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Il Foglio Rassegna Stampa
15.03.2024 Putin è un usurpatore, non va riconosciuto come leader leggittimo
Editoriale dalla prigione di Vladimir Kara-Murza

Testata: Il Foglio
Data: 15 marzo 2024
Pagina: 10
Autore: Vladimir Kara-Murza
Titolo: «Putin è un usurpatore, non va riconosciuto come leader legittimo»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/03/2024, a pag. 10, l'editoriale di Vladimir Kara-Murza dal titolo "Putin è un usurpatore, non va riconosciuto come leader legittimo".

Vladimir Kara-Murza - Wikipedia
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Colonia penale di “regime speciale” n. 7, Omsk, Russia. La radio nella mia cella è accesa tutto il giorno, dalla sveglia alle 5 del mattino fino allo spegnimento delle luci alle 21. E più si avvicina il fine settimana del 15 marzo, più sento annunci sulle cosiddette elezioni presidenziali. Non mi riferisco, ovviamente, agli annunci di campagna elettorale che ci si aspetterebbe nei paesi democratici. No, gli annunci sono semplicemente per informare gli ascoltatori sui diversi modi in cui possono esprimere il loro voto, di persona e online. Molti si chiedono perché le dittature si prendano la briga di indire “elezioni” quando tutti sanno che non sono altro che rituali finti e privi di significato. Ma nel XXI secolo, l’unica fonte di legittimità ampiamente accettata per qualsiasi governo si presenta sotto forma di urne elettorali – e anche i regimi che non hanno una vera legittimità sentono il bisogno di crearne una parvenza. A volte si spingono troppo oltre. Nel 2020, il dittatore bielorusso Alexander Lukashenka ha ammesso al voto la candidata dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya per far sembrare più credibile il prolungamento del suo mandato. Il risultato, secondo la maggior parte dei resoconti indipendenti, fu una vittoria schiacciante per la Tikhanovskaya che furono costretti ad annullare per frode. Questo, a sua volta, scatenò le più grandi proteste di piazza contro il governo di Lukashenka. Vladimir Putin ha imparato la lezione del suo vicino. I suoi più forti oppositori sono stati eliminati, non in senso figurato ma letterale: Boris Nemtsov è stato assassinato nel febbraio 2015, Alexei Navalny nel febbraio 2024. Ma anche un’opposizione prudente è stata valutata dal Cremlino come troppo rischiosa. Quando Boris Nadezhdin, avvocato ed ex parlamentare che aveva criticato la guerra in Ucraina, ha deciso di candidarsi alla presidenza, la sua campagna ha avuto un’impennata immediata: lunghe file di persone (per lo più giovani) si sono formate nelle città e nei paesi di tutta la Russia per firmare petizioni per la sua candidatura; la sua campagna ha ricevuto decine di milioni di rubli in donazioni individuali e il suo sostegno nei sondaggi è salito a due cifre. Non sorprende che la Commissione elettorale centrale abbia escluso Nadezhdin dal voto, adducendo i soliti pretesti tecnici. Gli unici “concorrenti” che Putin dovrà affrontare alle prossime elezioni saranno i candidati dei partiti di “opposizione” ufficialmente autorizzati, che fanno di tutto per evitare qualsiasi critica nei suoi confronti e sostengono la sua guerra in Ucraina. Lo stesso si può dire di tutti i principali media rimasti in Russia. Nel frattempo, i russi che si esprimono pubblicamente contro Putin e la sua guerra sono puniti con il carcere. Secondo le stime più prudenti, il numero attuale di prigionieri politici si aggira intorno alle centinaia, mentre il numero totale di russi che dal 2018 hanno affrontato punizioni penali o amministrative per aver esercitato la libertà di parola, secondo una recente indagine dei media, arriva alla sorprendente cifra di 116.000 persone. Ci sono stati più processi politici solo durante l’ultimo mandato presidenziale di Putin che sotto i leader sovietici Nikita Krusciov e Leonid Brezhnev messi insieme. Ma non sono solo l’assenza di candidati dell’opposizione, la censura dei media e la repressione su larga scala a rendere illegittime le prossime elezioni russe. Un’altra ragione è che Putin non ha alcun diritto di essere sulla scheda elettorale. La Costituzione russa del 1993 limita il presidente a due mandati consecutivi di quattro anni. Putin – che è al potere dal 2000 – ha trovato un modo per aggirare questo limite. Tra il 2008 e il 2012, dopo che la sua prima serie di due mandati consecutivi era terminata, ha governato la Russia come primo ministro attraverso un presidente fantoccio de jure (Dmitri Medvedev, se qualcuno ricorda il suo nome). Il secondo mandato di Putin (passato da quattro a sei anni) scade il 7 maggio. Questa volta ha scelto un modo diverso per rimanere al Cremlino: nel 2020 ha fatto approvare più di 200 emendamenti costituzionali, tra cui uno che gli concede un’esenzione personale dal limite di mandato. Se lo stratagemma di Medvedev, sebbene ovviamente antidemocratico, era tecnicamente legale, l’esenzione dal limite di mandato non lo è. La procedura affrettata per l’approvazione degli emendamenti ha violato la legge russa sotto diversi punti di vista – una conclusione confermata dal massimo organo di diritto costituzionale europeo nel suo dettagliato parere legale. Il Parlamento europeo ha definito gli emendamenti costituzionali di Putin “emanati illegalmente”. L’unica risposta politica logica e onesta da parte delle democrazie globali sarebbe quella di negare il riconoscimento di Vladimir Putin come leader legittimo della Russia dopo il 7 maggio, così come hanno rifiutato di riconoscere la legittimità, per esempio, di Nicolás Maduro in Venezuela o di Lukashenka in Bielorussia. Il primo passo verso il non riconoscimento formale di Putin è stato compiuto dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa nella raccomandazione approvata a larga maggioranza ai governi europei lo scorso ottobre. La stessa raccomandazione è stata fatta il mese scorso da Yulia Navalnaya, la vedova del leader dell’opposizione russa, in occasione di una riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione europea. Un’iniziativa simile è stata discussa dal Congresso degli Stati Uniti. I leader occidentali parlano spesso della loro determinazione a opporsi al Cremlino. A volte lo strumento più potente di tutti è semplicemente dire la verità. Putin non è un presidente legittimamente eletto. E’ un dittatore e un usurpatore. E’ ora che il mondo libero lo dica finalmente.

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