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Il Foglio Rassegna Stampa
13.07.2020 Elisabeth Badinter: 'Ecco il nuovo razzismo'
L'intervista tratta dall'Express

Testata: Il Foglio
Data: 13 luglio 2020
Pagina: 2
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «'La razza travestita da antirazzismo'»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 13/07/2020 a pag.II, con il titolo 'La razza travestita da antirazzismo', l'intervista a Elisabeth Badinter tratta dall' Express.

Panorama - L'Express
La copertina dell'Express

Elisabeth Badinter sa bene che, in seguito a questa presa di posizione netta, le verrà rinfacciato il colore della sua pelle e il suo milieu sociale. Ma non se ne cura, invitando a non lasciarsi intimidire da una nuova censura identitaria. Specialista dei Lumi, è molto preoccupata per il suo amato universalismo. Se da una parte saluta “la presa di coscienza” prodotta dall'assassinio di George Floyd, dall'altra lancia un allarme contro una corrente “antirazzista” e decoloniale il cui lessico essenzializzante (“privilegio bianco”, “razzizzato”…) rappresenta secondo lei uno “sputo in faccia ai pensatori illuministi”. Biografa con suo marito - Robert Badinter - di Nicolas de Condorcet, razionalista che nel Diciottesimo secolo aveva moltiplicato le battaglie precorritrici (contro lo schiavismo e la pena di morte, per l'uguaglianza dei sessi e la libertà di stampa), Badinter prega affinché non si rinneghi questa eredità intellettuale, sostituendola con dei comunitarismi che rappresenterebbero delle “regressioni inaudite”. L'Express - Cosa pensa di questa ondata di emozione, di indignazione e di contestazione che ha fatto seguito alla morte di George Floyd negli Stati Uniti? Elisabeth Badinter - Penso che questo insostenibile assassinio sia stato percepito come quello “di troppo”. Ha suscitato una rabbia universale. Non è certo la prima volta, purtroppo, che un americano viene ucciso in questo modo. Ma in questo caso, gran parte del mondo ha preso coscienza che vi era un crimine contro l'intera umanità. Dunque sì, ho trovato incoraggianti queste manifestazioni, per la maggior parte pacifiche, guidate essenzialmente da dei giovani che hanno compreso che non si poteva continuare così. Ma allo stesso tempo, devo rivelare il mio pessimismo. Non credo alla magia: si può arrivare a sanzionare i discorsi e ancor di più gli atti razzisti, ma la storia ci insegna che non sconfiggeremo mai totalmente il razzismo. Ce n'è in tutti i luoghi e in tutte le culture. Anche nei paesi scandinavi, che si pensava fossero dei modelli di democrazia umanista, abbiamo visto emergere un'ondata di odio in occasione della crisi siriana e dell'arrivo degli immigrati. La persistenza del male, talvolta, mi porta a credere che nell'uomo ci sia una paura arcaica difficile da sradicare senza educazione e istruzione. In Francia, questa indignazione suscitata dalla morte di George Floyd è stata in parte catalizzata dal movimento e dallo slogan “Justice pour Adama” - dal nome di un giovane francese nero morto nel 2016 in seguito al suo arresto. Questo parallelo le sembra appropriato? Non credo, fino a nuovo ordine. Gli schermi di tutto il mondo hanno diffuso la morte di George Floyd e ognuno ha potuto vedere che è stato ucciso. E' stata un'esecuzione capitale. Per quanto riguarda Adama Traoré, non sappiamo ancora come è andata. Le expertise della giustizia e le contro-expertise della famiglia si contraddicono. Su questa base, l'unica posizione accettabile è semplicemente quella del dubbio. Come ci insegna Cartesio: si sospende il giudizio. In nome di cosa dovrei ritenere, da semplice cittadina, che la polizia è colpevole a priori? Questa essenzializzazione mi sembra tanto pericolosa quanto il razzismo.

Per il fatto di portare un képi sulla testa si è a prescindere una persona malvagia, un torturatore “delle minoranze”, come viene detto? Fa molto comodo ai militanti estremisti far credere che sia così e farne l'emblema di un “razzismo sistemico” della polizia. Mettere tutti i poliziotti nello stesso sacco è vergognoso. Ciò non impedisce di riconoscere che, se si ha la pelle nera nelle banlieue, in Francia, si è effettivamente l'oggetto di ripetute verifiche di identità. Si è perennemente sospettati di qualcosa. Ma ci vuole un po' di sfumatura e un po' di rispetto dei fatti! Per Adama Traoré: non sappiamo ancora come è andata. Con le manifestazioni e il loro eco nel dibattito pubblico, vediamo normalizzarsi delle espressioni come ‘razzizzati' (per designare tutti quelli che non sono bianchi) o ‘privilegio bianco'. Qual è il suo pensiero su questo lessico e ‘il modo di vedere le cose' che esso veicola? Questo nuovo lessico è uno sputo in faccia ai pensatori illuministi. E quando dico pensatori illuministi, includo anche il biologo François Jacob, che ha polverizzato il concetto di razze, fatto che ha permesso finalmente di ritirare lo stesso termine dalla Costituzione francese. Ma eccoci nuovamente confrontati a esso, con questo lessico importato dagli Stati Uniti. La razza dappertutto! Penso che sia la nascita di un nuovo razzismo, di cui “il bianco” è l'ultimo sviluppo, e che può portare a un vero e proprio separatismo. Sono rimasta colpita dal fatto che oramai si dice ‘bianchi' e non ‘occidentali'. Perché in questo c'è proprio una volontà di reintrodurre la problematica del razzismo, ossia una problematica di esclusione. E' la fine dell'altro come alter ego. L'altro è lo straniero e nel caso in questione il nemico. Secondo lei, dunque, va oltre il lessico. E' un progetto politico? E' un rifiuto della cultura e dei valori di quelli che vengono chiamati “i bianchi”. Sì, c'è una volontà politica nella loro ingiunzione al silenzio. Ergono delle barriere: “Che i bianchi non si immischino per nessun motivo delle cose che ci riguardano”. Potevamo immaginare che alcuni sindacati, come Sud o l'Unef, avrebbero organizzato delle riunioni “tra non-misti” (ossia dove è vietato l'ingresso alle persone di pelle bianca)? Questo nuovo razzismo rigetta il patrimonio occidentale, eppure è proprio grazie agli illuministi, nel Diciottesimo secolo, che facciamo dei progressi verso l'umanismo. Sono i pensatori illuministi che hanno dato corpo al concetto di umanità e ne hanno tratto le debite conseguenze! L'aver preso coscienza che gli uomini hanno più cose in comune che differenze ha prodotto dei progressi vertiginosi. Condorcet - assieme ad altri - ha inaugurato la battaglia contro la schiavitù dei neri, ha sostenuto l'uguaglianza tra i sessi e si è preoccupato della situazione degli ebrei. Da quel momento storico che è il periodo dei Lumi è nata una presa di coscienza che continua a diffondersi. Allora sì, le idee sono “astratte” - secondo una critica che ritorna spesso. Ma le idee sono fondamentali per cambiare le mentalità e il mondo, e le idee degli illuministi lo hanno fatto! Oggi gli indigenisti vorrebbero venderci una regressione inaudita: l'idea che l'altro è uno straniero con cui non abbiamo nulla a che fare. E' evidente che ci dirigiamo verso dei gravi conflitti sviluppando questo tipo di teorie. Oggi, alcuni denunciano il fatto che la parola sia “confiscata” dalle persone bianche, che non sono principalmente coinvolte dalle discriminazioni.

Questo argomento vi fa dubitare o ritiene che si tratti di un'intimidazione? Sì, è un'intimidazione e un appello alla censura. Che tra l'altro si sviluppa a grande velocità tra i giovani del nostro paese. E' il regno del “Fate silenzio”. Ma il diritto alla libertà di parola non può essere soggiogato fino a questo punto. Si può parlare di tutto: gli omosessuali degli eterosessuali, le donne degli uomini o gli uomini delle donne, etc. Mi sembra così evidente. Verso che mondo stiamo andando, dannazione? Bisogna combattere questa intimidazione con tutte le nostre forze. Se non si possono più avere degli scambi verbali, degli scambi di opinioni, di modelli, dove finiremo? Il dibattito sì, ma non il bavaglio che finisce per generare il conflitto. Si può dire che i radicali che portano avanti veramente un discorso di conflitto tra “razze” sono una minoranza e che la maggioranza dei manifestanti si indigna in buona fede, o no? Sì, ma i radicali vincono sempre. Hanno l'arte di suscitare il senso di colpa, dicendo: “Guardate i vostri crimini!”. La vittimizzazione è l'arma suprema, un'arma psicologica con una finalità politica che rende l'altro colpevole. Bisogna interrogarsi su se stessi e capire che siamo delle persone malvagie. Forse è una minoranza che porta avanti questo discorso, ma si diffonde rapidamente, ed è incendiario. C'è certamente del razzismo in tutte le società. E tutti quelli che non sono razzisti ne sono colpiti. Ma ciò significa che per il fatto di essere bianco si è automaticamente nel campo dei carnefici? Quando nel 2001 la Signora Taubira (ex ministro della Giustizia sotto la presidenza di François Hollande, ndr) ha fatto votare la legge sul riconoscimento della tratta e della schiavitù come crimini contro l'umanità, non ha voluto evocare altre schiavitù oltre a quelle occidentali. Poco a poco è stata costruita l'immagine del bianco come unico colpevole di questo crimine, omettendo completamente le tratte africane o musulmane. E' intellettualmente disonesto affermare che nel Diciottesimo secolo questa pratica abominevole era commessa soltanto da uomini bianchi. Ma ricordare la verità storica oggi diventa indicibile. Il multiculturalismo non è già parte del nostro modo di vivere? Non è un fenomeno globale, ed è per questo motivo che ritengo necessario combattere. In alcuni luoghi, in Francia, c'è questa tendenza comunitarista. E infatti crescono le tensioni tra le varie comunità. Ma resto convinta che i francesi, in maggioranza, non vogliano il multiculturalismo. Leopoldo II, Churchill… Dopo gli Stati Uniti, il vandalismo delle statue di personalità che vengono collegate a torto o a ragione al razzismo o allo schiavismo si impone anche in Europa. Nella Martinica, due statue di Victor Schœlcher sono state distrutte… E' un'ingiustizia nei confronti della memoria di Schœlcher, l'uomo che ha decretato l'abolizione della schiavitù nel 1848. Ciò significa non conoscere minimamente la storia, l'evoluzione delle mentalità. E' un segno di ignoranza crassa.
(Traduzione di Mauro Zanon)

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