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Il Foglio Rassegna Stampa
27.12.2019 'Dopo mezzanotte', di Irmgard Keun
Recensione di Marco Lessi

Testata: Il Foglio
Data: 27 dicembre 2019
Pagina: 3
Autore: Marco Lessi
Titolo: «»

Riprendiamo dal FOGLIO del 27/12/2019 a pagina 3, la recensione a "Dopo mezzanotte", di Irmgard Keun, firmata da Marco Lessi.

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La copertina (L'orma ed.)

I gerarchi nazisti la credono morta, per mano propria: suicida. E così grazie a questa voce, sapientemente architettata e diffusa, Irmgard Keun riesce a tornare in Germania. E' il 1940 quando, protetta da un'identità falsa, si lascia alle spalle il Belgio invaso dalle truppe della Wehrmacht e con esso un periodo felice e turbolento. Dal 1936 l'autrice tedesca osteggiata e esiliata dal regime aveva trovato nella mite Ostenda un'esperienza irripetibile al fianco di due celebri personaggi e scrittori. Uno era l'assennato e rigoroso Stefan Zweig, già all'apice del proprio successo, l'altro, invece, il povero e precario Joseph Roth alle prese con la stesura della Cripta dei Cappuccini. Con quest'ultimo nacque un'intensa storia d'amore oltre che un fertile sodalizio letterario. Sempre a Ostenda, infatti, tra un amplesso e una sbronza (l'alcol le piacque per tutta la vita, il sesso forse no) Irmgard Keun lavorò al ultimo libro di successo, Dopo mezzanotte, oggi riproposto dalla casa editrice L'orma. Un romanzo dall'architettura basilare e che ha nella voce ironica e nello sguardo acuto di Sanna, io narrante e protagonista, la propria energia e ragione d'essere. Sullo sfondo di una Francoforte febbrile, addobbata a svastiche e ghirlande, Sanna - all'anagrafe Susanne Moder - conduce il lettore attraverso una festa mobile dove l'alcol e l'eccesso sono gli specchi attraverso cui si riflettono le nevrosi, le frustrazioni ma anche le esaltazioni e le passioni deviate di un popolo accecato e trasfigurato dall'ideologia, un popolo che davanti a sé vede solo la promessa della gloria. In un impeto di vita frenetico e insaziabile la giovane ragazza salta da una birreria all'altra incontrandosi e scontrandosi con un coro di personaggi, ciascuno dei quali in preda a un conflitto irrisolvibile, faccia a faccia con un ostacolo impossibile da valicare. C'è la bellissima Gerti, sprezzante delle leggi razziali e ostinata a coltivare la sua folle passione per l'ebreo Dieter, c'è Algin, il fratellastro di Sanna, scrittore di successo, ora costretto ad abbandonare le proprie ambizioni a causa di un regime che nelle sue parole vede solo una potenziale minaccia. E ancora il caustico Heine, giornalista dall'eloquio sfrontato e. infine, il timido, triste e solitario Franz, protagonista di un gesto che agli occhi della Gestapo non può passare impunito. Attraverso questo intreccio di destini, su cui le nubi lentamente si addensano, si eleva la voce della Keun grazie a una scrittura che è leggera ed elegante nonché capace di descrivere l'ascesa del nazismo sulle coscienze attraverso immagini di grande potenza lirica. Su tutte si staglia indelebile la vicenda della piccola Berta Silas, la bambina che, nonostante la febbre, viene incaricata di consegnare un mazzo di lilla al Führer, Adolf Hitler, durante una delle tante parate. Un onore che al termine dell'evento la famiglia decide di festeggiare in una birreria dove sono presenti anche Sanna e Gerti. Loro malgrado saranno spettatrici dell'indicibile. Berta, infatti, viene sollecitata dal padre a recitare una poesia in onore di Hitler. La piccola, pallida ed emaciata, si fa coraggio e dopo qualche tentennamento riesce a giungere al termine della strofa scatenando così l'entusiasmo generale. Poi, però, l'indicibile, l'abisso, l'esito ultimo della follia. L'epifania di quel che sarà. "Di colpo il grande mazzo di lillà bianchi giace sul tavolo, i bicchieri cadono, i fiori galleggiano nell'acquavite e nella birra. Berta sembra addormentata su un letto di petali, affonda il viso tra i fiori appassiti".

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