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Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 01/12/2020, a pag.I, l'articolo "Ricercatori e scienziati a rischio in Iran. Contro l'esecuzione 'imminente' di Ahmad Djalali".
Ahmadreza Djalali Una manifestazione di sostegno a Djalali Lui ha detto di essere stato punito perché si era rifiutato di fare la spia per conto dell'Iran in Europa. Le sue condizioni di salute sono peggiorate durante la detenzione a Evin ed è dal 2018 che le Nazioni unite, il Parlamento europeo, gli istituti scientifici per cui Djalali ha lavorato, molte associazioni per i diritti umani e anche 121 premi Nobel si battono perché venga prima curato e poi liberato. Molte organizzazioni, non da oggi, consigliano a scienziati e ricercatori di non andare in Iran perché potrebbero essere catturati e utilizzati negli scambi di prigionieri. E' accaduto qualche giorno fa: Kylie Moore-Gilbert, ricercatrice anglo-australiana di 33 anni, è stata liberata in cambio di tre cittadini iraniani detenuti in Thailandia: erano accusati di aver partecipato a un tentato attacco contro obiettivi israeliani a Bangkok. Nelle ultime ore, gli appelli e le richieste a Teheran sono aumentati: molti temono che il regime iraniano voglia utilizzare l'esecuzione di Djalali come la vendetta per l'uccisione dello scienziato-padre della bomba atomica iraniana. Mohsen Fakhrizadeh.
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