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Il Giornale Rassegna Stampa
31.01.2019 Hebron, via i soldati Onu che ostacolano la sicurezza israeliana
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 31 gennaio 2019
Pagina: 10
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Strappo Israele-Onu, soldati via da Hebron compresi gli italiani»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 31/01/2019, a pag.10 con il titolo "Strappo Israele-Onu, soldati via da Hebron compresi gli italiani" il commento di Fiamma Nirenstein.

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Fiamma Nirenstein

C' era una volta una forza dell'Onu che doveva tenere a bada la situazione di Hebron, uno dei punti più delicati del conflitto israelo-palestinese. Il suo none: Tiph, Temporary international presence in Hebron, ma era temporanea per modo di dire dato che esisteva dal 1979. Ovvero, ancora esiste, ma un paio di giorni fa Netanyahu stesso ha annunciato che non rinnoverà questa presenza, che deve essere confermata ogni sei mesi: andranno a casa norvegesi, svedesi, svizzeri, turchi e anche italiani, nel dispiacere del ministro degli Esteri italiano Moavero che ha espresso «rammarico» durante una sua visita di tre giorni a Gerusalemme e poi nell'Autonomia Palestinese. Ma perché rammaricarsi? In realtà, non c'è di che, certo la Tiph non ha promosso simpatia né dialogo. Dall'inizio questa forza ha avuto una posizione fortemente protettiva e amichevole nei confronti dei palestinesi, che per altro a Hebron hanno una forte roccaforte di Hamas e una base terrorista, ma a quel tempo ce n'era una buona ragione: la Tiph fu istituita quando un assassino ebreo, il famigerato Baruch Goldstein, un residente del sobborgo di Kiriat Arba, compì una strage di 29 musulmani in preghiera nella moschea sita nella sinagoga costruita sulla Tomba di Abramo, Isacco e Giacobbe.

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Hebron

Nel 1997, dopo una trattativa lacrime e sangue, fu proprio Netanyahu a cedere all'Autorità Palestinese l'80 per cento della città in cui vivevano 220mila palestinesi, e Israele mantenne il controllo sul 20 per cento, con una comunità molto determinata e religiosa di persone che sono stati trattati come criminali dal mondo intero e chiamati con disprezzo «coloni» solo per la loro scelta di seguitare a pensare che la città biblica dei patriarchi sia anche ebraica. Oltretutto nel 1929 fu sede di un orrido pogrom arabo contro gli ebrei. La Tiph ha trattato i cittadini ebrei di Hebron, spiegano loro, come fossero tutti epigoni di Baruch Goldstein, sospettati di violenza e tenuti a bada mentre i palestinesi venivano coccolati. Si sono viste foto di un bambino ebreo schiaffeggiato da un membro della Tiph e anche gomme squarciate dai tutori dell'ordine. Le denunce degli abitanti di Hebron si sono susseguite; la presenza della Turchia, odiatrice professionale di Israele, le evidenti preferenze per i palestinesi, sono diventate sempre più pesanti. I leader della Judea e della Samaria hanno insistito perché in campagna elettorale si prendono decisioni rimuginate a lungo, il ministro degli Affari strategici Gilad Erdan ha consegnato a Netanyahu un rapporto che prova che i membri della Tiph creano deliberatamente incidenti, e comunque gli attacchi anche letali a ebrei a Hebron e dintorni non sono mai stati prevenuti. Così come non sono mai state prevenute dall'Unifil le azioni degli Hezbollah contro Israele, nemmeno la laboriosa e evidente costruzione delle gallerie sul confine del Libano. Che l'Onu non abbia nessuna simpatia per Israele? E che Israele si sia stufata di subire le sue inutili vessazioni? Sembrerebbe dimostrarlo la fuoriuscita dall'Unesco. E adesso la conclusione della storia della Tiph.

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