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Il Foglio Rassegna Stampa
05.03.2021 Israele-Emirati, il Patto di Abramo che l'antisionismo occidentale non digerisce
Commento di Paola Peduzzi

Testata: Il Foglio
Data: 05 marzo 2021
Pagina: 3
Autore: Paola Peduzzi
Titolo: «Quanto sono belle da vicino 'le relazioni normali' tra Israele ed Emirati»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 05/03/2021 a pag.III, con il titolo "Quanto sono belle da vicino 'le relazioni normali' tra Israele ed Emirati", l'analisi di Paola Peduzzi.

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Paola Peduzzi

Israel Opens Embassy In United Arab Emirates: Foreign Ministry

Da settimane guardiamo increduli Israele e la sua efficienza nelle vaccinazioni, la velocità ma anche la possibilità di capire come e quanto funziona il processo di immunizzazione. Tra poco Israele va al voto, il quarto nel giro di poco tempo, e Benjamin Netanyahu sembra proiettato verso un'altra vittoria, nonostante gli affari giudiziari, nonostante l'incapacità di convivere troppo a lungo con partner politici, nonostante il muso duro, qualcuno dice trumpiano, con cui ha gestito il paese e le relazioni internazionali. Tra le pieghe di questo successo personale e politico non c'è soltanto la potenza del modello israeliano sui vaccini, per quanto sia sconvolgente: lì intorno a questo paese che vive in emergenza e che quindi sa gestire l'emergenza, sta accadendo qualcosa di straordinario. In altri tempi lo avremmo chiamato effetto domino, il contagio della democrazia: qui lo chiamano "normalizzazione", e non ha nulla a che vedere con la ricerca della normalità in cui siamo impegnati tutti.

UAE cabinet approves opening embassy in Tel Aviv, Israel opens embassy in Abu  Dhabi | Arab News

Thomas Friedman, editorialista del New York Times esperto di politica internazionale, ha pubblicato un articolo splendido che racconta gli effetti degli accordi di Abramo, il patto costruito e reso possibile da Donald Trump che ha avviato il processo di normalizzazione tra Israele e i suoi vicini, uno alla volta, aspettando il colpo grosso, che ovviamente è un accordo con l'Arabia Saudita. Friedman si concentra sul rapporto tra Israele e gli Emirati arabi uniti (che è anche fortissimo sulle vaccinazioni, al secondo posto nelle classifiche) e lo fa senza guardare le dichiarazioni diplomatiche, senza citare aspettative o previsioni, ma badando alla vita quotidiana. I grandi cambiamenti sono sempre dettati da quelli piccoli, o meglio: dalla vita che diventa più libera, più piena di opportunità, più ricca anche. Nel mezzo della pandemia, da quando è stato formalizzato il processo di normalizzazione delle relazioni tra Israele e gli Emirati, a metà ottobre, 130 mila israeliani sono andati negli Emirati. Una scuola di ebraico a Dubai e Abu Dhabi è stata “inondata", scrive Friedman, di emiratini che vogliono studiare o fare business in Israele. E' stato siglato un accordo importante tra la Mekrot National Water israeliana e il governo emiratino per la desalinizzazione dell'acqua, questione molto sentita negli Emirati in cui l'acqua è una risorsa scarsa. I giornali israeliani raccontano di quanto va forte la cucina kosher negli Emirati, intervistano i cuochi, raccontano di una contaminazione culturale e di business appena iniziata, e promettente. "Se gli accordi di Abramo dovessero allargarsi e includere anche l'Arabia Saudita — scrive Friedman — staremmo parlando di uno dei più significativi riallineamenti nella storia moderna del medio oriente, che per decenni è stata dominata da interventi stranieri e dalla dinamica arabi-Israele. Non più". E' su questa premessa che si basa l'effetto contagio: "Stiamo vedendo due ecosistemi che si fondono insieme", dice Gidi Grinstein dell'istituto strategico Reut. E lo fanno non con la forza, come è sempre stato, ma con la tecnologia e l'innovazione, "l'acqua, l'energia solare, l'agricoltura, la medicina". E gli Emirati, che pure restano una monarchia e che non hanno alcun barlume di politica democratica (la principessa Latifa di Dubai è tenuta prigioniera nel palazzo del padre, il capo dell'emirato e vicepresidente degli Emirati), hanno iniziato a permettere alle coppie non sposate di convivere, anche quelle omosessuali, a considerare reati i cosiddetti "delitti d'onore" praticati dagli uomini sulle donne, a rendere le leggi sul divorzio più eque per le donne. C'è ancora da fare moltissimo, ma gli altri paesi guardano, gli altri cittadini guardano. Friedman dice: se sei un libanese sciita che vivi nella periferia di Beirut e fai la fame, inizierai a chiederti perché devi stare sotto il giogo di Hezbollah (e quindi dell'Iran) mentre tutt'attorno c'è questa effervescenza di normalità. Sono queste domande che innescano i contagi, perché non succede sempre e da ultimo nemmeno spesso, ma l'ideologia perde di fronte alla voglia di libertà.

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