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Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 23/02/2021, a pag.III, con il titolo "La sindrome Mad Max", l'analisi/intervista di Giulio Meotti.
Giulio Meotti
Roma. Un professore di filosofia che finisce sotto scorta e deve lasciare l'insegnamento, travolto dalle polemiche e dalle minacce, per aver detto che la sua città, Trappes, è "perduta". Un ministro dell'Istruzione superiore, Frédérique Vidal, che afferma che nelle università c'è l'islamo-goscismo, "una cancrena che unisce Mao Tze Tung e Khomeini". E nella stessa settimana il governo che prova a correre ai ripari con la tanto attesa legge contro il "separatismo islamista". Da quando è stato decapitato Samuel Paty, la Francia ha assistito a una martellante campagna di intimidazione. Ne parliamo con Alexandre Del Valle, saggista e analista francese, autore fra gli altri di "La stratégie de l'intimidation, du terrorisme jihadiste à l'islamiquement correct" e "Le Projet, la stratégie de conquête et d'infiltration des Frères musulmans en France et en Europe", entrambi pubblicati da L'Artilleur. "Dopo Samuel Paty, c'è stata una vera presa di coscienza, e devo riconoscere, pur non essendo un 'macroniano', che Emmanuel Macron ha deciso di reagire seriamente sia di fronte alle minacce inaccettabili e sempre più violente della Turchia neo-ottomana di Erdogan sia di fronte all'islamismo eversivo dei Fratelli musulmani appoggiati dalla Turchia e dal Qatar, non solo dunque al jihadismo che è la parte emersa dell'iceberg islamista totalitario. Prima che il professor Paty fosse ucciso dal jihadista ceceno che non era mai stato identificato come tale prima e che non aveva un passato radicale, c'è stata una fase di propaganda-demonizzazione del professore da parte dei Fratellli musulmani che l'accusarono di avere `umiliato, insultato e attaccato' i musulmani e l'islam. Questa propaganda è stata diffusa da tanti militanti dei Fratelli musulmani, da moschee e centri di imam, e sulle reti social così come da Erdogan, che ha lanciato assieme al Pakistan, al Qatar e ai Fratelli musulmani una campagna mondiale di odio nei confronti di Macron e della Francia. E sappiamo che questo ha incitato il giovane jihadista ceceno a passare all'azione. In termini chiari, vuol dire che esiste una vera solidarietà e complicità o complementarità obiettiva fra i `taglialingue' che attaccano gli `islamofobi' e vogliono far tacere tutti quelli che osano criticare l'islam, e i `tagliateste' che li ammazzano. I primi terrorizzano psicologicamente, strumentalizzando l'antirazzismo e la nostra cattiva coscienza, demonizzandoci, e i secondi terrorizzano fisicamente i pochi che osano criticare l'islam. La strage di Paty a Conflans e quella alla cattedrale di Nizza, dove tre cristiani furono sgozzati nella loro chiesa mentre pregavano, mostrano che più gli islamici `pacifici' vittimizzano e rendono paranoici i musulmani addestrati a odiarci, più questo permette di creare nuove vocazioni jihadiste".
Alexandre Del Valle E' sufficiente esaminare i profili di alcuni attacchi ai simboli francesi per capire la trasversalità del fenomeno: "L'incendio nella cattedrale di Nantes è stato rivendicato dai membri del gruppo islamista Forsane Alizza, ma commesso da un cittadino ruandese che si era offerto volontario nella diocesi e 'insoddisfatto del mancato rinnovo del permesso di soggiorno', poi salutato dagli attivisti cristianofobici e anarchici di sinistra sui social. Il cerchio è completo: leggiamo la recente prosa degli attivisti della Black African Defense League, membro attivo dei comitati Traoré e Black Lives Matter, che si sono rallegrati per l'incendio nella cattedrale: `Fuoco sulla #CathédraledeNantes?! La cattedrale pagata dagli schiavi di Nantes con i soldi della tratta degli schiavi? Cosa ha fatto @Eglisecatho per prevenire la disumanizzazione dei nostri antenati?". Didier Lemaire ha detto che, in assenza di una risposta, la Francia "rischia la guerra civile e cento Samuel Paty". Per Del Valle lo scenario più realistico è un altro. "E' l'intensificazione della frattura interna etno-comunitaria, non necessariamente tramite una guerra civile, ma che si manifesterà con una balcanizzazione graduale ma sempre più violenta e con zone, città intere, che diventeranno fuori controllo, contro-società dove i jihadisti troveranno sempre più `riserve' di manodopera terrorista... Temo una `sindrome Mad Max'. A questo pericolo islamista radicale, che Macron ha avuto ragione a definire `separatismo islamico', si aggiunge il Black Lives Matter generalizzato in Francia e in Europa dove ci sono migranti africani. Questo nuovo fenomeno aggiunge una dimensione eversiva e rivoluzionaria razziale, etno-tribale, al problema `rossoverde', e sarà sempre più aggressivo e minaccerà sempre più i 'bianchi', mentre questi ultimi invecchieranno e non sapranno fermare il suicidio demografico". "Una cancrena che unisce Mao e Khomeini", ha detto il ministro Vidal. Non si capisce dove sia lo scandalo. Basta ricordare Neauphle-leChâteau, la villetta sulle colline alla periferia di Parigi, dove l'ayatollah Khomeini vezzeggiato notte e giorno da giornalisti e intellettuali della gauche dal tendone-moschea preparava la sua rivoluzione islamica. Andarono a trovarlo il filosofo Louis Rougier, lo storico della Rivoluzione francese Claude Manceron, il filosofo comunista convertito all'islam Roger Garaudy, l'ex attacché militare francese a Teheran convertito all'islam Vincent Monteil e il filosofo Jacques Madaule, che sul Monde definiva il khomeinismo come un "clamore dal profondo dei tempi" che rifiutava "la schiavitù". E poi l'Humanité, organo dei comunisti, che definì l'imam "il Lenin islamico" e il Partito socialista francese che organizzò una manifestazione di sostegno a Khomeini alla Maison de la Chimie. C'era anche il futuro primo ministro Lionel Jospin. Dalla Sorbona era intanto uscito l'ideologo della Rivoluzione iraniana, Ali Shariati, che aveva studiato col marxista Georges Gurvitch, tradotto in farsi "I dannati della terra" di Fanon e appreso dall'orientalista e teologo cattoislamico Louis Massignon. L'islamo-goscismo ha radici antiche. E' una sbornia da cui la Francia non si è mai ripresa.
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