giovedi` 25 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
05.10.2020 'Fratelli arabi, basta antisemitismo'
L'intervento di Boualem Sansal

Testata: Il Foglio
Data: 05 ottobre 2020
Pagina: 2
Autore: Boualem Sansal
Titolo: «'Fratelli arabi, basta antisemitismo'»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 05/10/20120, a pag.II il commento 'Fratelli arabi, basta antisemitismo' di Boualem Sansal.

Immagine correlata
Boualem Sansal

Lo scrittore algerino Sansal si appella alla umma: "L'odio per Israele è un ritardo mentale Boualem Sansal è un intellettuale e scrittore algerino, censurato nel suo paese per le sue posizioni critiche verso il governo. Ha vinto il Grand prix du roman de l'Académie française per il romanzo "2084, la fin du monde" (Gallimard). Il suo ultimo libro è "France-Algérie, résilience et réconciliation en Méditerranée", un dialogo con Boris Cyrulnik, uscito per le edizioni Odile Jacob. Sulla Revue des deux mondes di settembre, Boualem Sansal manifesta la sua inquietudine per la progressione dell'antisemitismo arabomusulmano in un mondo occidentale che è stato "alimentato dai Lumi".

How should Germany deal with Islamic anti-Semitism? | Germany| News and  in-depth reporting from Berlin and beyond | DW | 24.04.2018
Un esempio di antisemitismo islamico

"L’Algeria è profondamente antisemita", questa è la conclusione infelice, ma non inaspettata, alla quale siamo giunti al termine di una chiacchierata franca tra amici fidati, organizzata a tal proposito a casa mia. Non generalizziamo, non siamo categorici, l'Algeria è un po' più antisemita in alcuni ambienti, un po' meno in altri, dipende da mille cose, dal clima sociale, dal percorso di ognuno, dalla sua lettura degli incitamenti del governo, dalle prediche del venerdì, dall'attualità delle nostre banlieue maghrebine in Francia, dal conflitto con Israele nelle sue tre dimensioni, palestinese, araba, musulmana, dai tweet di Trump, dai video del web islamico, dalle lezioni dello sceicco al-Ghazali, cui l'Algeria deve gran parte della sua follia islamista e del suo antisemitismo militante, dipende dagli sketch di Dieudonné, etc... Anche le equazioni israelo-turche e israelo-iraniane sono prese in considerazione. Con fervore dai nostri islamisti, poiché la Turchia e l'Iran, paesi non arabi, ma grandi musulmani dinanzi all'Eterno (da soli, i due paesi, contano 162 milioni di fedeli) e motivo di fierezza per l'umma, hanno il desiderio di annientare Israele. E in maniera discutibile da parte dei nostri antisemiti che si rivendicano come appartenenti ad altri movimenti politici, nazionalista, liberale, socialista o altro, e vedono in essi una fortuna e un pericolo: la fortuna è che la Turchia e l'Iran sono delle vere potenze che attuano delle autentiche politiche contro Israele, politiche che includono l'aspetto militare e anche nucleare nel caso dell'Iran; il pericolo è che la loro vittoria su Israele segnerebbe la fine del mondo arabo. Questi paesi sono i suoi nemici giurati: la Turchia vorrebbe ricostituire l'Europa ottomana sulle rovine di Israele e del mondo arabo, che si disgregherà da solo con la scomparsa di Israele, e l'Iran sciita rivendicherà subito dopo i suoi diritti legittimi sull'islam, usurpati dai califfi sunniti alla morte del profeta. Quale paese arabo vorrebbe che Israele cadesse sotto i colpi dei turchi e degli iraniani? Nessuno. Antisionisti sì, ma non pazzi, perché hanno bisogno di Israele per tenere a distanza questi due mastodonti, fratelli in islam, ma traditori dinanzi all'Eterno. Ecco perché, in questi ultimi tempi, mandano dei segnali a Israele. Gli darebbero la Palestina se togliesse loro di mezzo l'Iran, come Netanyahu aveva promesso. Ma non è tutto. L'antisemitismo, che si aggrava a ogni luna piena, ha generato nei nostri islamisti e nei loro amici delle orribili malattie: il ritardo mentale, il vittimismo infantile, il passatismo frenetico, la logorrea urlante, una passione sterminatrice acuta. Tutto ciò inquina le nostre vite e minaccia specialmente i nostri figli, poiché il nuovo antisemitismo va di pari passo con la salafizzazione rampante della società sullo sfondo di una povertà galoppante e di una stucchevole incuria da parte del governo. Come sconfiggere questo male inesauribile che avvilisce l'umanità se nessuno ne parla, né nel mondo arabo, né in occidente, né all'Onu, né durante il Consiglio di sicurezza? Il silenzio, un tempo d'oro, non è l'antincendio miracoloso che si può credere, bensì l'ossigeno che fa divampare le fiamme in casa. Non potendo agire, ci si interroga tra amici, in termini velati, per paura di ritrovarsi accusati di alcune cose. Abbiamo delle riposte, ma non a tutto. Mi auguro che i nostri giovani compatrioti che da un anno si sono impegnati con anima e corpo nel movimento Hirak contro la dittatura militare, una rivoluzione magnifica, pacifica, intelligente e molto ottimista, sapranno dare delle belle risposte a queste domande vitali. Devono convincersi ogni giorno di più che in materia di libertà non si fanno le cose a metà, è tutto o nulla. Che chiedano ai loro genitori perché la liberazione del paese nel 1962 non sia sfociata nella liberazione del popolo. Nell'attesa, continuiamo a farci delle domande. Gli algerini e il mondo arabo-musulmano possono liberarsi dalla loro assuefazione all'antisemitismo? No, a nostro avviso, e come prove avanziamo tre argomenti indiscutibili. Uno: l'islam, nei suoi quattro sviluppi, corano, sunna, hadith, sharia, li obbliga a combattere e a uccidere gli ebrei ovunque essi siano, "nascosti sotto le pietre o dietro gli alberi". Due: Allah ha assegnato agli arabi la missione di diffondere l'islam in tutto il mondo e di difendere a costo della propria vita le sue terre e i suoi simboli (il Corano, il profeta, la sua famiglia, l'umma, i luoghi santi, la lingua araba, il califfato, etc.). Tre: gli ebrei occupano la Palestina e non hanno nessuna intenzione di restituirla. Di più, essi colonizzano ogni giorno nuove terre arabe e respingono i palestinesi sempre più lontano. Gli arabi sono pronti a dibattere sul desiderio di progredire? Dibattere, nel senso di riformare l'islam, è ciò che vi è di più pericoloso al mondo per loro. Farlo significherebbe subito essere accusati di diversi crimini che meritano tutti una morte dolorosa. La lista delle persone che vivono con delle fatwa di morte che pesano sulla testa è già assai lunga attualmente. Quale "primavera araba" potrebbe cambiare le cose e mettere gli uomini al riparo dagli eccessi della religione? I militanti dei diritti dell'uomo, e sono numerosi in Algeria e nel mondo arabo, ne guadagnerebbero a deglobalizzare il termine "diritti dell'uomo", troppo generico per essere efficace e iscriverlo nel solo quadro della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Bisogna essere chiari, dare il giusto nome alle cose: i diritti delle donne, dei bambini, degli omosessuali, e denunciare in maniera netta l'antisemitismo, anche a rischio di essere accusati di simpatia per il popolo ebraico e, peggio, per Israele.
(Traduzione di Mauro Zanon)

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/ 5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT