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Il Foglio Rassegna Stampa
16.03.2024 Francia, aumenta l’odio contro gli ebrei
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 16 marzo 2024
Pagina: 1/4
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «“Non entrino ebrei”»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 16/03/2024, a pag. 1/4, il commento di Giulio Meotti dal titolo: "Non entrino ebrei".

Informazione Corretta
Giulio Meotti
Amphithéâtre Gaza» : des étudiants de Sciences Po Paris empêchent la tenue  d'un cours
A Sciences Po, in Francia, gli studenti hanno cambiato il nome dell'aula magna in “Amphithéâtre Gaza” vietando l'accesso a una studentessa ebrea. “Oggi la libertà di pensare, scrivere e parlare è minacciata da piccoli gruppi di attivisti costituiti come nuovi censori”, dichiara l'Accademia di Francia.

“Amphithéâtre Gaza”. I gruppi filo palestinesi hanno così rinominato all’università parigina Science Po la grande aula magna intitolata a Émile Boutmy, dopo aver impedito l’ingresso a una studentessa ebrea. “Non lasciatela entrare, è sionista” le hanno urlato. Sciences Po, la fabbrica delle élite francesi, la “Harvard di Parigi”, con la sua promessa di emancipazione intellettuale e pensiero critico. Il tempio della meritocrazia repubblicana per eccellenza per formare le élite provenienti dal popolo. Ora Emmanuel Macron denuncia gli episodi di antisemitismo a Sciences Po come “intollerabili e indicibili”. Il primo ministro, Gabriel Attal, ha annunciato al comitato amministrativo di Sciences Po che il suo governo intraprenderà un’azione legale. Già il filosofo dell’“identità infelice”, Alain Finkielkraut, per tenere una conferenza a Sciences Po era stato protetto dalle forze dell’ordine, perché i collettivi non avevano intenzione di lasciarlo parlare, senza minacciare un po’ di violenza contro quel “reazionario”. Stesse scene a Nanterre, nell’università dove ebbe inizio il Maggio ’68. “Gli ebrei si nascondono” ha dichiarato al Figaro Annaëlle, presidente della sezione di Nanterre dell’Unione degli studenti ebrei di Francia. “Per la prima volta, una studentessa mi ha raccontato di avere mentito sulla sua religione per non essere importunata. Ho raccomandato a un’altra di nascondere un ciondolo dove c’era scritto il suo nome in ebraico”. Intanto gli studenti ebrei dell’Università di Exeter, nel Regno Unito, sono dovuti fuggire, temendo per la propria incolumità. “Gli studenti ebrei sono agenti israeliani” e “gli ebrei non appartengono a Israele, appartengono all’Europa”. Sono solo alcuni slogan rivolti contro di loro. Uno studente ebreo della Libera Università di Berlino è stato picchiato e ha riportato fratture facciali. “Gli studenti ebrei avvertono da mesi di essere minacciati” scrive la Welt. E il leader degli ebrei tedeschi, Josef Schuster, avverte che ci sono ormai “zone interdette agli ebrei”, fra cui le università. Un gruppo di studenti e attivisti pro Hamas ha interrotto una conferenza del giudice della Corte suprema israeliana Daphne Barak-Erez all’Università Humboldt di Berlino. Il discorso di Barak-Erez è stato spostato in una stanza più piccola per ragioni di sicurezza. Mentre le università norvegesi approvavano mozioni di boicottaggio d’Israele, l’Università di Utrecht, la quarta città più grande dell’Olanda, cancellava (e poi lo reintroduceva travolta dalle polemiche) un ciclo di conferenze sull’Olocausto, perché “non può essere garantita la sicurezza dei relatori, degli studenti, degli insegnanti e dei visitatori”. L’università ha capitolato alle minacce dei filo palestinesi. “Il motivo è che vogliamo facilitare un dialogo diversificato ed equilibrato su questo tema” dice il rettore. “Abbiamo bisogno di più tempo per collocare gli eventi del 7 ottobre e successivi in una prospettiva più ampia, con spazio per opinioni e convinzioni diverse”. Ora c’è sempre un contesto, non solo per il 7 ottobre, anche per la Shoah. Una sorta di “momento Harvard” delle università europee, ma peggio, con l’aggiunta della violenza fisica tipica dei nostri atenei dove germinò il brigatismo. E ieri Fania Oz-Salzberger, figlia di Amos Oz, ha scritto: “Ho iniziato a consigliare ai miei studenti, figli e amici di non andare a studiare nelle università americane e inglesi”. La filosofa Sylviane Agacinski, che ha subito l’ostracismo di una parte della sinistra per la sua difesa della differenza dei sessi contro gli attacchi decostruttivi della teoria del genere, il suo rifiuto della maternità surrogata e la sua critica al velo islamico come sottomissione della donna, nel suo discorso di ingresso all’Accademia di Francia giovedì pomeriggio, ha detto: “Oggi la libertà di pensare, scrivere e parlare è minacciata da piccoli gruppi di attivisti costituiti come nuovi censori”. Opprimono, contestano e alzano le mani in nome degli “spazi sicuri”. 

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