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Il Foglio Rassegna Stampa
01.09.2020 Legge, ordine, democrazia: parla Andrew Sullivan
Analisi di Paola Peduzzi

Testata: Il Foglio
Data: 01 settembre 2020
Pagina: 1
Autore: Paola Peduzzi
Titolo: «Perché se dici che legge e ordine sono il presupposto della democrazia ti prendi del fascista»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 01/09/2020 a pag.I, con il titolo "Perché se dici che legge e ordine sono il presupposto della democrazia ti prendi del fascista", l'analisi di Paola Peduzzi.

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Paola Peduzzi

Andrew Sullivan: See You Next Friday
Andrew Sullivan

Milano. "Alla fine è successo, nelle nostre strade ci sono battaglie letali tra le due tribù della nostra politica polarizzata", ha scritto Andrew Sullivan nella sua newsletter Weekly Dish, e se è di sicurezza che si occuperà la campagna elettorale americana d'ora in avanti, se il grido "law and order" sovrasterà tutto il resto, i democratici finiranno per perdere le elezioni. Negli ultimi giorni questo tema — le proteste estreme aiutano Donald Trump — sta diventando sempre più presente, con rilevazioni che mostrano il disamore crescente nei confronti del Black Lives Matter nella sua versione violenta, portandoci su terreni imbarazzanti: se parlo di questo assolutismo nelle strade, delle macerie che vengono spazzate via ogni mattina in molte città americane dove ci sono proteste ininterrotte e violente, se segnalo i video in cui i negozianti raccolgono pezzi delle loro vetrine e implorano di smetterla perché l'assicurazione non paga più nulla, contribuisco anche io a far vincere Trump? Jennifer Rubin, commentatrice conservatrice del Washington Post, risponde sostanzialmente di sì: se continuiamo a chiedere al candidato democratico Joe Biden di schierarsi in modo netto e deciso contro le violenze (cosa che ha fatto già in passato) e non lo facciamo mai con Trump perché ormai ci siamo abituati a questo suo modo di aizzare gli istinti più meschini dei cittadini, finiamo per fare il gioco del presidente. Che è alla Casa Bianca: è lui che dovrebbe contenere le violenze, e non ci riesce. Come dice Biden: "C'è qualcuno che davvero crede che ci sarà meno violenza in America se Donald Trump viene rieletto?". Allo stesso modo molti esperti di media dicono, come sostiene la newsletter della Cnn Reliable Sources, che quel che manca è "la proporzione", la capacità di raccontare quel che sta avvenendo senza esagerare, dando le dimensioni giuste del fenomeno. Accade anche in altri contesti: per esempio nel fine settimana sono comparse le Q di QAnon nelle proteste anti mascherine e lockdown in Europa e si è subito parlato di un contagio irrimediabile del fenomeno cospiratorio americano. Attenzione, hanno detto molti: erano poche persone alle proteste e pochissime con la loro Q infuocata sui manifesti, sono molti di più quelli che vanno con la mascherina ovunque e non se ne accorgono quasi più. Ma il punto è che l'esagerazione è al potere, e dappertutto. L'analisi di Sullivan va oltre la dinamica elettorale o i sondaggi, va al cuore di quel che intendiamo — e vogliamo — quando parliamo di "ordine". "Le sommosse e l'assenza della legge sono un male—scrive — Ogni autorità che permette, tollera o sminuisce la violenza, i saccheggi e i disordini nelle strade si spoglia di ogni legittimità. Se un partito sostiene tutto ciò in cui credo ma non la necessità di mantenere l'ordine pubblico in ogni momento e in ogni posto, sosterrò il partito che invece la sostiene. In questo senso sono un one issue voter, perché senza ordine, non c'è spazio per altre questioni. Il disordine sempre e ovunque richiama altro disordine; nel minuto stesso in cui le autorità sembrano tollerare la violenza, questa violenza è destinata a crescere. E se i liberal non difendono l'ordine, lo faranno i fascisti". Questo paragrafo è stato citato, ripreso, sottolineato come la prova definitiva del fatto che Sullivan sia lui stesso un "fascista" o un "razzista", perché pone l'ordine al di sopra di ogni cosa, perché mette sullo stesso piano la polizia che spara senza motivo ai neri e i saccheggi di chi si ribella a questa ingiustizia letale, perché di fatto si schiera contro le rivolte senza dare il peso corretto alla loro origine. Come ha raccontato Ben Smith sul New York Times, in quella sua column domenicale imprescindibile, le accuse a Sullivan sono di vecchia data, risalgono a quando (ventisei anni fa) mise in copertina sul New Republic di cui era direttore l'estratto di un libro che parlava del legame tra la razza e il quoziente intellettivo. Oggi che Sullivan attacca la cancel culture (si è dimesso dal magazine New York con cui collaborava da anni) e che indaga e sottolinea tutti gli estremismi culturali, soprattutto a sinistra, quella copertina è ritornata fuori accompagnata dalla ferocia nei suoi confronti. In realtà, come scrive Smith, nell'ultima sua newsletter Sullivan cercava di sostenere un'altra cosa: la legge e l'ordine rendono possibile la democrazia. Se non ci sono, violenza chiama violenza, saccheggio chiama saccheggio, e vincono i più forti, come accade in moltissimi posti nel mondo dove sul terreno, in assenza di legge e ordine, vincono i più brutali. L'immagine che Sullivan evoca è quella della Repubblica di Weimar, dice che "il centro è collassato. Gang armate della destra estrema e della sinistra estrema sono in guerra per le strade. Il tribalismo si sta intensificando in ogni angolo della nostra cultura. L'establishment di destra e il mainstream di sinistra tollerano i rispettivi estremismi perché si odiano troppo tra di loro". Questa incapacità di dialogo e di accettare il dissenso ha portato a uno stravolgimento di ogni equilibrio, allo scontro perpetuo che prima era dialettico e ora è armato. "Molto tempo fa — scrive Sullivan — fui deriso perché dissi che pensavo pensavo che l'elezione di Trump fosse un evento che avrebbe potuto portare all'estinzione la democrazia liberale. Ma è qui che siamo. Non c'è spazio per un dibattito liberale o per il dissenso, ci sono solo squadre che schierano la loro propaganda, l'intimidazione e un odio reciproco". E la situazione non è destinata a migliorare, non soltanto perché gli scontri diventano ogni giorno più violenti ma anche perché tutti attendono con terrore la notte elettorale in cui potrebbe non esserci un risultato certo, e la delegittimazione tra i due sfidanti potrebbe rifinire nelle strade, più feroce e brutale ancora.

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