il 25 aprile insieme agli esponenti della comunità ebraica. L'ha letteralmente fatta scappare, o meglio l'ha cacciata per scegliere altro. I dirigenti dem potranno mai rimediare a questo disastroso errore? E come ci riusciranno se non lo ammettono chiedendo scusa - magari prima dei canonici 20 anni di ritardo - alla Ismail che ne ha patito le conseguenze a tutti i livelli? E ha un bel dire Sumaya Abdel Qader che intende andare avanti («tranquilli, non mi fermo»). Avanti sì, ma in quale direzione? Chi, come il Giornale, non è mai sceso sul terreno dei personalismi e delle polemiche gratuite, non le chiederà certo ora pubbliche abiure. Il problema non è personale, ma politico e civile. Barcamenarsi anche abilmente fra «posizioni» e generici impegni non basta più. Occorrono parole nette, strappi e battaglie in campo aperto. Sumaya Abdel Qader potrebbe recidere una catena di accondiscendenze e ambiguità? E se non lo facesse, il Pd e il sindaco Sala che ha garantito per lei, potrebbero permettersi di fare finta di nulla ancora per molto, lasciando che questa opacità gravi sulla poltrona di una vicepresidente di commissione Cultura? Questi sono i nodi da sciogliere e questa opacità ora grava anche sul piano moschee. E il tempo delle ambiguità è davvero finito.

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