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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale Rassegna Stampa
12.08.2018 Corbyn sbugiardato: portò fiori ai terroristi di Monaco '72
Due analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 12 agosto 2018
Pagina: 14
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Corbyn sbugiardato: portò fiori ai terroristi - Erdogan travolto si rifugia in Allah»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 12/08/2018, a pag.14, con il titolo "Corbyn sbugiardato: portò fiori ai terroristi" il commento di Fiamma Nirenstein; a seguire, l'articolo datato 11/08/2018 dal titolo "Erdogan travolto si rifugia in Allah".

A destra: Jeremy Corbyn depone una corona di fiori in ricordo dei terroristi che assassinarono gli atleti israeliani a Monaco nel 1972

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Fiamma Nirenstein

"Corbyn sbugiardato: portò fiori ai terroristi"

Fu nel settembre del 1972 che l'orrore del terrorismo palestinese raggiunse il suo picco: 11 atleti israeliani che partecipavano alle Olimpiadi di Monaco furono presi in ostaggio da un commando. Due atleti furono torturati e uccisi sul posto, altri 9 trucidati all'aereoporto. Una vecchia vicenda purtroppo piena di signficati contemporanei. Essi riguardano da vicino Jeremy Corbyn, che in una foto pubblicata dal Sunday Times, scattata in Tunisia nel 2014, onora con una corona di fiori la tomba di quei terroristi. Il leader dei laburisti inglesi, che potremmo trovarci presto primo ministro in Inghilterra, ha negato di essere là proprio per onorare quegli specifici palestinesi, ma le foto sono spietate: Corbyn prega con le mani rivolte verso l'alto, come un fedele musulmano, sulla tomba di Atef Bseiso, che ideò l'attacco a Monaco; lui ha detto che era là per ricordare le vittime di un attacco aereo israeliano a Tunisi (per altro tutti ben certificatio terroristi, come Salah Khalaf capo di Settembre Nero) ma quelli sono seppelliti a una quindicina di metri da dove Corbyn si commuove. É solo una delle tante delle espressioni antisemite e antisraeliane del leader socialista che ha chiamato fratelli gli uomini di Hamas; ma nonostante l'alto prezzo politico dentro e fuori del partito, il leader del Labour non vuole, non può rinunciare al suo odio. É la rappresentazione in termini iperrealistici della scivolata della sinistra europea verso l'antisemitismo di cui ha sempre accusato la destra, ma è difficile immaginare che persino per un gesto così rivoltante Corbyn paghi un prezzo: anzi al suo estremismo si ispirano tutti quelli che di fronte alla crisi della sinistra immaginano un nuovo tipo di populismo che sgomini quello di destra. Corbyn ha incoronato la sua carriera pubblica di antisemita sostenendo dopo un viaggio a Gaza di aver visto lo stesso tipo di distruzione che i nazisti avevano portato a Stalingrado e a Leningrado; e ha fatto storia per aver portato il partito a rifiutare la definizione internazionale di antisemitismo (scritta dall'Alleanza Internazionale per la Memoria) basata su 11 esempi di antisemitismo contemporaneo, spingendo i giornali ebraici inglesi a una protesta collettiva anche se in genere sono su posizioni opposte. Corbyn e i suoi non accettano di considerare antisemita la comparazione di Israele ai nazisti (che gli piace particolarmente): Corbyn è una pellaccia di antisemitta, la sua schiera può esserne fiera: loda i terroristi, nega l'Olocausto, ha partecipato a conferenze sul tema e ha donato denaro a Paul Eisen, un noto negazionista; ha tenuto una riunione in parlamento durante il Giorno dell Memoria del 2010 col maggiore negazionista olandese Hajo Meyer; è stato spesso implicato in manifestazioni di puro incitamento antisraeliano, e il suo palese odio per lo Stato Ebraico è diventato senso comune presso molti membri del suo partito. La confusione dell'opinione inglese può portare quest'uomo sullo scranno di primo ministro e creare quindi una situazione di persecuzione antiebraica? La risposta è si: nessuno dei populismo sospettati di antisiemtismo si è spinto lontano come lui, sulla tomba degli assassini di Monaco.

 

 

"Erdogan travolto si rifugia in Allah"

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Turchia: Erdogan mette a tacere l'opposizione

It's the economy stupid, è l'economia stupido! Valeva come frase chiave della campagna elettorale di Clinton contro Bush nel 1992, e adesso fa un effetto secco quando si vede l'isterismo di Tayyp Erdogan di fronte al tracollo: il suo atteggiamento di continua minacciosa interna e internazionale, la prepotenza che si trasforma in repressione senza pari, l'autoritarismo da sultano specie da quando ha vinto le elezioni il 24 giugno risultano irrilevanti o persino ridicole di fronte alla bancarotta. Si tratta di miliardi, ieri Erdogan ha capito che le sanzioni americane stanno veramente entrando in vigore, che l'inflazione è al 16 per cento e cresce ancora e la banca centrale non è capace di aumentare i tassi in risposta, che la moneta perde l'11,5 per cento ogni giorno, che Trump adesso ha deciso di alzare le tariffe sull'importazione di alluminio e di acciaio dalla Turchia... La frana si è fatta incontenibile, la mitologia del leader islamista che tuttavia può continuare a dialogare con l'Occidente approfittando della memoria storica dell'unico Paese musulmano moderato e collegato per motivi culturali e militari all'Occidente a fronte di un mondo arabo molto meno avanzato, si è infranto sulla crisi del capo. Trump lo ha stretto in un angolo: Erdogan ieri. assediato dal crollo della borsa, dalla crescita del prezzo del denaro, terrorizzato dall'abbandono del campo degli investitori internazionali ha chiesto, di fatto inerme se non di paroloni, una risposta alla sua gente: "Se avete dollari, euro, o oro sotto il cuscino, andate in banca e cambiateli in lire turche. E' una battaglia nazionale". Se l'è presa non solo con Trump m anche con quella "lobby dei tassi di interessi" che quindi ci possiamo aspettare di vedere perseguitata. Una delle tante teorie della cospirazione di chi ha già messo in galera decine di migliaia di supposti cospiratori contro il suo potere. E occorre tenere ben presente, egli considera questo potere divino. Sempre in tv ha esclamato "Se loro hanno i dollari, noi abbiamo la nostra gente, abbiamo il nostro diritto e abbiamo Allah". Come Ahmadinejad a suo tempo in Iran, qui Erdogan spinge molto avanti la sua immagine religiosa, peraltro legata alla Fratellanza Musulmana, fino a far dire e scrivere frasi in cui ,lo si è disegnato sfolgorante di un carisma che lo rende simile a Dio, o forse Dio stesso. Molte citazioni descrivono una'era mistica e un'emanazione di potere sacrosanto dalla sua persona. La tradizione secolare della Turchia Erdogan l'ha spezzata aumentando il budget del "direttorato" religioso (di fatto un Ministero con poteri potenziati) è arrivato a 2 miliardi e mezzo di dollari mentre, ad esempio il Ministero degli Esteri ne ha 636 milioni e mezzo. Il direttorato ha la funzione di gestire l'allargarsi a macchia d'olio del giogo religioso, dall'abbigliamento allo stile di vita, alla libertà di espressione. La gestione dei soldi la decide il capo, e in queste ore quello che promette al popolo una svolta economica risolutiva è il ministro delle finanze che è anche il genero di Erdogan, Berat Albayrak, destinato a un esplicita espansione del potere del Ministero. La crisi con gli americani è nata sull'onda della detenzione del pastore americano Andrew Brunson, detenuto oramai da due anni, accusato dal regime turco di aver cospirato contro il governo e vista invece in America come una forma di persecuzione religiosa. Le richieste di liberazione dell'americano sono state definite da Erdogan di "evangeliste e sioniste". Trump ha reagito con le sanzioni. Lo scontro con la Turchia è la caduta di un tabù per cui gli eredi dell'impero Ottomano sono comunque interlocutori privilegiati dell'Occidente, qualsiasi cosa facciano o dicano. Può portare gravi danni al favoleggiato rapporto con l'Islam? In realtà no, perché quello l'ha già distrutto Erdogan col suo comportamento.

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