martedi` 16 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
17.12.2022 Zelensky contro Kissinger
Analisi di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 17 dicembre 2022
Pagina: 1
Autore: Micol Flammini
Titolo: «La prossima guerra»

Riprendiamo dal FOGLIO  di oggi, 17/12/2022, a pag. 1, con il titolo "La prossima guerra", l'analisi di Micol Flammini.

Risultati immagini per micol flammini
Micol Flammini

Volodymyr Zelensky
Ucraina: Kissinger, Putin va ascoltato - Mondo - ANSA
Kissinger con Putin

Roma. “E’ un’unica guerra”, ripetono spesso gli ucraini per far capire che il conflitto iniziato nel Donbas nel 2014 non era qualcosa di diverso: i fronti erano sempre gli stessi, le intenzioni anche. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha dichiarato la scorsa settimana che la guerra sarà lunga, l’obiettivo degli ucraini è renderla breve e la consapevolezza dei loro alleati è che lunga potrebbe esserlo davvero. Questo non impedisce però che si pensi alla pace e a come costruirla. Henry Kissinger, ex segretario di stato americano, ha pubblicato sullo Spectator un nuovo articolo sulla guerra in Ucraina – il primo aveva fatto arrabbiare molto Kyiv soprattutto perché suggeriva che avrebbe dovuto rinunciare ai territori persi nel 2014 – in cui suggerisce che il mondo dopo il conflitto dovrà essere costruito in modo tale da evitarne un altro. Kissinger muta alcune delle posizioni che aveva espresso dopo il 24 febbraio, specificando che non ha più senso parlare di un’Ucraina fuori dalla Nato: ormai conosce le tattiche e le armi dell’Alleanza atlantica, è integrata forse più di alcuni paesi membri. Propone un referendum nelle aree occupate che avvenga sotto il controllo di organismi internazionali e soprattutto dice che attraverso l’umiliazione di Mosca, che alcuni auspicano, si otterrebbe soltanto un’altra guerra. L’idea è che non si può dimenticare il contributo che la Russia ha dato all’equilibrio mondiale, “nonostante tutta la propensione alla violenza”: il suo ruolo storico non può essere degradato. Il rischio è creare un vuoto che altri conflitti vorranno colmare. Per Kissinger, nel nuovo ordine mondiale, bisognerà lasciare un posto alla Russia. Il processo per la pace inizia spesso molto prima che i negoziati vengano esplicitati, e per portarlo avanti sono due le componenti essenziali, secondo Kissinger: visione e coraggio. Evitare la prossima guerra è diventata la preoccupazione più frequente di quella in corso. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, insiste molto sulla necessità di assicurare all’Ucraina delle frontiere stabili e la promessa che non si risveglierà più nel cuore della notte a causa dei missili della Russia. Ha la sua ricetta, che è opposta a quella di Kissinger: Mosca deve essere sconfitta e soltanto i confini del 1991 possono garantire la stabilità territoriale. E nel 1991, l’Ucraina divenne indipendente con le due regioni del Donbas e la Crimea. Secondo Zelensky, qualsiasi altra soluzione equivarrebbe a congelare il conflitto, a posticipare la prossima d’aggressione. Kissinger, quando fa riferimento alle basi fragili d’un patto di pace futuro, non intende esclusivamente che una Russia umiliata ed esclusa dall’ordine internazionale potrebbe aprire un nuovo conflitto contro l’Ucraina. Indica piuttosto i rischi che potrebbero essere legati alla mancanza di un attore così grande: conflitti interni alla federazione russa ed esterni. Se dopo la Guerra fredda, integrare la Russia anche in aree sensibili come lo spazio, in cui i due blocchi erano stati in competizione, era parsa la soluzione naturale per la fine definitiva del conflitto, oggi pensare di riprendere una collaborazione con la Russia sembra ancora più difficile e a molti osservatori, ma non a Kissinger, pare improbabile una nuova prova di fiducia dopo l’invasione dell’Ucraina. Pensando alla prossima guerra c’è un terreno che appare più instabile di altri, anche se alla sua guida ha un leader sanguinario che sembra ancora più solido di Putin: la Cecenia. La guerra che si è conclusa nel 2009 non ha messo fine allo scontento di una popolazione che chiedeva un suo stato dopo la disgregazione dell’Urss. Ha imposto soltanto un nuovo ordine che risponde alla persona di Ramzan Kadyrov. La guerra contro Kyiv ha portato alcuni ceceni, dopo anni di repressione e diaspora, a riorganizzarsi. Alcuni combattono nell’esercito che il loro leader vuole sconfiggere, quello ucraino. E altri pensano a come ricominciare la loro lotta. In ogni caso, vedono la liberazione dell’Ucraina come il primo passo per quella della Cecenia. Mentre si pensa alla prossima guerra generata da questa guerra, c’è chi pensa alla prossima pace, che passerà per questa pace.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT