martedi` 23 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
22.12.2022 Democrazie solide, dittatori in sofferenza
Analisi di Claudio Cerasa

Testata: Il Foglio
Data: 22 dicembre 2022
Pagina: 1
Autore: Claudio Cerasa
Titolo: «Ci sono buone notizie nel 2022»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 22/12/2022, a pag. 1, con il titolo 'Ci sono buone notizie nel 2022' il commento del direttore Claudio Cerasa.

ClaudioCerasa
Claudio Cerasa

Biden, Zelensky exchange military items during White House visit | The Hill
Volodymyr Zelensky con Joe Biden

Dieci mesi fa, all’inizio della guerra in Ucraina, Volodymyr Zelensky, di fronte all’offerta americana di imbarcarsi su un aereo e di mettersi in salvo fuggendo da Kyiv, rispose no grazie, disse che la battaglia era da combattere a Kyiv, non a Washington, e che al presidente ucraino sarebbero servite “molte munizioni e non un passaggio”. Dieci mesi dopo, Volodymyr Zelensky, in un contesto ovviamente diverso, accetta un passaggio negli Stati Uniti per dar vita al suo primo viaggio all’estero dall’inizio della guerra e offre al mondo l’immagine plastica di una speranza: la capacità, da parte dell’occidente, di aiutare un paese assediato a difendere la sua libertà, con le munizioni e non con i passaggi, e a lavorare per la pace non offrendo vie di fuga, non costruendo le condizioni per una resa, ma mettendo in campo tutto il necessario per provare a difendere i confini delle democrazie liberali. Da questo punto di vista, il viaggio di Zelensky a Washington ci offre un fotogramma ulteriore per mettere a fuoco una pellicola importante che, nel corso dell’anno che si sta per concludere, si è presentata numerose volte di fronte ai nostri occhi. E’ una pellicola che spesso, in mezzo alle difficoltà di quest’anno, in mezzo alle angosce per la guerra, in mezzo alle paure per l’inflazione, in mezzo alle preoccupazioni per l’economia, ci siamo spesso dimenticati di considerare ma che è forse la più importante lezione che ci consegna il 2022. Lo ha scritto bene due giorni fa il Wall Street Journal, il giornale della “Parete Via”, come direbbe Alessandro “Translate” Orsini, e la questione è semplice. Il 2022 è stato l’anno in cui i difensori della libertà, quelli veri, non gli impostori, hanno mostrato forza, oggi si direbbe anche resilienza. E’ stato l’anno in cui alcuni leader autoritari, da Vladimir Putin a Xi Jinping passando per l’ayatollah Ali Khamenei, si sono ritrovati a fare i conti con reazioni vere, toste, alle loro politiche dittatoriali. E’ stato l’anno in cui l’occidente che i dittatori come Putin consideravano debole, flaccido, incapace di reagire, ha mostrato di essere solido, tosto, deciso a reagire mettendo in campo ogni strumento per difendere se stesso. E’ stato l’anno in cui la Cina ha dovuto fare i conti con quel che significa combattere ideologicamente l’occidente e il disastro della politica “zero Covid” nasce prima di tutto dalla volontà del regime cinese di rifiutarsi di vaccinare i propri cittadini con i magnifici vaccini occidentali a mRna. Il 2022, inoltre, è stato anche l’anno in cui i populismi più minacciosi, da Marine Le Pen in Francia a Jair Bolsonaro in Brasile passando per Donald Trump al Mid Term, per non parlare delle sberle antipopuliste arrivate nel Regno Unito, sono stati schiacciati alle elezioni. E’ stato anche l’anno in cui tutti i cavalli di Troia del putinismo, in Europa ma non solo, sono stati bocciati sonoramente dagli elettori ed è stato anche l’anno, questo lo diciamo noi e non il Wall Street Journal, in cui anche alcuni populismi potenzialmente pericolosi, come quelli vittoriosi in Italia alle ultime elezioni, hanno dimostrato di avere un senso del limite e di essere tutto sommato ancorati sui grandi temi a un sano principio di realtà. A notare alcuni lati non oscuri, persino radiosi, di questo 2022 ci ha pensato l’altro ieri, sul Financial Times, anche Martin Wolf, “Martino Lupo” come direbbe Alessandro “Translate” Orsini, che ha aggiunto alla pellicola due ulteriori fotogrammi. Primo punto: in modo disordinato e mal coordinato, il mondo, grazie alla sua formidabile capacità di collaborare sui vaccini, si sta comunque lasciando alle spalle il Covid e aver creato in così poco tempo vaccini ben funzionanti è un elemento di ottimismo che non andrebbe trascurato. Secondo punto: la tanto vituperata, maltrattata, detestata globalizzazione non è morta, dice Martin Wolf, la maggior parte dei paesi del mondo ha compreso di aver bisogno di un commercio vivace per prosperare e in un anno complicato come quello che si sta per chiudere il volume del commercio mondiale di beni e servizi, secondo il Fondo monetario internazionale, aumenterà del 4,3 per cento. Dieci mesi fa, quando l’occidente è stato colpito alle spalle da Putin, i difensori delle democrazie liberali sembravano essere a un passo dal muro. Dieci mesi dopo, i sostenitori delle società aperte possono guardarsi indietro e notare che l’anno che si sta per concludere potrà essere ricordato come un anno in cui i difensori della democrazia, in mezzo a mille problemi, hanno scoperto però qualcosa di imprevisto: la presenza, nel mondo, di un numero di anticorpi più alti del previsto per provare a proteggere il mondo dai nemici della libertà.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT