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Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 08/09/2017, a pag. 1-12, con il titolo "I lager libici sono un orrore ma i trafficanti sono peggio" l'analisi di Fausto Biloslavo.
L'agenzia dell'Onu ha fondi limitati e quest'anno prevede il rimpatrio di diecimila persone, più della metà già eseguito. Nei centri di detenzione del ministero dell'Interno libico, però, ce ne sono almeno settemila. Prima di aprire le frontiere europee sarebbe meglio finanziare in maniera celere e robusta i rimpatri da Tripoli. Nella sua lettera Msf dedica all'argomento cruciale una sola riga. Non c'è dubbio che per i migranti la Libia sia un inferno, ma nel j'accuse umanitario, si mescolano, con la classica tattica della disinformazia, fatti e situazioni diverse. Sembra quasi che tutti i migranti soffrano come bestie solo nei centri di detenzione del governo. Ci sono entrato e garantisco che assomigliano a gironi danteschi, ma il grosso dei dannati, almeno mezzo milione di persone in attesa dell'imbarco verso l'Italia, è in mano ai trafficanti veri, non i poliziotti, che bruciano vivo chi non ha soldi, per dare un esempio. Nelle gabbie del ministero dell'Interno i migranti non vengono trattati bene anche se sette centri sono stati appena chiusi proprio per questo motivo e molte guardie, pure a livello di comandanti, denunciano loro stessi una situazione «disumana». Non sono dei santi, ma non nascondono che con un budget di 1,25 dollari a testa al giorno per i pasti non si sfama un migrante. Le guardie puntano il dito contro l'Unione europea e le organizzazioni internazionali, che fanno troppo poco per migliorare la situazione. I centri di detenzione libici dovrebbero passare direttamente sotto controllo dell'Onu per fare rispettare gli standard minimi di umanità, eventualmente selezionare chi ha diritto all'asilo in Europa e rimandare a casa in tempi brevi gli altri. Neanche a cercarlo con il lanternino ho trovato un siriano, in fuga veramente dalla guerra, dopo una settimana passata nei famigerati centri libici. La stragrande maggioranza è composta da migranti per motivi economici, a cominciare da bengalesi e africani, che in Italia sono considerati illegali. Non solo: nei gabbioni infernali dove vivono ammucchiati i migranti in condizioni terribili non ho visto neanche un volontario di Msf, che pure sostiene di operare da un anno nei centri di detenzione e tantomeno di altre Ong. Forse, prima delle lettere aperte, era meglio sporcarsi le mani fino in fondo infilandosi in massa nei «lager» libici convincendo il governo Serraj, appoggiato dall'Onu, per cercare di alleviare le pene dei dannati dell'immigrazione. Per non parlare della voluta omissione di una banale verità, che tutti i migranti intercettati in mare e riportati in Libia ti raccontano. All'imbarco i trafficanti li hanno sempre assicurato che il viaggio in gommone è breve e sicuro perché le navi italiane o delle Ong vengono a recuperarli nel giro di poche ore. E così è stato fino al famoso codice per le organizzazioni umanitarie e altre mosse del Viminale. A questo punto chi è complice di cosa nel dramma dei migranti in Libia? Per inviare al Giornale la propria opinione, telefonare: 02/ 85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante segreteria@ilgiornale.it |
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