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Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 22/05/2017, a pag. 10, con il titolo "Arabia, svolta di Trump: 'Lotta a Iran e terrore, l'islam è nostro alleato' ", l'analisi di Fiamma Nirenstein.
Ecco l'articolo:
Forse Trump, che è stato accolto con fasto da mille e una notte, in una sala da sogno, con regali e riverenze (per altro ricambiate) non ha resistito come tanti politici speranzosi prima di lui, e non solo americani, alla consueta tentazione di fondare un nuovo Medio Oriente. Ma il suo discorso, che disegna un passaggio dalla preferenza obamiana per l'Iran a una scelta pragmatica filo sunnita e a una ripetuta messa in guardia della Repubblica Islamica, unita all'esasperazione generale verso il terrorismo, è nuovo: lo è cioè l'idea di fondo di Trump di formare una coalizione moderata capeggiata dall'Arabia Saudita (di cui con un colpo di spugna ha cancellate le violazioni dei diritti umani e i finanziamenti alle madrasse estremiste) ha due grandi garanti. Il primo si chiama convenienza economica, e Trump è specializzato in questo campo: le possibilità di riuscire sono legate agli accordi miliardari firmati per la vendita di armi americane che, come ha detto il presidente, porteranno molti posti di lavoro e ai sauditi porteranno armi micidiali capaci di tenere a bada l'Iran. Trump ha parlato della necessità dei giovani mediorentali di vivere in un universo moderno, ricco, avanzato: dunque, business e pace. Ma il secondo garante della linea Trump è la necessità di contenere l'Iran: non gli ha lesinato critiche e persino minacce, ha parlato di sanzioni e di tagliare le finanze a chiunque ne faccia uso contro la pace e per sostenere il terrorismo, cioè l'Iran; ha ricordato l'intenzione di Teheran distruggere Israele; poi, ha disegnato l'orrore morale di chi sostiene Assad che ha ucciso i suoi cittadini col gas nervino. Insomma l'Iran è uscito dal suo discorso come un nemico che porta instabilità e violenza. Trump ha anche molto innovato la definizione dei primi nemici da battere aggiungendo all'Isis anche gli Hezbollah e, novità che parifica il terrorismo che Israele subisce a quello del resto del mondo, di Hamas. Trump così facendo ha creato un problema non piccolo per Abu Mazen, che tuttora ambisce a unificarsi con questi fratelli dichiaratamente terroristi. Trump, nonostante la grande tempesta domestica, ha avuto coraggio, e si è mostrato in ottima forma persino ballando la danza tradizionale dei guerrieri sauditi. Ha anche portato Ivanka e Melania a sventolare le chiome sotto i nasi vetusti dei dignitari sauditi e sotto lo sguardo smaliziato di tutti quei giovani principi palestrati che nella sala tutta scintillante spippolavano i telefonini e ridacchiavano sotto la kefia ben stirata. Questo prima che entrassero il re e il presidente, si capisce. In generale questo incontro, che ha avuto in comune con quelli di Obama solo la ripetizione del mantra che nessuno si sogna di dettare a quel mondo come deve vivere e in che cosa deve credere, apre davvero se non un'era, un momento nuovo. Naturalmente Trump, in partenza per Israele, ha anche annunciato la sua intenzione di portare la pace fra israeliani e palestinesi. Beh, si dice sempre così. Oggi comincia questo capitolo. Per inviare la propria opinione al Giornale, telefonare: 02/85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante segreteria@ilgiornale.it |
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