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Il Foglio Rassegna Stampa
10.10.2020 La sfida di Macron al separatismo islamista
Il discorso del Presidente francese

Testata: Il Foglio
Data: 10 ottobre 2020
Pagina: 1
Autore: Emmanuel Macron
Titolo: «Francia laica e separatismo islamista: la sfida di Macron»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 10/10/2020 a pag.I, con il titolo "Francia laica e separatismo islamista: la sfida di Macron", il discorso del Presidente francese del 2 ottobre scorso.

Dovrebbero leggere il discorso di Macron coloro che in Italia legittimano la Fratellanza Musulmana, che aspira a imporre la legge del Corano e a rifondare il Califfato, e che dunque va annoverata a pieno titolo tra le organizzazioni islamiste.

Ecco il testo del discorso:

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Emmanuel Macron

Grazie signor sindaco di accoglierci oggi a Les Mureaux (...). La vostra è una terra di battaglie repubblicane e voi sapete combatterle queste battaglie, è una città di soluzioni, come avete più volte sottolineato, e il vostro dipartimento (Les Yvelines, a nord ovest di Parigi, ndr) è un luogo di contrasti, ma che attraverso la scuola, la formazione e il lavoro ha sempre saputo affrontare le difficoltà. L'obiettivo del nostro incontro di oggi è doppio. Anzitutto, definire la realtà dei nostri problemi senza tabù, ma anche senza semplificazioni, definire che oggi, nella nostra società, mette in pericolo la nostra Repubblica, la nostra capacità di vivere assieme, e presentarvi le decisioni prese di conseguenza, frutto di un lavoro metodico condotto da tre anni a questa parte e che nelle ultime settimane abbiamo finalizzato con il governo. Il problema non è la laicità. L'ho ribadito più volte, la laicità nella Repubblica francese è la libertà di credere o di non credere, è la possibilità di esercitare il proprio culto a partire dal momento in cui l'ordine pubblico è garantito. La laicità è la neutralità dello stato e in nessun caso è sinonimo di cancellazione delle religioni nello spazio pubblico. La laicità è il collante della Francia. Se la spiritualità appartiene alla sfera privata di ognuno di noi, la laicità invece riguarda tutti. E dunque, i repubblicani sinceri non devono mai cedere a quelli che, in nome del principio di laicità, tentano di suscitare divisioni, scontri (...). Abbiamo delle regole, e dobbiamo farle rispettare con rigore e giustezza. Ovunque, senza concessioni. Allo stesso modo, non dobbiamo lasciarci trascinare nella trappola dell'amalgama tesa dai polemisti e dagli estremisti che consiste nella stigmatizzazione di tutti i musulmani. E' la trappola che ci tendono i nemici della Repubblica (...). Cibòche dobbiamo combattere è il separatismo islamista. E' un progetto consapevole, teorizzato, politico-religioso, che si concretizza attraverso ripetute deviazioni dai valori della Repubblica, che si traduce spesso nella costituzione di una controsocietà e che si manifesta nell'abbandono della scuola e nello sviluppo di pratiche sportive e culturali comunitarie che sono il pretesto per l'insegnamento di principi non conformi alle leggi della Repubblica. E' l'indottrinamento, attraverso il quale passa la negazione dei nostri principi, l'uguaglianza tra donne e uomini, la dignità umana. Il problema è questa ideologia, che afferma che le sue leggi sono superiori a quella della Repubblica. E l'ho detto a più riprese, non chiedo a nessuno dei nostri cittadini di credere o di non credere, di credere un po' o moderatamente, non è compito della Repubblica. Ma chiedo a ogni cittadino, a prescindere dalla sua religione, di rispettare in modo assoluto tutte le leggi della Repubblica. In questo islamismo radicale- perché è questo il cuore della questione, dunque affrontiamolo e chiamiamolo con il suo nome - c'è una volontà rivendicata, ostentata, un'organizzazione metodica per violare le leggi della Repubblica e creare un ordine parallelo, stabilire altri valori, sviluppare un'altra organizzazione della società, separatista in un primo momento, ma il cui obiettivo finale è assumere il controllo completo di essa. E' ciò che porta progressivamente a rigettare la libertà d'espressione, la libertà di coscienza, la libertà di blasfemia. Ciò che in maniera insidiosa conduce alla radicalizzazione. Quasi centosettanta persone, per citare soltanto un esempio, sono monitorate per radicalizzazione violenta qui negli Yvelines. Talvolta, ci si spinge fino ad abbracciare il jihad. Abbiamo settanta giovani del dipartimento, che in gran parte sono figli della Repubblica, che hanno seguito questa deriva e sono partiti per la Siria (...). Voglio che non ci sia nessuna confusione, nessun amalgama (...). Ma dobbiamo constatare che c'è un islamismo radicale che porta a negare le leggi della Repubblica, a banalizzare la violenza, e che ha condotto alcuni dei nostri concittadini, dei nostri figli, a scegliere il peggio o a ritenere che il peggio fosse diventato qualcosa di naturale, e dunque a creare condizioni di derive politiche, ma anche di derive violente, quelle del terrorismo islamista. Oggi la nostra sfida è lottare contro la deriva di alcuni in nome della religione, vigilando affinché non siano colpiti coloro che vogliono credere nell'islam e sono cittadini a tutti gli effetti della nostra Repubblica (...) Il cammino da seguire è quello che ho appena tracciato. Isolare il problema, quello dell'islamismo radicale, sapere che ognuna di queste tappe pub meccanicamente produrre l'altra, e dunque non cedere ad alcuna fatalità, ad alcun cinismo, dire le cose e accettare anche che siamo di fronte a una minaccia che ha impiegato decenni per costituirsi e che non sconfiggeremo in un giorno solo. Tutti assieme, attraverso un sussulto repubblicano, dobbiamo contrastare quelli che vogliono dividerci. Molte cose sono state scritte, descritte e analizzate in maniera profonda su ciò che il nostro paese sta vivendo a questo proposito. Avrò l'umiltà di non rivendicarmi come uno specialista, ma di condividere in poche parole la mia visione delle cose. L'islam è una religione che oggi è in crisi in tutto il mondo, non solo nel nostro paese. E' una crisi profonda che è legata a tensioni tra fondamentalisti e a progetti religiosi e politici che, come vediamo in tutte le regioni del mondo, conducono a un forte irrigidimento, anche nei paesi dove l'islam è la religione maggioritaria (...). C'è una crisi dell'islam dappertutto, un islam consumato da forme radicali, da tentazioni radicali e da un'aspirazione a un jihad reinventato, che è la distruzione dell'altro. Il progetto di califfato territoriale contro cui abbiamo lottato nel Levante e contro cui lottiamo ora nel Sahel, ovunque si sviluppano forme più o meno insidiose, le più radicali (...). A ciò si aggiungono le influenze esterne e un'organizzazione metodica di poteri politici e organizzazioni private che hanno incoraggiato le forme più radicali. Bisogna dire che abbiamo lasciato fare, sia nel nostro paese sia all'estero. Wahabismo, salafismo, Fratelli musulmani e altre correnti che qualcuno all'inizio riteneva pacifiche sono via via degenerate, si sono loro stesse radicalizzate, hanno portato avanti dei messaggi di rottura, un progetto politico, una radicalità nella negazione, per esempio, dell'uguaglianza tra donne e uomini, e attraverso finanziamenti stranieri e un indottrinamento importato dall'estero hanno raggiunto il nostro territorio nella sua intimità. Questa realtà ci riguarda, ci colpisce. Negli ultimi anni è cresciuta. Bisogna chiamarla con il proprio nome. A ciò si aggiunge il terreno sul quale tutto ciò che ho appena descritto si è stabilito. Noi stessi abbiamo costruito il nostro stesso separatismo. E' quello dei nostri quartieri, è la ghettizzazione che la nostra Repubblica, inizialmente con le migliori intenzioni del mondo, ha lasciato che si formasse. Abbiamo portato avanti una politica, che talvolta abbiamo chiamato politica di popolamento, ma abbiamo costruito una concentrazione di miseria e di difficoltà, e lo sappiamo molto bene. Abbiamo concentrato le popolazioni spesso in funzione delle loro origini, della loro estrazione sociale. Abbiamo concentrato le difficoltà educative ed economiche in alcuni quartieri della Repubblica (...). Abbiamo creato in questo modo dei quartieri dove la promessa della Repubblica non è stata mantenuta e dunque dei quartieri dove certi messaggi erano attrattivi, dove le forme più radicali erano fonti di speranza che fornivano e che forniscono, siamo lucidi, soluzioni per educare i bambini, insegnare la lingua d'origine, occuparsi degli anziani, fornire dei servizi, permettere di fare sport. In fondo, ciò che la Repubblica non ha più garantito perché sommersa dalle sue stesse difficoltà e in ritirata in materia di servizi pubblici, è stato assicurato da queste organizzazioni, portatrici di un islam radicale, che si sono sostituite a essa in maniera metodica. E dunque, sui nostri arretramenti, e talvolta sulle nostre vigliaccherie, hanno costruito il loro progetto (...). A tutto questo, si aggiunge il fatto che siamo un paese che ha un passato coloniale e ha dei traumatismi che non ha ancora risolto (...). E vediamo dunque dei figli della Repubblica, e talvolta di altri paesi, figli e nipoti di cittadini provenienti dall'immigrazione e arrivati dal Maghreb, dall'Africa subsahariana, rivedere la proprio identità attraverso un discorso post coloniale o anti coloniale. Vediamo dei figli della Repubblica che non hanno mai conosciuto la colonizzazione, e i cui genitori e nonni sono sul nostro territorio da molto tempo, ma che cadono nella trappola metodica tesa da alcune persone che utilizzano questo discorso, questa forma di odio di sé che la Repubblica dovrebbe alimentare contro se stessa, ma anche dei tabù che noi stessi abbiamo alimentato (...). Dobbiamo dunque affrontare con molta determinazione e con forza le forme inaccettabili e radicali di oggi, a breve termine. Dobbiamo riconquistare tutto ciò che la Repubblica ha abbandonato e che ha condotto una parte dei nostri giovani o dei nostri concittadini a essere attratti da questo islam radicale. E dobbiamo tornare sui nostri traumi e le nostre inadeguatezze (...). Le azioni sono presenti dal primo giorno del mandato e contano più delle parole. Dalla fine del 2017, in quindici quartieri, sono stati messi in pratica dei piani di lotta contro la radicalizzazione che coinvolgono l'insieme dei servizi dello stato. Sul campo, i nostri funzionari sono al lavoro e ottengono dei risultati: 212 bar, quindici luoghi di culto, quattro scuole e tredici istituti associativi e culturali sono stati chiusi; sono stati effettuati centinaia di controlli e confiscati milioni di euro. Ma abbiamo deciso di andare più lontano e con maggior forza. Di fornire una soluzione concreta a ogni problema constatato sul campo. Il 9 dicembre sarà presentato in Consiglio dei ministri un progetto di legge per rafforzare la laicità e consolidare i principi repubblicani. Alcuni comuni hanno come progetto l'imposizione di menù confessionali nelle mense, altri escludono gli uomini da alcune fasce orarie di accesso alle piscine. Ciò che è contrario ai principi della laicità e dell'uguaglianza sarà vietato. Nei servizi pubblici forniti dalle imprese, come i trasporti, si moltiplicano le derive come il rifiuto di stringere la mano a una donna o l'utilizzo del velo da parte di donne in contatto con il pubblico. L'obbligo di neutralità dei funzionari pubblici sarà esteso ai dipendenti delle imprese concessionarie. Ma vietare non basta. Bisogna agire alla radice. All'islamismo politico sventolato con fierezza, dobbiamo opporre un patriottismo repubblicano rivendicato. Agire nelle associazioni che devono unire la nazione, non fratturarla. I motivi di dissoluzione in Consiglio di ministri saranno estesi agli oltraggi alla dignità della persona e alle minacce fisiche o psicologiche. Qualsiasi richiesta di sovvenzione sarà condizionata dalla firma di un contratto di rispetto dei valori della Repubblica. Quelli che non lo rispettano dovranno restituire i soldi ricevuti. Agire a scuola, che deve tornare a essere un crogiuolo repubblicano. Cinquemila bambini ricevono un insegnamento a domicilio. Ogni giorno dei rettori scoprono l'esistenza di bambini che sono totalmente fuori dal sistema. Ogni settimana dei prefetti chiudono scuole illegali, spesso amministrate da estremisti religiosi. Dinanzi a queste derive che escludono migliaia di bambini dall'educazione alla cittadinanza, dall'accesso alla cultura, alla nostra storia, ai nostri valori, all'esperienza dell'alterità che è il cuore della scuola repubblicana, ho preso una decisione: a partire dall'anno scolastico 2021-2022, l'istruzione a scuola sarà obbligatoria per tutti dai tre anni in su. Poiché la scuola deve anzitutto inculcare i valori della Repubblica, e non quelli di una religione, metteremo fine agli Elco, gli Enseignements Langues et Cultures d'Origine. Attraverso la scuola la Repubblica resisterà a quelli che la vogliono abbattere. Ho fiducia nei francesi di confessione musulmana e nella loro capacità di mobilitarsi per contribuire a questa battaglia repubblicana contro il separatismo islamista e anche nella loro volontà di organizzarsi per costruire un islam dei Lumi. Non spetta naturalmente allo stato strutturare l'islam, ma dobbiamo permettere che accada, accompagnare questo processo, ed è per questo che ho dialogato molto con i rappresentanti dell'islam nel nostro paese. Condividiamo queste constatazioni e proposte comuni: la necessità di liberare l'islam in Francia dalle influenze straniere. Porremo fine al sistema degli imam distaccati; la volontà di proteggere i responsabili delle moschee dalle acquisizioni di controllo ostili da parte degli estremisti. Verranno creati dei dispositivi anti putsch; l'ambizione di formare e promuovere in Francia una generazione di imam e intellettuali che difendono un islam pienamente compatibile con i valori della Repubblica. Bisogna anche far amare la Repubblica dimostrando che pub permettere ad ognuno di costruire la propria vita. Agiremo per far entrare nuovamente la Repubblica nel concreto delle vite, sviluppando ovunque un'offerta educativa, culturale e sportiva repubblicana di qualità (...). Far amare la Repubblica significa mantenere la promessa di emancipazione a essa intrinseca. Ho iniziato a elencare delle piste per l'uguaglianza delle opportunità, per lottare contro le discriminazioni e fare in modo che ognuno, qualunque sia il colore della sua pelle, la sua origine, la sua religione, possa trovare il proprio posto nella società. Nel corso dell'autunno, presenterò nuove decisioni. Saranno declinate in ogni dipartimento dai prefetti e avranno un'ambizione: la Repubblica in azione. Care francesi e cari francesi, portiamo avanti tutti insieme questo sussulto repubblicano. Viva la Repubblica. viva la Francia.
(Traduzione di Mauro Zanon)

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