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Il Foglio Rassegna Stampa
19.03.2024 L’Oscar Glazer usa Auschwitz contro Israele
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 19 marzo 2024
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Psicosi collettiva»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 19/03/2024, a pag. 1, il commento di Giulio Meotti dal titolo: "Psicosi collettiva".

Informazione Corretta
Giulio Meotti

Jonathan Glazer (il regista de La Zona di Interesse), con il suo discorso di accettazione dell'Oscar, ha detto di non volere che la propria ebraicitą e l’Olocausto siano usati per giustificare la guerra di Israele. Il regista Lįszló Nemes (Il Figlio di Saul) lo accusa di grave irresponsabilitą. 

Lo stato ebraico nazificato dall’intellighenzia (come “Shoah after Gaza” di Pankaj Mishra sulla London Review of Books, ottomila parole di cui cinque su Hamas), gli ebrei europei che fanno le valigie o si nascondono per non essere aggrediti. Un clima velenoso, secondo molti alimentato anche dal regista della “Zona d’interesse” Jonathan Glazer, che la notte degli Oscar ha detto di non volere che la propria ebraicitą e l’Olocausto siano usati per giustificare la guerra di Israele. E contro Glazer č intervenuto il regista che ha vinto l’Oscar nella stessa categoria con lo sconvolgente “Il figlio di Saul”, l’ungherese Lįszló Nemes. La storia di un padre che vuole seppellire il figlio ucciso nella camera a gas. “Mi piace moltissimo la ‘Zona d’interesse’ e lo ritengo un film importante”, ha scritto Nemes in una lettera sul Guardian. “Ma quando si fa un film del genere, c’č una responsabilitą. Glazer ha chiaramente fallito, anche nei confronti dello sterminio degli ebrei europei. Ed č stato scioccante che l’élite lo abbia applaudito per questo”. 

Nemes lo accusa “di non comprendere la storia e le forze che distruggono la civiltą, prima o dopo l’Olocausto” e una “propaganda intesa a sradicare tutta la presenza ebraica dalla terra”. Nemes continua dicendo che “oggi l’unica forma di discriminazione non solo tollerata ma incoraggiata č l’antisemitismo”. E noi spettatori del film premio Oscar “rimaniamo tutti scioccati dall’Olocausto, al sicuro nel passato, ma non vediamo che il mondo potrebbe alla fine, un giorno, finire il lavoro di Hitler in nome del progresso e del bene infinito”. Nemes, che vive fra Parigi, Londra e New York, parla di “una psicosi collettiva”. 

E contro Glazer č intervenuto anche David Schaechter, leggendario presidente della Fondazione dei sopravvissuti. “Ho 94 anni e sono l’unico di 105 anime della mia famiglia a essere sopravvissuto all’Olocausto e all’inferno di Auschwitz”, scrive Schaechter al regista inglese Glazer. “L’‘occupazione’ di cui parli non ha nulla a che fare con l’Olocausto. Il panorama politico e geografico odierno č il risultato delle guerre iniziate dai leader arabi del passato che rifiutarono di accettare il popolo ebraico come loro vicino nella nostra patria storica”. E ancora: “Ora l’Iran e i suoi terroristi per procura hanno iniziato un’altra guerra, incoraggiati da troppi che, per ingenuitą o malizia, incolpano ‘l’occupazione’. Si vergogni chi usa Auschwitz contro Israele”. 

Intanto Londra ha ospitato la prima fiera dell’aliyah, l’immigrazione in Israele. Dopo gli attacchi del 7 ottobre si č registrato un aumento del 40 per cento di partenze dalla Gran Bretagna. E una sopravvissuta all’Olocausto di Anversa, Regina Sluszny, parla di tanti ebrei belgi che hanno fatto le valigie. “Le persone che hanno famigliari che non sono tornati da Auschwitz sono molto spaventate. Pensano che tutto ricomincerą”. Da “ebrei andate in Palestina” a “ebrei fuori dalla Palestina”.

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lettere@ilfoglio.it

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