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Il Foglio Rassegna Stampa
01.11.2019 Antisemitismo in Germania: una analisi parziale piena di omissioni
Commento di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 01 novembre 2019
Pagina: 4
Autore: Micol Flammini
Titolo: «La via tedesca»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 01/11/2019, a pag.4, con il titolo "La via tedesca" il commento di Micol Flamini


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Eccessivamente ottimista l'analisi di Micol Flamini sull'antisemitismo in Germania. Mentre da un lato richiama con accuratezza il coinvolgimento neo nazi, dimentica totalmente l'altra faccia dell'antisemitismo particolarmente violenta, anche perchè inquinata dalle componenti terroriste presenti sul suolo tedesco, quella islamica, contro Israele. In più ignora le grida di Allah Uakbar che precedono gli attacchi contro gli ebrei.
Omette altresì la dichiarazione di Felix Klein, nominato un paio di anni fa dal governo di Angela Merkel in quanto 'esperto' per affrontare con risoluzione il problema dell'antisemitismo. Klein invitò gli ebrei di non portare segni atti a farli riconoscere in strada, prima fra tutte la kippà. Incredibile! E questo Herr Klein sare l'esperto!

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Micol Flammini

Roma. I ministri dell’Interno e della Giustizia hanno trascorso un anno a litigare, non riuscivano a trovare un accordo per proporre un disegno di legge che aiutasse a combattere l’estremismo. Ma in Germania sono accadute molte cose, a cominciare dall’omicidio di Walter Lübcke, il politico della Cdu e presidente del governo di Kassel a favore dell’integrazione, ucciso da un estremista di destra sulla porta di casa. L’episodio è stato seguito da molte minacce contro vari esponenti della politica locale, tutti accusati di tenere una linea troppo morbida sui migranti.
A ottobre una donna ebrea è stata picchiata a Massing e, a Halle, un ragazzo di ventisette anni, Stephan B., aveva tentato di compiere una strage in una sinagoga nel giorno di Yom Kippur. La strage è fallita, ma è riuscito a uccidere due persone. Stephan B. aveva preparato il massacro, si era filmato e aveva diffuso il video, prima aveva cercato ispirazione su internet, dove visitava spesso dei siti che diffondono teorie antisemite.
La Germania, di fronte alla violenza e all’odio, ha cercato un po’ di unità politica e mercoledì il ministro dell’Interno Horst Seehofer (Csu) e Christine Lambrecht, ministro socialdemocratico della Giustizia, hanno trovato, insieme, la proposta, pure se di questi tempi la grande coalizione merkeliana non è più così solidale.
Secondo le misure proposte dal governo, i fornitori di servizi come Facebook, YouTube e Twitter dovranno denunciare alle autorità tedesche i post e gli autori che contengono discorsi di odio, insulti antisemiti. Dovranno anche trasmettere alle autorità l’indirizzo Ip dell’utente, mente finora i social erano tenuti soltanto a cancellare commenti, simboli, slogan estremisti.
Anche le leggi sulla vendita delle armi saranno rafforzate: ogni richiesta di porto d’armi dovrà essere verificata dall’intelligence nazionale tedesca, la BfV. Altre disposizioni riguardano la protezione dei politici locali e lo sviluppo di nuovi programmi per prevenire e combattere l’antisemitismo.
La Germania di fronte alla minaccia si è unita e ha iniziato anche a fare i conti con quello che sta accadendo dentro alla sua società.
Secondo un sondaggio realizzato dal World Jewish Congress, il 27 per cento dei 1.300 tedeschi che hanno partecipato all’indagine concordano con alcune dichiarazioni antisemite e con alcuni stereotipi sul popolo ebraico. Il 41 per cento ha dichiarato che “gli ebrei parlano troppo dell’Olocausto” e “sono più fedeli a Israele che alla Germania”. E oltre a queste affermazioni, altre idee e pregiudizi sulla ricchezza del popolo ebraico e il loro influsso sull’economia e i mercati finanziari.
Le cifre sono terribili e non c’è differenza di cultura, istruzione e reddito, la maggior parte dei tedeschi intervistati la pensa così. Il tenore delle risposte va anche messo accanto al dato del ministero dell’Interno che indica che rispetto allo scorso anno gli attacchi antisemiti sono raddoppiati. La classe politica tedesca non si è nascosta, ha studiato i dati, ha visto i fatti, atroci, e ha accelerato i tempi per trovare le risposte giuste. La democrazia tedesca ha sempre avuto degli anticorpi molto forti, dalla fine della guerra non ha mai smesso di ragionare, studiare e interrogarsi sul proprio passato con l’obiettivo di rafforzare il presente, ha un piano da 115 milioni di euro fino al 2023 per progetti che tutelino la democrazia.
Berlino è consapevole dei suoi problemi, è consapevole dell’esistenza e della minaccia di un’estrema destra in crescita e che si sta armando. La sfida, che sa di unità e non di divisione, è iniziata alle elezioni locali, dove nessun partito è disposto a coalizzarsi con l’AfD per governare. Isolare il partito di estrema destra è importante, è un messaggio chiaro che la società percepisce. Alternative für Deutschland sta cercando di organizzare il suo congresso questo mese, ma non ha una sede, nessuno, tra sale riunioni e alberghi, è disposto a concedergliela e finora ha ricevuto più di cento no.

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