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Il Giornale Rassegna Stampa
30.04.2013 Hamas: educarli fin da piccoli a 'combattere' contro Israele
commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 30 aprile 2013
Pagina: 19
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Quei bambini di Gaza chiamati Spada e Guerra. A scuola studiano mitra»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 30/04/2013, a pag. 19, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Quei bambini di Gaza chiamati Spada e Guerra. A scuola studiano mitra ".

Sullo stesso argomento, invitiamo a leggere la 'Cartolina da Eurabia' di Ugo Volli di questa mattina, pubblicata in altra pagina della rassegna
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=48980


Fiamma Nirenstein                    Hamas

Si comincia molto molto pre­sto. Prima ancora di nascere, se è vero, come è vero, che ci sono una quantità di creature che na­scono da famiglie del grande mondo islamico che si trovano a chiamarsi Guerriero, Spada dell’Islam,Guerra Santa (come sottolinea preoccupato lo stu­dioso americano Ha­rold Rhode). Ci sono anche tanti ragazzi­ni che invece vengo­no chiamati Jamil, (bello) o Latif (ami­chevole). Dunque, guai a fare di tutte l'erbe un fascio, e cer­to c'è un epica, un modo di essere, un pensiero, e restereb­be inattaccabile fol­clore e tradizione se si trattasse di guerre dei pupi e non di guerra vera.
Perché la cosa si fa preoccupante se questa impronta sui bambini diventa in­segnamento scolasti­co, televisivo, civile. I teen ager di Gaza de­vono imparare a scuola come mate­ria di studio, l'uso dei Kalashnikov e an­che dei missili da spalla e degli Rpg an­ticar­ro che poi vedia­mo piovere sulle cit­tà israeliane. Li adde­strano professori in­caricati dal ministe­ro degli interni, af­fiancati
per la scientificità dell' informazione dalle Brigate Ez­zedim al Qassam, il famoso braccio armato di Hamas, che mai si è saputo avesse poi altre braccia. I ragazzini imparano anche attività civili, come spe­gnere gli incendi, ma il video della scuola Gamal Nasser ci mostra un assalto con Rpg con­tro una torre di avvistamento con bandiera israeliana. Que­sto corso settimanale è per 37mila allievi e i corsi sono inte­grati dai campi estivi con lezio­ni su esplosivi e armi.
È mai possibile immaginare un processo di pace con una gio­vane leadership formata da questi corsi? Nessuno può di­menticare sia lo scandalo nato dal finanziamento da parte dell' Italia stessa all'Autonomia Pa­lestinese di libri di testo che si ri­velarono carichi di odio. Nel 2008 il personaggio più popola­re della tv per bambini palesti­nesi era Farfur, un clone di To­polino che viene barbaramen­te ucciso dai soldati israeliani dopo il seguente dialogo: Far­fur: «Sanabel, che vuoi fare per aiutare la Moschea di Al Aq­sa? ». Bambino: «Vogliamo combattere». Farfur: «E che al­tro?
» «Vogliamo spazzar via gli ebrei». Dopo che Farfur viene trucidato, una bambina di tre anni intervistata diceva «Non ci piacciono gli ebrei perché sono cani. Li combatteremo». E dal­lo studio un'altra bambina: «Oh Shaima hai ragione, gli ebrei sono criminali, e nostri ne­mici ». L'educazione antisemi­ta e alla guerra per i bambini è ovunque, basta guardare il Pmw, Palestinian Media Wa­tch, un sito che raccoglie poe­sie, canzoni, articoli, insegna­menti. I campi estivi vengono intitolati, come tante piazze e strade, a terroristi che hanno uc­ciso civili nei ristoranti o sugli autobus. Nelle scuole dell'Un­rwa, l'organizzazione dell'Onu che a differenza di tutte le altre prende cura di un solo tipo di profughi, i palestinesi, un nuo­vo film del Center for Near East Policy dimostra che i 500 milio­ni l'anno che l'Onu dona solo per le scuole è speso male. Si im­para dal video che la coesisten­za con Israele non viene mai in­segnata, anzi. Due clip ci mo­strano bambini sotto i dieci an­ni che parlano degli ebrei, defi­nendoli nemici di Allah: «Dob­biamo ucciderli tutti». Arafat prima dell'inizio della seconda Intifada chiamò migliaia di bambini a marciare su Gerusa­lemme con un sorriso estatico, affermando che sarebbe stata la cosa più bella del mondo. Pur­troppo la politica verso l'infan­zia non è cambiata, e in gran parte noi la finanziamo non chiedendo un vero rendiconto degli aiuti. Se si vuole la pace, cominciamo dalle scuole.
www.fiammanirenstein.com

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