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Il Giornale Rassegna Stampa
02.04.2010 Riccardo Di Segni protesta per la preghiera sulla conversione degli ebrei
Ma secondo un anonimo del Giornale dovrebbe stare zitto, in nome del... dialogo

Testata: Il Giornale
Data: 02 aprile 2010
Pagina: 17
Autore: La redazione del Giornale
Titolo: «La sfida degli ebrei alla preghiera del Venerdì Santo»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 02/04/2010, a pag. 17, l'articolo dal titolo "La sfida degli ebrei alla preghiera del Venerdì Santo ".

Nell'articolo vengono riportate le dure parole di Riccardo Di Segni riguardo la preghiera per la conversione degli ebrei : " Domani (oggi, ndr), nel giorno più funesto della storia del rapporto cristiano ebraico, qualcuno pregherà per la nostra conversione e affinché i nostri cuori finalniente vedano la luce. Lo farà nella lingua, ormai morta, di quell'impero che distrusse due volte Gerusalemme".
Secondo l'autore (il pezzo non è firmato) : "
Le parole di Di Segni suonano come un piccolo-grande sgarbo al Vaticano e intralciano il percorso del dialogo intrapreso dalla comunità ebraica e dalla Santa sede.". Ciò che intralcia il dialogo con il Vaticano, in questo caso, è la reintroduzione nella liturgia della preghiera per la conversione degli ebrei con altre questioni, come la beatificazione di Pio XII.
"
Le sue parole, poi, sono ancora più dure se si prende in considerazione un fatto molto importante: a recitare la preghiera di conversione sono soltanto i gruppi cattolici più tradizionalisti, i quali rappresentano solo una minima parte del mondo cattolico". Il fatto che a recitare la preghiera di conversione siano solo i "gruppi cattolici più tradizionalisti" non cambia la situazione. La decisione di reintrodurre la preghiera di conversione viene dal Vaticano, non è l'iniziativa di gruppi indipendenti.
"
per un pugno di fedeli, la comunità ebraica si prende il rischio di minare nuovamente il percorso di riappacificazione con il Vaticano.". Se il dialogo fra Vaticano ed ebrei sarà interrotto la responsabilità sarà del Vaticano e delle sue scelte. Secondo l'autore dell'articolo gli ebrei dovrebbero tollerare la preghiera per la conversione in nome del dialogo, ma è possibile dialogare con chi vuole cancellare la tua identità?
Ecco l'articolo:


Riccardo Di Segni

«Domani (oggi, ndr), nel giorno più funesto della storia del rapporto cristiano ebraico, qualcuno pregherà per la nostra conversione e affinché i nostri cuori finalniente vedano la luce. Lo farà nella lingua, ormai morta, di quell'impero che distrusse due volte Gerusalemme». Così, sulla newsletter della Comunità ebraica italiana, il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, commenta, alla vigilia del Venerdì santo, la liturgia in latino, reintrodotta da Benedetto XVI, che prevede la preghiera per la «conversione degli ebrei». «Due anni fa - prosegue Di Segni - la pubblicazione del nuovo testo latino dell' Oremus suscitò proteste e polemiche, mentre cercavano cli spiegarci che la preghiera era per il nostro bene. Si arrivò a un armistizio essenzialmente politico quando fu precisato che la preghiera si riferisce alla fine dei tempi (il che può essere) e che «non è intenzione della Chiesa cattolica operare attivamente per la conversione degli ebreì (così sembra essere effettivamente oggi)». «Di fatto - conclude il rabbino capo di Roma - il cosiddetto dialogo ebraico cristiano si muove nello spazio del politico reale. Quanto sia largo o stretto questo spazio, è da verificare ogni giorno». La preghiera della quale parla Di Segni è un testo a metà tra l'antica formula che invocava la «misericordia» divina sui «perfidi giudei» e quella della nuova liturgia che chiede al Signore di aiutarli a «progredire nella fedeltà alla sua Alleanza». Le parole di Di Segni suonano come un piccolo-grande sgarbo al Vaticano e intralciano il percorso del dialogo intrapreso dalla comunità ebraica e dalla Santa sede. Quel percorso al quale la visita alla Sinagoga di Roma avvenuta qualche mese fa aveva fallo fare un bel balzo in avanti. C'era stato un brusco stop al dialogo, dopo l'annuncio dello sblocco dell'iter per la beatificazione di Papa Pio XlI. La comunità ebraica era rimasta molto scossa dalla decisione che tuttavia è andata avanti. Alla vigilia della visita alla Sinagoga da parte di Ratzinger, la comunità ebraica si era addirittura divisa: da una parte i falchi, troppo arrabbiati con il Vaticano peressere presenti quel giorno e le colombe, tra le quali lo stesso Di Segni, che invece avevano spinto e avevano fortemente voluto che la visita non fosse rimandata. Quello che sembra evidente, ora, è che anche chi aveva posizionidi maggior apertura, viene spinto su una posizione un po' più oltranzista. Le polemiche per la preghiera di conversione degli ebrei c'erano già state nel 2008, l'anno in cui di fatto la preghiera è stata reintrodotta, L'anno scorso, però , non ci fu alcun segnale di rottura nè di polemica. Questa volta sì. Così sia pur prendendo in considerazione i tentativi del Papa di aniniorbidire il contenuto della preghiera pergli ebrei, il rabbino capo di Roma, non si lascia sfuggire l'occasione per attaccare in maniera sottile il Vaticano. Le sue parole, poi, sono ancora più dure se si prende in considerazione un fatto molto importante: a recitare la preghiera di conversione sono soltanto i gruppi cattolici più tradizionalisti, i quali rappresentano solo una nìinima parte del mondo cattolico. Ecco, per un pugno di fedeli, la comunità ebraica si prende il rischio di minare nuovamente il percorso di riappacificazione con il Vaticano. Evidentemente qualcosa è cambiato all'interno degli equilibri della comunità ebraica.

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