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Il Giornale Rassegna Stampa
27.09.2013 Qatar: operai in schiavitù per costruire gli stadi dei Mondiali di calcio
commento di Fausto Biloslavo

Testata: Il Giornale
Data: 27 settembre 2013
Pagina: 15
Autore: Fausto Biloslavo
Titolo: «Nel Qatar torna la schiavitù: serve per costruire gli stadi»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 27/09/2013, a pag. 15, l'articolo di Fausto Biloslavo dal titolo "Nel Qatar torna la schiavitù: serve per costruire gli stadi".


Fausto Biloslavo, Mondiali di calcio del 2022


Emiro del Qatar, nessun miglioramento rispetto al suo predecessore

La coppa del mondo in Qa­tar del 2022 si giocherà grazie agli «schiavi». Lavori forzati, stipendi e documenti trattenu­ti, ma pure niente acqua nel de­serto sono gli abusi scoperti da un'inchiesta del giornale bri­tannico Guardian . Per costrui­re le infrastrutture necessarie nell'emirato molti operai stra­nieri vengono sottoposti ad una moderna schiavitù. Solo dal 4 giugno all'8 agosto, 44 ne­palesi, i più poveri e maltratta­ti, sono morti per la durezza del lavoro. Ufficialmente di in­farto o in incidenti nonostante fossero tutti giovani e forti. Ma­ya Kumari Sharma, l'amba­sciatore del Nepal a Doha, si è spinto a definire l'emirato co­me «una prigione a cielo aper­to » per i migranti in cerca di la­voro. Imbarazzo per la Fifa che si dice «preoccupata».
La lista di abusi è impressio­nante. Nel cantiere più vasto per la coppa del mondo ci so­no prove, se­condo il quo­tidiano bri­tannico, di la­vori forzati. Ad alcuni ope­rai sono stati trattenuti me­si di paghe per evitare che scappi­no. In molti casi vengono confiscati i passaporti dei lavoratori stra­nieri e rifiutato il rilascio di un documento d'identità trasfor­mandoli di fatto in clandesti­ni. I disgraziati per non finire in galera o deportati accettano qualsiasi condizione. Anche la più inumana, come una stanza dove dormono in 12 senza aria condizionata con i 50 gradi dell'emirato.
Testimonianze parlano di la­vori forzati nella calura del de­serto senza acqua potabile da bere. La situazione è talmente drammatica, che una trentina di nepalesi ha trovato rifugio nelle loro ambasciata denun­ciando le brutali condizioni di lavoro. «Non stiamo parlando del rischio che le infrastruttu­re della coppa del mondo del 2022 vengano costruite grazie ai lavori forzati. Sta già acca­dendo » ha denunciato Aidan McQuade, direttore dell'asso­ciazione Internazionale con­tro la schiavitù fondata nel 1839.
Il Qatar, che ha mandato i suoi corpi speciali per abbatte­re il regime di Gheddafi in Li­bia e finanzia i ribelli siriani, in­vestirà 100 miliardi di dollari
per preparare l'emirato alla coppa del mondo di calcio. Il Paese piccolo ma ricchissimo, grazie a gas e petrolio, sta co­struendo una nuova città, Lu­sail city, che ospiterà 200mila persone in vista del grande ap­puntamento del 2022. Per la prima volta un Paese del Me­dio Oriente ospiterà la coppa del mondo ed il giovane emi­ro, Tamim bin Hamad Al Tha­ni, che fa finta di ammiccare all'Occidente, si gioca la fac­cia. A Lusail city, dove si sono verificati gran parte degli abu­si venuti alla luce, verrà costru­ito lo stadio da 90mila persone che ospiterà la finale. Il «Comitato supremo» che sovrintende ai grandi piani in vista della coppa del mondo ga­rantisce che le regole di rispet­to dei lavoratori impiegati so­no ferree ed il governo sta svol­gendo un'inchiesta sugli abu­si. Il problema è che in Qatar vi­vono solo 300mila autoctoni, ma il Paese va avanti grazie ad una forza di lavoro straniera di 1 milione e 200mila persone. In gran parte reclutati in Asia, dal Nepal al Bangladesh, da ap­profittatori che li mandano a lavorare nell'Emirato in condi­zioni disumane trattenendo, in cambio, parte dello stipen­dio. Pochi osano parlare, co­me Rama Ku­mar Mahara, 27 anni, che denuncia l'obbligo di «lavorare per 12 ore al gior­no senza ci­bo ». Se qual­cuno prote­sta viene picchiato e se­condo la stampa tede­sca la paga dei più dere­li­tti è di 78 cen­tesimi di euro all'ora. Il sistema per schiaviz­zare gli ope­rai si chiama kafala . I lavo­ratori s­ono le­gati al loro da­tore di lavoro, che deve con­cedere l'autorizzazione per far­li tornare a casa.
Sharan Burrow, della Confe­derazione internazionale dei sindacati, ha incalzato: «Il Qa­tar è uno Stato schiavista. Si ri­schia che i lavoratori che mori­ranno per costruire le infra­strutture saranno di più dei 736 calciatori che partecipe­ranno alla coppa del mondo».

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