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Il Foglio Rassegna Stampa
23.10.2020 Israele-Bahrein, ecco il significato della pace
Commento di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 23 ottobre 2020
Pagina: 1
Autore: Micol Flammini
Titolo: «L'ambasciata segreta»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 23/10/2020 a pag.1, con il titolo "L'ambasciata segreta", il commento di Micol Flammini.

A destra: la pace in Medio Oriente secondo Dry Bones

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Micol Flammini

Roma. Ieri i media israeliani davano la notizia di un nuovo accordo formale firmato tra Israele e Bahrein, che questa volta riguarda i voli regolari tra i due paesi: ognuna delle due nazioni potrà effettuare fino a quattordici voli settimanali tra l'aeroporto Ben Gurion e l'aeroporto internazionale del Bahrein, i voli tra Manama ed Eilat saranno invece illimitati. E' un passo avanti ulteriore rispetto alla normalizzazione delle relazioni tra i due stati, annunciata il mese scorso dal presidente americano Donald Trump. Questo cambiamento degli equilibri tra paesi arabi e Israele - i primi a decidere di normalizzare i propri rapporti con Gerusalemme sono stati gli Emirati Arabi Uniti ed era agosto - è frutto di un lungo lavoro, non soltanto da parte delle amministrazioni americane ma soprattutto tra le due nazioni. Lo sforzo andava avanti da diverso tempo: questo guardarsi, studiarsi, aspettare è rimasto segreto per almeno undici anni, come racconta la storia della "ambasciata segreta di Israele in Bahrein". La società offriva servizi di marketing, pubblicità, consulenze, rivolti soprattutto alle aziende occidentali interessate a investimenti su tecnologie mediche, energie rinnovabili, sicurezza alimentare e informatica nella zona. Cosi appariva nei registri pubblici e sul sito della società, che poi nel 2013 ha cambiato nome. Il nome non può essere rivelato, ma si trattava di una copertura per la missione diplomatica israeliana che, racconta Ravid, assumeva "un tipo di dipendente molto specifico: diplomatici israeliani con doppia nazionalità".

File:Abdullatif bin Rashid Al Zayani.jpg - Wikimedia Commons
Abdullatif Al Zayani, Ministro degli Esteri del Bahrein

Tra gli azionisti e il consiglio di amministrazione della compagnia c'erano attuali consoli e membri del governo, i diplomatici avevano tutti delle storie di copertura ("supportate da profili Linkedin poco convincenti", scrive Ravid), e un piccolo gruppo di funzionari del Bahrein sapeva tutto. Per gli altri, il "Center for International Development" era una società regolarmente registrata. La missione diplomatica segreta è servita in questi anni a promuovere gli affari delle società israeliane, ma è stata usata anche come canale di comunicazione per il governo di Gerusalemme, era un lavorio continuo che ha contribuito alla firma dell'accordo annunciato da Trump. Domenica scorsa al ministro degli Esteri del Bahrein, lo stesso Khaled Bin Ahmad al Barak Ravid è un giornalista del sito americano Axios e ha da poco lanciato la sua newsletter dedicata a Israele in cui dentro si leggono storie, indiscrezioni e notizie. Ravid racconta che i negoziati, rimasti segreti per volere dei governi, su una potenziale missione diplomatica tra i due paesi sono iniziati tra il 2007 e il 2008, a portarli avanti erano l'allora ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, e il suo omologo del Bahrein, Khaled Bin Ahmad al Khalifa. Dice il giornalista, che ha ricostruito tutta la vicenda parlando con fonti israeliane e bahreinite, che in quel periodo il Qatar, rivale regionale del Bahrein, aveva disposto la chiusura della missione diplomatica israeliana a Doha, e questo aveva spinto il Bahrein ad approvare l'avvio di una missione segreta a Manama. Il giornalista fa una ricostruzione molto precisa: era il 13 luglio del 2009, quando veniva registrata in Bahrein una società chiamata "The Center for International Development".

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lettere@ilfoglio.it

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