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Il Foglio Rassegna Stampa
19.11.2022 Navalny, la brutalità di Putin
Il nuovo isolamento

Testata: Il Foglio
Data: 19 novembre 2022
Pagina: 1
Autore: Alexei Navalny
Titolo: «Mai stare zitti»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 19/11/2022 a pag. 1, l'intervento di Alexei Navalny dal titolo "Mai stare zitti".

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Alexei Navalny

Pubblichiamo la traduzione del thread scritto su Twitter da Alexei Navalny, oppositore del presidente russo Vladimir Putin, condannato nel 2021 a scontare in una colonia penale una pena che si allunga di processo in processo.

Congratulazioni, sono salito di un altro livello nella gerarchia dei detenuti. “Navalny, fai le valigie, andiamo dal tuo comitato di educatori”. E’ così che ho scoperto di avere un comitato di educatori. Erano cinque poliziotti scorbutici e una bionda con unghie affilate di colore rosso vivo e lunghe circa 7 cm. Ho cercato di non avvicinarmi a lei, non si sa mai, avevo troppa paura. Mi aspettavo che mi annunciassero qualcosa del tipo: “E’ stato deciso che a causa del tuo cattivo comportamento, uno dei consiglieri ti strapperà il cuore”. Ma non era così tanto grave: “Condannato Navalny, lei è un grosso criminale, l’unità di rigido confinamento non è sufficiente a riformarla. Il consiglio degli educatori raccomanda di trasferirla in una stanza tipo cella”. Immediatamente sono stato portato dal comitato presso l’ufficio del direttore, dove è stato deciso di soddisfare la raccomandazione degli educatori. Quindi ora mi trovo nella “stanza tipo cella”.

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Vi spiego cos’è. Un detenuto in una colonia russa si trova in un “dormitorio”, cioè in una caserma. Un detenuto con cui l’amministrazione penitenziaria è molto arrabbiata si trova nella cella di confinamento, dove non c’è assolutamente nulla e tutto è proibito, ma è possibile tenerlo lì solo per 15 giorni alla volta. Per questo motivo esistono condizioni di detenzione rigide per i detenuti: una baracca con tutte le porte chiuse a chiave, da cui non ti lasciano uscire e impongono ogni tipo di restrizione. E, per i criminali più incalliti, c’è la “stanza tipo cella”. Si tratta di una normale cella angusta, come quella di isolamento, con la differenza che si possono portare con sé non uno, ma due libri e utilizzare il chiosco della prigione, anche se con un budget molto limitato. La vera bestialità indescrivibile, molto caratteristica del Cremlino, che manualmente controlla tutta la mia detenzione, è ciò che è accaduto ai miei orari di visita. Avrei dovuto ricevere una lunga visita dalla mia famiglia appena arrivato in colonia, ma non me l’hanno permesso, dicendo che dovevo aspettare quattro mesi. Così ho aspettato. Tre giorni prima della visita mi è stato comunicato che sarei stato trasferito al regime rigido, dove le visite sono consentite solo una volta ogni sei mesi. Dovevo aspettare ancora. Così ho aspettato. Mia madre e mio padre avevano già fatto le valigie, alcuni dei miei bambini sarebbero dovuti venire, anche Yulia. Ma quando mancavano quattro giorni alla partenza, mi è stato detto che sarei stato trasferito nella “stanza tipo cella”, dove non sono ammesse visite prolungate in assoluto. Quindi non avrò più visite, mentre l’amministrazione si rallegra, contenta di soddisfare i propri superiori. Così, la prendo con filosofia. Lo stanno facendo per farmi tacere. Allora qual è il mio primo dovere? Esatto, non avere paura e non stare zitto. E’ quello che invito a fare anche tutti gli altri. Ad ogni occasione, fate una campagna contro la guerra, Putin e Russia unita. Un abbraccio a tutti voi.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@ilfoglio.it

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