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Il Giornale Rassegna Stampa
07.09.2008 L'insegnamento obbligatorio della religione cattolica
L'intervento di Massimo Teodori

Testata: Il Giornale
Data: 07 settembre 2008
Pagina: 5
Autore: Massimo Teodori
Titolo: «INSEGNAMENTO OBBLIGATORIO DELLA RELIGIONE CATTOLICA: un’idea offensiva per la Chiesa e la Costituzione.»

Mentre su LIBERO di oggi, 07/09/2008, Antonio Socci scrive un inno alla assessora regionale veneta Elena Donazzan (AN) che vuole reintrodurre l'insegnamento obbligatorio della religione cattolica nelle scuole, dimostrando così quanto una mente clericale non riuscirà mai ad essere liberale, pubblichiamo dal GIORNALE di ieri l'intervento sullo stesso argomento di Massimo Teodori che condividiamo in pieno. Eccolo:

INSEGNAMENTO OBBLIGATORIO DELLA RELIGIONE CATTOLICA: un’idea offensiva per la Chiesa e la Costituzione.

 

di Massimo Teodori   

 

 

Il buon Iddio ci liberi dagli avanguardisti, non importa se neri, rossi, bianchi o arlecchino: hanno sempre combinato dei guai, piccoli o grandi. L’idea dell’assessore veneto all’istruzione, Elena Donazzan, di un disegno di legge regionale per l’insegnamento obbligatorio a scuola della religione cattolica è semplicemente un’idea balsana, incostituzionale e offensiva per la stessa cattolicità che, in tal modo, sembrerebbe avere bisogno di obblighi tassativi erga omnes per esercitare la sua forza religiosa e la sua autorità morale.

Il Concordato è uno strumento illiberale nei rapporti tra Stato e Chiesa, tanto è vero che è stato adottato solo da regimi autoritari e totalitari (Italia, Germania nazista, Austria, Spagna franchista, Portogallo salazariano…). Ma in Italia ce l’abbiamo dal 1929, e ce lo teniamo in versione revisionata firmata nel 1984 dal presidente del consiglio Craxi e dal cardinale Casaroli. Vale dunque la pena di rileggere quel che dice la legge n.121 del 25 marzo 1985 “Ratifica ed esecuzione dell’accordo che apporta modifica al Concordato tra Repubblica italiana e Santa sede” all’articolo 10.2: “La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico,…..continuerà ad assicurare l’insegnamento della religione… E’ garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento”. Insomma, dall’obbligatorietà del’insegnamento della religione sancita dal Concordato fascista si è passati alla facoltatività nel regime democratico repubblicano.

Mi chiedo cosa si debba ora pensare delle idee della sig.ra Donazzon. Che non conosca le leggi dello Stato? Che voglia far prevalere il suo particolare regionalismo? Che voglia dare una sua interpretazione ai principi del diritto secondo cui tra i diversi ordinamenti si stabilisce una gerarchia all’incontrario? Che intenda dar vita a una campagna per tornare ai bei tempi dell’orbace? Che si consideri superiore ai Costituenti che sancirono nell’art.7 con l’accordo tra Dc e PCI il recepimento del Trattato e del Concordato del ’29 e consideri carta straccia i lunghi negoziati tra laici e cattolici del 1984?

E’ difficile comprendere da dove prendano avvio tali vezzi singolari circolanti in Italia che, in verità, appartengono più a non ecclesiastici, ispirati dal sacro furore della verità, piuttosto che a membri della Chiesa che sono ammaestrati da una cultura millenaria avvezza a convivere in società pluralistiche. Al fondo però il caso - che finirà certo in una bolla di sapone - è rivelatore del fatto che si sta diffondendo in Italia una corrente neo-tradizionalista che propende ad esercitare quello che non si può che essere definito “potere clericale”, nel senso che ritiene di dovere usare le leggi dello Stato per imporre a tutti, credenti e non credenti, una dottrina religiosa e precetti morali, poco importa se condivisi o meno. E’ questo il significato della obbligatorietà dottrinale contrapposto alla libera scelta individuale, che si tratti di istruzione, di morale sessuale, di interpretazione della scienza o dei confini della vita e della morte.  

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