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Il Giornale Rassegna Stampa
21.05.2017 Trump con Melania (senza velo) in Arabia
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 21 maggio 2017
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Trump con Melania (senza velo) in Arabia»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 21/05/2017, a pag. 12, con il titolo "Trump con Melania (senza velo) in Arabia", l'analisi di Fiamma Nirenstein.

Sulla Repubblica Ayaan Hirsi Ali attacca Donald Trump per la sua visita in Arabia Saudita. Quello che dimentica, però, è che in questa circostanza, per contenere l'espansionismo del regime fanatico degli ayatollah iraniani, è indispensabile un accordo con i sauditi. Non si può inoltre chiedere a Trump di risolvere in 4 mesi tutti i problemi: neanche il Presidente degli Usa ha la bacchetta magica. Molti "esperti" non hanno mai speso una parola per condannare il regime islamista sunnita in Arabia Saudita, lo fanno adesso al solo scopo di screditare Trump.

Ecco l'articolo:

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Fiamma Nirenstein

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Trump in visita in Arabia Saudita

Melania Trump il velo non se l'è messo nemmeno a Riad, prima tappa della maratona fra le tre religioni che porterà il marito in Israele e poi fino dal Papa. La sua chioma bionda brillava audacemente sotto il sole saudita anche in presenza dell'81enne re Salman. Ma è l'unico segno della superata esibizione di occidentalismo del presidente degli Stati Uniti. Adesso il mondo arabo è amico.

Donald Trump e sua moglie sono scesi dall'Air Force One; il re, che cammina col bastone, ha lasciato la sua macchinetta da golf per incontrarlo ai piedi dell'areo. I due si sono scambiati gentilezze mentre nel cielo sfrecciavano i jet che lasciavano scie rosse, bianche e blu. Una volta a corte, raggiunta con una scorta di guardie a cavallo, Trump ha ricevuto la maggiore onorificenza civile, il collare Abdulazzis Al Saud. La motivazione: «L'impegno a realizzare sicurezza e stabilità nella regione e nel mondo». Ma non guasta certo che fra gli accordi raggiunti, uno riguardi la vendita di armi americane per l'enorme somma di 110 miliardi di dollari. Oggi Trump incontra tutti i rappresentanti del Paesi sunniti moderati, e terrà un discorso. II presidente punterà su un'alleanza che batta il terrorismo, riduca Assad ai minimi termini, blocchi il disegno egemonico dell'Iran e le ambizioni russe nell'area, realizzi con Israele e i palestinesi almeno un po' di pace. Anzi, si dice che Trump otterrà da Israele la promessa di non avviare nuovi progetti nei «territori» in cambio di trattative della durata di un anno.

Ma si vedrà. Intanto Trump disegna la sua strategia per il mondo musulmano tutta al contrario di quella di Obama. Obama pensava di conquistare il Medio Oriente avvicinandosi simpateticamente all'Islam, riconoscendo le colpe del colonialismo e dell'imperialismo, confinando il terrorismo a una zona marginale della sua strategia e soprattutto scegliendo alla fine l'Iran come partner strategico; fra i sunniti, si è disegnato alcune forze moderate di sua scelta, come la radicalissima ma travestita Fratellanza Musulmana, e ha pensato di condurle per mano verso la sua scelta di promuovere a partner il mondo sciita dominato dall'Iran, con cui ha firmato un accordo. II risultato è stato molto pesante, con l'estendersi della guerra in Siria e la sfacciataggine iraniana che si è trasformata in imperialismo. Trump può, agli occhi dei sauditi, ricostruire l'equilibrio perché è un partner pragmatico che subito ha messo l'Iran «in guardia» dal violare il trattato contro il nucleare e ha minacciato la ripresa delle sanzioni.

Dice l'analista Ali Shihabi sul New York Times che l'accento sulla guerra al terrorismo, che oggi Trump metterà al centro del suo discorso è la chiave: serve a mostrare che il Califfato è anche acerrimo nemico dei sauditi eliminando così il sospetto di essere una delle fonti principali del terrorismo. Ora Trump li sceglie come partner, un contrappeso alla scelta putiniana che preferi servirsi dell'Iran e degli Hezbollah, nemici giurati dei sunniti che considerano infedeli e che ormai controllano Siria, Irak, Libano, e che finanziano gli Houti nella guerra in Yemen. Trump ha bisogno dei sauditi per i droni che uccidono i leader terroristi fra cui il feroce Anwar al AwlaId. Trump il pragmatico viene guardato come colui che definì l'accordo con l'Iran «il peggiore mai stipulato» e che intende rimettere mano alle sanzioni. Salman ha bisogno di navi americane che difendano lo stretto fra lo Yemen e l'Africa. E anche che gli Usa riconoscano che anche se i diritti umani lasciano molto a desiderare, pure c'è qualche cambiamento sospinto da Mohammed Bin Salman, principe della corona, che cerca di limitare i poteri della polizia religiosa mentre conferisce per la prima volta a una donna la direzione dello stock exchange. E chiaro che si parla anche di Israele e dei palestinesi: anche se è evidente l'interesse saudita, egiziano, dei Paesi del Golfo a un'amicizia strategica, tecnica, economica con Israele, pure il grande totem palestinese si erge come il simbolo maggiore del rifiuto arabo, forse l'unico tratto che ha unificato fino a oggi tutto il mondo musulmano. Ma Trump ci proverà, da businessman.

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