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Il Foglio Rassegna Stampa
26.04.2020 Scissione a Repubblica?
Salvatore Merlo intervista Carlo Debenedetti, ex patron

Testata: Il Foglio
Data: 26 aprile 2020
Pagina: 1
Autore: Salvatore Merlo
Titolo: «Rifondare Rep.»

Riprendiamo dal FOGLIO del 25/26/04/2020, a pag.1-2, con il titolo "Rifondare Rep." l'intervista di Salvatore Merlo a Carlo De Benedetti.

Potrebbe essere un sasso nello stagno o forse no, a CDB i giornali piacciono e una Rep diretta da Maurizio Molinari gli avrà causato una cattiva digestione. CDB si annoia, ha un enorme patrimonio che non sa come usare, che cosa può esserci di meglio di una troupe in grado di continuare a rallegrargli il risveglio mattutino? Una schiera di Gad Lerner & Co. è quello che vuole, farà bene anche alla Rep, in formato Molinari, meno ideologie estreme e più serietà professionale. Forza CDB, chiama a raccolta i tuoi fedeli, suona il piffero, il nostro augurio è che ti seguano in molti. 

Ecco l'articolo:

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Salvatore Merlo

Gedi, Cir rifiuta l'offerta di Carlo De Benedetti - La Stampa ...
Carlo De Benedetti

Roma. Un nuovo giornale, con l'identità di Repubblica, tutte le firme di Repubblica, ma che non si chiamerà più Repubblica. “Ci sto pensando seriamente. E ricevo messaggi incoraggianti”, dice lui, l'Ingegnere, Carlo De Benedetti, mentre si esprime con il tono di sempre, cioè sospeso fra il timore e il godimento anarchico di sfidare l'universo. Ottantacinque anni, l'aggressività di un ragazzo, una passione carnale per il giornalismo e un patrimonio personale enorme, stimato nel 2018 in circa 600 milioni di euro dal Sole 24 Ore (e questo malgrado abbia regalato tutte le sue attività imprenditoriali ai figli). “Penso che John Elkann voglia modificare la natura di Repubblica. La portano più a destra. Credo sia in animo uno snaturamento sostanziale del filone culturale che è stato all'origine del giornale fondato da Eugenio Scalfari. Quella ‘certa idea dell'Italia' che Repubblica ha interpretato con grande dignità negli ultimi quarantacinque anni. Per questo penso che ci siano buone ragioni culturali, politiche e persino un grande spazio editoriale per un nuovo quotidiano”. Con Scalfari ed Ezio Mauro. E Carlo Verdelli direttore.

File:La Repubblica logo.png - Wikipedia

“Oggi fare un giornale non costa nemmeno troppo”. Svuotare Repubblica delle sue firme storiche, che sono ormai quasi tutti pensionati i cui contratti di collaborazione scadono a dicembre, e quindi rifondare attorno a un gruppo di giornalisti riconosciuti il quotidiano della sinistra italiana: agile, corsaro, popolare e partigiano, che è poi l'espressione utilizzata giovedì sera proprio da Carlo Verdelli, nel suo editoriale di commiato, scritto dopo aver saputo alle 14 di giovedì d'essere stato sostituito da Maurizio Molinari alla direzione di Repubblica: “Partigiani sempre”. Qualcuno già scherza, e maliziosamente sostiene che il giornale, nuovo e insieme vecchio, potrebbe anche chiamarsi “25 aprile”. E' uno sberleffo, forse. Ma Carlo De Benedetti non scherza affatto quando dice che secondo lui l'Italia è diventata “un paese invertebrato. Allo sbando. In pericolo”. E lo descrive così il nostro paese, collegandolo ai destini di Repubblica: “Il governo non esiste, i partiti non esistono, le istituzioni sono liquefatte, lo stato centrale litiga con le regioni… e se arrivasse l'uomo forte, gli italiani se lo prenderebbero, come ha scritto Stefano Folli l'altro giorno. Quindi, in questo contesto sbandato, l'ultimo colpo sarebbe la caduta di Repubblica. Cioè della stampa liberaldemocratica. Penso non vada consentito”. E forse c'è però anche un po' di esagerazione retorica. Maurizio Molinari è soprattutto un grande professionista, chissà quali progetti di sviluppo avrà in mente per il giornale. “Non lo metto in dubbio”, risponde De Benedetti. “Ma non è un giornalista di Repubblica. E' un conservatore, nell'accezione migliore del termine. Un conservatore alla anglosassone. Mi dice lei cosa c'entra con Repubblica? Non ho dubbi che porterà il giornale da un'altra parte rispetto alla sua storia e alla sua tradizione. E questo, anche dal punto di vista editoriale e industriale, lascerà campo libero. Spazio. Direi praterie, anche a un nuovo giornale che recuperi lo spirito più vero di Repubblica”. I soliti maliziosi, tuttavia, parlano di questo ipotetico nuovo quotidiano come del “giornale di Giuseppe Conte”, per intendere con questa semplificazione quell'area del paese e del potere, quell'intersezione insiemistica che raccoglie ciò che resta del M5s e la sinistra, quel cosmo che in realtà in questi giorni i sondaggi danno in crescita. Chissà. Le teste, dentro questo progetto ancora evanescente, eppure concreto, sono tante. Così come le inclinazioni di ciascuno. Si vedrà. Nei mesi scorsi, quando si stava perfezionando la cessione del gruppo editoriale a John Elkann, s'era già cominciato a parlare di questa rifondazione, del nuovo giornale con Carlo De Benedetti e Carlo Feltrinelli, finanziatori ed editori. “Se lo faccio, lo faccio da solo”, dice adesso l'Ingegnere, calcando sull'ipotetica. Ma poi, con aria carica di sfida: “Qui ci vuole il coraggio dei pionieri. Fare qualcosa di nuovo, fondare una cosa che prima non esisteva non è un'operazione per tutti”. E mentre ne parla gli si accende la voce, come se il desiderio di avventura ancora una volta in lui l'abbia vinta sulla cautela.

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