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Il Foglio Rassegna Stampa
22.09.2022 La minaccia nucleare di Putin
Analisi di Giulia Pompili

Testata: Il Foglio
Data: 22 settembre 2022
Pagina: 1
Autore: Giulia Pompili
Titolo: «La Bomba di Putin»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 22/09/2022, a pag.1, con il titolo "La Bomba di Putin" l'analisi di Giulia Pompili.

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Giulia Pompili


Vladimir Putin

Roma. Vladimir Putin continua a usare la minaccia nucleare come arma temeraria contro l’occidente, un deterrente per la coalizione occidentale ma che funziona bene anche sull’opinione pubblica, che per almeno una generazione, al di là delle dichiarazioni di paesi come Corea del nord e Iran, ha vissuto senza che l’ipotesi di una guerra atomica potesse essere concreta e reale – una guerra che “non può essere vinta da nessuno”, ha detto ieri Biden all’Onu. L’ha ripetuto anche nel suo discorso di ieri, Putin: siamo pronti a usare tutte le armi a nostra disposizione per difendere l’integrità territoriale russa. Dopo lo pseudoreferendum e il suo prevedibile risultato, anche le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, le aree di Kherson e Zaporizhzhia saranno probabilmente annesse al territorio della Federazione russa. E Putin è più pericoloso quando è nell’angolo, con la guerra che non sta andando secondo i suoi piani. Le Forze armate ucraine stanno frammentando le conquiste russe ed è diventata una guerra difensiva, ha scritto ieri sul New York Times Roger Cohen: una eventuale controffensiva ucraina a Kherson “secondo la Russia, potrebbe essere considerata come un attacco al territorio russo, che giustificherebbe una risposta nucleare”. L’imprevedibilità delle reazioni di Putin, in un conflitto che più si allunga più si riempie di propaganda e ideologia, fa considerare plausibile l’uso di armi tattiche nucleari. Si tratta di ordigni istallati su missili di precisione, che provocano danni superiori alle bombe convenzionali ma che provocano anche un incontrollabile effetto radioattivo. L’uso di armi tattiche nucleari avrebbe come conseguenza non solo danni difficilmente calcolabili, ma soprattutto un cambio di passo radicale nella guerra, e in generale nelle relazioni internazionali. Ci sveglieremmo in un mondo nuovo. “Innanzi tutto bisogna dire che l’uso di certi armamenti nucleari è piuttosto improbabile”, dice al Foglio John Erath, senior policy director del Center for Arms control and Non Proliferation di Washington, una delle istituzioni più importanti sul controllo e l’analisi delle minacce nucleari. “Semplicemente perché non è utile. Un’arma tattica nucleare distrugge un’area molto grande”, spiega Erath – un’area che probabilmente sarebbe off limits a lungo per via delle radiazioni, “e se vuoi occupare quel territorio non è granché utile”. C’è dunque una questione pratica, intuitiva, ma ce n’è anche un’altra più strategica: “Usare le armi nucleari porterebbe a una enorme ostilità nei confronti di Putin da parte del resto del mondo”. Per Erath questo ritorno continuo della minaccia nucleare sembra essere più un messaggio all’Ucraina: “Prima, avanzando, affrontavate i nostri soldati. Se andate ancora avanti dovrete affrontare una guerra nucleare”. Guerra che l’Ucraina non può vincere, non essendo dotata di armi nucleari, ma forse nemmeno l’Europa: l’unica potenza nucleare dell’Unione è la Francia, con 290 testate contro le 5.977 testate della Russia, che possiede l’arsenale (conosciuto) più grande del mondo. A intervenire dovrebbero essere il Regno Unito e l’America. “Naturalmente la coalizione occidentale non è obbligata a rispondere con un’arma dello stesso tipo”, dice Erath. “Di sicuro la strategia di risposta a un attacco simile sarebbe molto molto ponderata”, ma prima di tutto, secondo l’analista, vanno usati gli strumenti per scoraggiarne l’uso. Uno dei problemi della comunità internazionale riguarda l’esempio di questa guerra, che tutti i paesi aggressivi osservano con attenzione. Se per esempio di fronte alla minaccia nucleare decidessimo di arrenderci, impauriti, questo “farebbe diventare la minaccia della Bomba efficace, e così il primo passo di qualunque altro paese, domani, sarebbe la minaccia nucleare. Un precedente pericoloso, e un motivo in più per paesi come Corea del nord e Iran per avere armamenti atomici”. Per Erath parlare di armi atomiche in modo più concreto – per esempio dove potrebbero essere usate, i danni che potrebbero fare, l’estensione delle radiazioni – è altrettanto pericoloso: “Ogni volta che facciamo questo genere di ipotesi, stiamo dando per scontato che sia un’opzione reale. Ma non deve esserlo”.

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lettere@ilfoglio.it

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